mercoledì 25 aprile 2012

Pane e Gommapane


Mariolino avrebbe voluto davvero fare il fumettista. Ma tra una cosa e l'altra gli insegnanti, la famiglia, la ragazza, così come qualche disegnatore professionista - anche se non necessariamente in quest'ordine - infine lo convinsero del contrario. E lui lasciò perdere. Oh, non che fosse stata una decisione così difficile, a dire il vero lui non sapeva poi disegnare benissimo, ne' sapeva scrivere bene, anche se aveva un grande entusiasmo e adorava i fumetti. Ma si può anche essere appassionato della Ferrari e non per questo desiderare di guidarla da campione, per cui si rassegnò.
Fu così che decise che avrebbe avuto un lavoro sicuro, uno di quelli che - potevi starne certo - cadesse il mondo, ci fosse la crisi delle crisi o arrivasse l'avvento di Skynet, lui avrebbe continuato a lavorare, senza interruzione. Ne' impiegato delle poste, ne' operatore di un Call-Center e nemmeno operaio specializzato: lui avrebbe fatto il panettiere.
Nulla a che fare con i fumetti, che avrebbe così dimenticato, arginandoli nella parte della sua testa dedicata ai Ricordi Piacevoli del Passato. Si, non sarebbe stato il massimo, ma nella vita bisogna prendere decisioni difficili. E il pane è qualcosa che l'uomo chiederà sempre. Così la sua vita venne segnata, e cominciò a seguire la via della farina e del lievito.
Imparò a fare il pane, e aprì la sua piccola panetteria artigiana, incominciando a vivere del suo lavoro.

Ora, come succede spesso in questi casi, dopo un po' si creò una clientela affezionata e regolare, ma per uno di quei casi imperscrutabili e bizzarri che ogni tanto ci tira il destino (e anche perché questo è un blog dedicato ai fumetti), capitò che tra questi clienti un giorno finì un editore di fumetti. Che si trovò bene. Che trovò il suo pane ottimo, e ne fu soddisfatto, e tornò ancora nei giorni successivi. Arrivava nel negozio, salutava cortesemente Mariolino, sceglieva il pane (dei panini al latte) e pagava alla consegna, andandosene soddisfatto, e lasciando un buon imput a Mariolino. Così la sua panetteria diventò - malgrado le sue intenzioni - argomento di discussione tra i fumettisti. "Ma sapete che buon pane che produce Mariolino?" diceva l'editore parlando con amici e conoscenti appena ne aveva l'occasione, generando curiosità nei colleghi (o almeno quelli che si ritenevano tali).

Si sa che la gente tende a emulare, a seguire le tracce lasciate dai primi esploratori, e questa vicenda non fa eccezione. Per cui nei giorni successivi altri editori di fumetti decisero che pure loro volevano servirsi dei servigi di Mariolino, che pure loro dovevano avere quel pane prezioso, e seguire la via del successo come il primo editore aveva fatto, seguendo le sue mosse passo per passo.

In un bel mattino di sole si presentò in panetteria un editore tutto felice. "Sono un editore di fumetti, anche io voglio il tuo pane al latte!" Mariolino fù felice di avere un nuovo cliente, e si dedicò a servirlo come meglio poteva. Ma al momento del conto, l'editore protestò: "Costa troppo!" Mariolino allora cercò di spiegargli che quel pane era morbido, richiedeva maggior lavoro e per quello costava di più, ma osservando lo sguardo fisso e la bocca semiaperta dell'editore, mentre lui cercava di parlare di dosi di farina e strutto, si convinse a lasciar perdere. Quindi gli propose altro pane, una baguette: più duro, più bricioloso, ma meno costoso, e più duraturo. L'editore parve dubbioso "Ma è pane o no? Perché io voglio pane."
"Certo che è pane, anche se di tipo diverso."
"Ma è come il pane che ha preso l'altro editore? Perché io voglio il suo stesso pane."
"No, non è proprio lo stesso..."
"Ma è pane, no?"
"Si... è pane"
"Allora siamo a posto!"
Mariolino trattenne ogni commento, ben sapendo lui la differenza profonda che c'era tra panini al latte e pane francese. Arrivati al momento di pagare, l'editore felice dette le sue condizioni, come era sua felice abitudine.
"Pagamento al ricevimento della fattura, in contabilità a fine mese corrente e pagata a 30 giorni".
Questo voleva dire che nel caso oggi fosse stato il 15 del mese, Mariolino avrebbe dovuto comunque mandare lo scontrino, che però sarebbe entrato in contabilità solo il 31, e pagato 30 giorni dopo, all'inizio del mese successivo. Boh, era un po' strano, ma Mariolino non volle contrariare il nuovo cliente e accettò.
L'editore felice lasciò il negozio con il suo sacchetto di carta con la baguette, e risalì felicemente sulla sua Porsche Cayenne. E nei giorni successivi si premurò di raccontare ai suoi colleghