E ne sono passati 287 di mesi così, dall'uscita del numero 1 di Nathan Never, fumetto di fantascienza pubblicato da Sergio Bonelli Editore. L'albo in questione si intitola "La rapina", e mi ha visto lavorare per la seconda volta in coppia con l'eccellente Guido Masala, con cui avevamo già realizzato l'ultima storia del ciclo della Guerra Marziana.
Potrebbero esserci molti argomenti interessanti per parlarne adesso. Uno potrebbe essere che si tratta del 5° sceneggiatore differente con cui ho lavorato. Il primo fu Federico Memola, con cui lavorammo insieme per moltissimo tempo, su Zona X, Jonarhan Steele (Sergio Bonelli Editore prima, e Star Comics in seguito) e infine Harry Moon (Planeta). Poi arrivò il momento di lavorare, e pure piacevolmente, con Roberto Cardinale su un numero della minserie di Kepher (Star Comics). Quindi il rientro in Bonelli e arrivò il 3° sceneggiatore, Stefano Vietti, con cui abbiamo lavorato su Nathan e in seguito anche sull'albo "Invasione Marziana" (un certo numero di matite mie per gli inchiostri di Oskar Scalco), e un numero di Dipartimento 51 (un po' di matite per Francesco Mortarino). Il 4° fu Luca Enoch, con cui feci gli inchiostri (su matite di Andrea Bormida) di un numero di Dragonero.
E poi arriva il 5°, ed è un vecchio amico, Stefano Piani, per quest'ultimo Nathan. Quello stesso Stefano che al mio primo ingresso in Bonelli, nel lontano 1996, mi salutò presentandosi come il redattore aiutante di Antonio Serra. Ero stato appena inserito nello staff di Zona X, avevo parlato con Federico che mi aveva dato le prime pagine di una sceneggiatura. Ma a pranzo andai con Antonio e Stefano, e il primo mi insegnò a portarmi sempre dietro un taccuino per segnarmi ogni idea, spunto o oggetto curioso vedessi; il secondo mi dimostrò che lui già lo stava facendo. E mi mostrò quello suo personale, fitto di appunti vergati in una microscopica scrittura. E imparai quella prima lezione.
E poi? Potrei parlare del gatto che ha posato per alcune scene, ma rivelerei uno dei segreti di cui i disegnatori sono più gelosi (no, non del gatto, ma tutti i loro modelli umani, volontari e no). O mostrare parte di quella documentazione necessaria, laddove serviva. Ma è divisa in posti differenti, sarebbe troppo lungo, per cui ci rinuncio.
Ma una cosa la posso mostrare, anche se forse è un po' inutile, ma se i disegnatori non si complicano le cose più semplici, non sono mai soddisfatti. Per esempio quella semplice foto di apertura, quella con la mia faccia e l'albo di Nathan. Sotto trovate il making of di quella foto. Un semplice autoscatto davanti alla finestra, che vuoi che sia? Ma per trovare quella che ti convince non bastano mai due scatti... Chiaro?
Ecco. Lo stesso accade anche per i disegni. Questo è uno dei nostri segreti: riuscire a essere davvero soddisfatti di qualcosa.
"Carina ma non centrata. Qui non si legge a testata. Qui c'è il riflesso. Qui non sorrido. Qui sembro un serial killer. Mossa. Occhi troppo spalancati, faccia troppo coperta..."
Come sarebbe la vita se non ce la complicassimo da soli? |
Un giorno potrei decidere di aprirne qualcuno.
Intanto, nei prossimi mesi, aspettatevi altri Making of. Prometto solennemente che sranno molto più interessanti di questo qui sopra. Consideratelo quindi com un piccolo aperitivo per scaldarvi.
Prima comunque ricordatevi di prendere Nathan Never 287, conto su di voi.
Un abbraccio!
Hai promesso dei work in progress!
RispondiEliminadon't forgett
anche i taccuini non devono essere male
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