L'evento, appunto. Sei a questa fiera di fumetti. Entri nel salone pieno di banconi, fumetti, gadgets e appassionati. Sei in compagnia di un amico, uno sceneggiatore o un disegnatore come te, il soggetto è diverso ogni volta. Parlate di qualcosa che vi tiene concentrati, della vita, l'universo o Jijè, quando incrociate Tizio, che saluta con enfasi l'amico.
"Ciao come stai?". E inizia una rapida conversazione a due, a cui tu assisti. "Hai saputo di Pippo Pippi? E di Coso sai nulla? Mi diceva cos'Altro che bisogna chiedere a Caio quella cosa cosabile, bla bla bla". Ciò che dice non ha importanza. Il discorso è ogni volta differente.
Ma il finale è uguale. L'amico e Tizio si salutano, Tizio si allontana, tu e l'amico continuate il vostro percorso in messo alla folla, riprendendo il filo del discorso interrotto prima.
"Chi era? Pare che ti conoscesse bene." chiedi tu.
"Bho, sai non ne ho la più pallida idea!" Risponde l'altro.
A volte invece sei tu. Ti salutano, tu ricordi vagamente la faccia, se sei fortunato. Se non lo sei non ricordi proprio. Saluti, perché sì, chiedi come va, ma hai mille dubbi sull'identità di chi hai di fronte.
Le occasioni in cui l'hai conosciuto possono essere tante. Hai chiacchierato con lui in un'ascensore. Gli hai fatto un disegno. L'avevi di fronte ad un pranzo multiplo.
Il più delle volte hai la soluzione a portata di mano, che ti salva, salva la capra e i cavoli, e ti permette di evitare la figura di m**da che sei certi di stare per fare: il pass che portano appuntato sulla giacca.
"E dov'è mai un posto simile?" chiede il solito lettore interrogativo.
Ci pensi un attimo... Ups, é vero, alle fiere fumetto non si usa portarle appese, ma trovi rapidamente la risposta: Alle convention di StarTrek, per esempio... poi rammenti che anche loro da qualche anno si sono convertiti al collare, e al pass appeso. Lo sai. A casa hai una lunga fila di collarini e pass, che ti fissano e ti ricordano tutte le fiere che hai fatto, e tu ricordi benissimo che le volte che ti sei portato il collarino per evenienza te ne hanno dato comunque un'altro, e quando non l'hai portato hai dovuto comprarlo, perché non avevano previsto la spilla sul retro (e dovevi portarlo indosso sempre, vaffanbrodo).
E ricordi anche che ci furono anni in cui quel pass aveva il nome scritto in piccolo, e per quanto fu fingessi di chinarti per fare altro, non riuscivi sempre a leggere. Poi ingrandirono i nomi, e ti illudevi di essere in salvo... ma era già arrivato il momento del collarino. E da allora il pass è sempre girato dall'altra parte.
Anche se alle fiere di fumetti il pass ormai non lo porta quasi più nessuno. Si tiene in tasca, o rimane appeso alla giacca, e viene coperto da sciarpa, giacca o accessorio da cosplay. Lo tengono bello esposto, assicurandosi che si legga sempre, solo coloro che vogliono fortemente essere riconosciuti.
E quindi nulla ti salva dal non riconoscere il tuo interlocutore.
Ma lui si ricorda di te. Perché il più delle volte ti conosceva di fama, sapeva chi eri prima ancora di conoscerti, ti ha cercato, e il momento di quando ti ha incontrato non l'ha mai dimenticato. Ma tu sì. E ti vergogni di ammetterlo. Quante fiere hai fatto? Quante firme alla stampa Bonelli, quanti disegni fatti in 10 minuti o anche meno, per promozione, diletto o divertimento? Non ricordi nemmeno piú i disegni, come puoi ricordarti i destinatari?
Ma c'è di peggio. Avanti, questo è un post di scuse colossali, quindi dilla tutta, Jack.
Hai la coscienza sporca, e ne sei cosciente. Quanta gente ti ha contattato, via voce o mail, o facebook, chiedendoti di dare un'occhiata al loro lavoro. Anche solo per tre parole, ma anche due, e pure una sola, che lo avrebbe reso soddisfatto?
L'hai fatto? Il più delle volte no. Preso dai tuoi pensieri, o dalle scadenze o dalle minacce di Vega, hai rimandato a dopo, a domani, a più avanti. E nel frattempo quell'avverbio di tempo è diventato complemento indiretto: da domani a mai. E tra le volte che l'hai ricordato, un paio di volte hai pure finto di scordartene, perché non avevi il coraggio di rispondere che ti sembravano brutti e senza speranza.
Hai mai dedicato un pensiero al tuo interlocutore scordato, a cosa avrà pensato al riguardo? Avrá capito (speri), ma più probabilmente ti avrà riempito di maledizioni (temi), rivolgendosi al successivo disegnatore della sua lista.
Eppure non ti chiedono tanto. Quanto sono preziosi per te 5 minuti del tuo tempo? Lo sai che il tempo è soggettivo? Quei 5 minuti che per te sono un attimo, per loro rappresentano un'evento. Perché tu interagisci con loro, guardi ciò di cui sono capaci. E vorrebbero che gli dici quelle due parole di cui hanno bisogno.E io? Mi ripeto che lo farò, che ognuno si merita che gli si presti attenzione, che chi sta al di qua di quella linea possa dedicargli un paio di minuti. E poi me ne dimentico. Ma non lo faccio senza rimorso, sappiatelo. Quando me lo ricordo é sempre un colpo. Ma la vita ti riempie di immagini, impulsi, voci e suoni, odori e pensieri. E la tua mente, se é concentrata su un pensiero, non si accorge che intorno a te il mondo continua a girare. Sono colpevole, ammetto questa mio limite.
Quindi, se dopo tutto questo, vi sentite dalla parte dei dimenticati, non abbiatene troppo a male. Sono cose che purtroppo succedono. Mettiamola cosí, tutti ci dimentichiamo di qualcuno, e qualcun altro allo stesso modo dimentica noi.
"Ecco, in quel caso anche tu sapresti come ci si sente" pensate, se vi riconoscete nella categoria e siete molto permalosi.
Tranquilli, a dire il vero lo so già da molto. Ci facciamo compagnia da tempo: non siete mica gli unici dimenticati da qualcuno.
Yeah
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