Ma dicevo delle cose imparate; non tante, ma di alcune sono relativamente orgoglioso, perché ci sono arrivato tutto da solo.
Una di queste, l'unica che oggi affronterò a dire il vero, l'ho imparata molto presto. E' una regola, e dice che se ascolti una storia, vedi un film o leggi un fumetto, e alla fine dell'ascolto/visione/lettura ti poni delle domande su cose che non hai capito in quella storia... chi ha raccontato quella storia ha commesso un errore: ha lasciato dei buchi, e la storia non è completa.
Esempio: Zio Paperone deve trovare un Balabù. Se alla fine della storia NON so perchè l'ha fatto (1), quello è un buco; se non so perché Paperino l'ha aiutato (2) questo è un baratro. Se non capisco come ci sono riusciti, poiché la bestia sembrava rarissima se non addirittura estinta 3), ecco... qui qualcosa non quadra davvero.
Freddi, che mi conosce bene, dice che dentro di me dorme uno sceneggiatore, che spinge per uscire. Sarà, ma quelle volte che ho dovuto scrivermi un soggetto per qualche progetto personale o che altro, il mio dubbio maggiore è sempre stato "Ho risposto a tutte le domande? Ho lasciato qualche "perché" senza risposta?". E per questo motivo volevo sempre che qualcun altro, una volta terminato, leggesse con spirito critico e non si fermasse a cose come il dettaglio della porta invertito: quello lo so, lo correggerò (forse, oppure chissenefrega, nessuno guarda mai le porte), ma quello di cui ho bisogno sapere è se hai domande, se ci sono cose non dette che devo aggiungere. A costo di essere prolisso (mio difetto, lo so, lo ammetto). Ma meglio prolisso che enigmatico.
E quindi pure io, disegnatore piccolo piccolo, mito dei suoi nipoti torinesi e di pochi altri sciagurati (che Crom li benedica) ogni volta che lavoro faccio il ragionamento dal punto di vista del lettore: mi pongo domande, mi chiedo se in quella vignetta si capisce che Tizio ha l'espressione che giustifica ciò che sta pensando in sceneggiatura; mi posso accorgere che c'è un buco nell'azione, mi permetto di chiedere all'autore se quello è un buco, o posso risolverlo inserendo una vignetta nel mezzo (anche se ci sono già 7 vignette in quella pagina, maledizione, anche se solo perché per errore ci sono scappate due "vignette 4"), insomma rimango inquieto fino a che non sento che tutto è a posto. E poi, una volta finito, tremo al pensiero che qualcuno trovi un buco che a me invece era sfuggito. Faccio lavorare - almeno ci provo, lo giuro - i neuroni attivi che mi rimangono.
Io sempre a lamentarmi dei fumetti, ma poi provo ad allargare la mia visione, e mi guardo intorno, per vedere come vanno le cose nel resto del mondo. Qualcosa di diverso per caso?
Vediamo: il progettista dell'auto - per esempio - realizza un veicolo che soddisfi l'acquirente: ma se crea un'auto in cui entri con difficoltà, solo perché lui considera delle portiere che si aprono per bene una necessità inutile, allora c'è qualcosa di sbagliato. Se un progettista di scarpe femminili crea una scarpa col tacco impossibile che una donna impiega tre ore a indossare, è un pazzo sadico, non uno stilista. Se lo chef mette una foglia d'oro nel risotto per ottenere un piatto prezioso, o un disegnatore talentuoso satura una vignetta di neri e non capisci A) che quella è Milano, B) è giorno e non notte, e C) che Silver Surfer NON è appiccicato allo sfondo ma starebbe volando, allora forse è il caso che qualcuno cazzi entrambi come meritano.
Le portiere inutilizzabili, le scarpe assassine, il risotto dorato o Milano di notte/a mezzogiorno sono esternazioni di artisti: ad un pittore astratto non chiedi il perchè di quei colori stesi a caso. Lui te lo può spiegare (o il critico lo fa per lui), e tu lo devi accettare. Per cui beccati questa portiera che non si apre, e non protestare. E in questi casi ti ritrovi a desiderare che in quanto tali (artisti che non devono spiegare) tutti costoro andrebbero caricati su un'astronave e convinti con parole molto ruffiane ad emigrare sull'asteroide Vesta, affinche si possa creare in tale sito una concentrazione di artisti, tutti radunati insieme come una grande famiglia felice in un unico luogo, affinché poi l'ONU possa un giorno decidere (per esempio) che per liberarci dell'intero arsenale atomico mondiale, si debbano lanciare tutti i missili proprio lì, che è tanto tanto lontano, e della scomparsa di Vesta non se ne lamenterà nessuno.
Ma l'artista crea arte. Che il più delle volte rimane tale. Se ti lamenti che non entri nell'auto, l'artista dirà che è un problema inesistente, e potrà dedicarsi al sogno del primo clacson polifonico. Lo stilista delle scarpe assassine si rifiuterà di portare un saluto alla modella caduta in passerella e a firmare il suo gesso al piede fracassato, dicendo che essa non sapeva fare bene il suo mestiere. Lo chef non accetterà che il cliente gli dica che l'oro non ha sapore e 100 euro per un risotto in bianco (senza nemmeno lo zafferano) sono un furto, e Il disegnatore del sole-anche-di-notte dirà che i lettori non sono mai soddisfatti, che qui una volta era tutta campagna, e che non c'è più rispetto per gli anziani e così via.Quindi torniamo ai nostri cari fumetti. E' capitato più di una volta di autori che partecipano ai vari forum e mailing list. Spesso sono in bilico tra domande senza senso, seghe mentali dei lettori o curiosità da feticisti delle vignette stampate, e complimenti esagerati. Insomma nulla di diverso da quello che accade continuamente, anche quando un lettore incontra un autore di persona.
Ma non avrei motivo per meravigliarmi se invece accade che qualcuno trovi quel terribile buco nella storia; è' normale. E' come il cliente a cui è stato servito l'oro nel risotto: chiede lumi.
Succede in giro. In qualche forum/mailing list, tra le tante, trovatelo da soli, troppo facile indicarvelo. Succede che l'ennesimo lettore si fa domande su taluna storia, e l'ennesimo autore si chiede il motivo di una domanda simile, visto che per lui è tutto chiaro ed evidente. Ma non lo è per il lettore, che evidentemente non digerisce la foglia d'oro.
Lo so, faccio pure io parte parte di quella generazione di lettori che si facevano domande e mi identifico con quel lettore. Ma sono solo un disegnatore, e lui è solo un lettore, eppure entrambi ci accorgiamo se in una storia qualcosa non funziona. E non siamo nemmeno sceneggiatori. Loro, pensi, sanno di certo come evitare simili impicci.
E invece no. E guardandomi intorno e vedendo troppo spesso gli sguardi vuoti e le relative reazioni, mi chiedo se questo approccio da "cercatore di difetti" sia ancora una priorità: sorry, pare che oggi non si usi più, devi accettare la visione dell'artista, e il suo risotto dorato. Questa è la generazione dei DVD e dei loro contenuti speciali: proprio come in un DVD le risposte le trovate negli extra, ma solo se ve le andate a cercare espressamente, non sia mai detto che vi importuniamo con una storia prolissa.
Sono certo che, date queste premesse, il futuro del fumetto ha obbiettivi diversi, pieni di porte d'auto che non si aprono, scarpe assassine e risotti insapori, perché così vogliono i loro nuovi e infiniti giovani autori, quelli della generazione DVD. Largo ai giovani talenti, il futuro è loro.
Extras:
Facciamo come fossimo davvero in un DVD, ecco alcune risposte nei contenuti speciali:
1) Zio Paperone ha distrattamente promesso a Brigitta di regalarle un cappellino di pelo di Balabù, senza avere idea di cosa fosse. E ora deve mantenere la promessa, volente o nolente, perché una promessa è una promessa.
2) sono i nipoti a rivelare a Paperone che il Balabù è un rarissimo animale da pelliccia, quasi estinto. E quindi supercostoso. E lo aiutano spontaneamente quando vedono la sua disperazione. Ma potrebbero mai fare altrimenti?.
3) Zio e nipoti, nella giungla inesplorata trovano l'esploratore che ha trovato l'ultimo Balabù, e gli salvano la vita; lui per ringraziarli regala loro l'ultimo coccoloso esemplare.
Ma Brigitta non avrà il suo cappellino. Eppure sarà contenta lo stesso.
Grazie maestro Romano Scarpa per avermi insegnato queste piccole regole, facendomi divertire. E chi l'ha detto che da piccoli non si impara nulla dalla lettura dei fumetti?
noleggiata una macchina, dopo due ore di parcheggio sotto il sole, l'interno è rovente. aprendo i finestrini il caldo passa, non c'è problema. le marce invece restano roventi in quanto la leva è tutta in metallo. complimenti al coglione che ha disegnato sto affare. e che ha disegnato anche il cruscotto con ornamenti in metallo che si riflettono fastidiosamente nel parabrezza intralciando la visione della strada....
RispondiEliminacomunque quello di porsi delle domande è un buon vizio, per quello un buon film si riconosce subito. ieri sera io e mia moglie proviamo a vedere l'inizio di una nuova serie: primo dialogo, due a letto...buon giorno tenente....buon giorno capitano, -dopodichè SPIEGANO perchè sono finiti a letto e non dovevano farlo. dio mio. chiudiamo la tv e rabbrividiamo. quello non è un buco, è la sciattezza fatta serie. manco ti sto a parlare di Lost (di cui mi rifiutai di vedere oltre la prima stagione, sapendo che mi sarei incazzato di brutto)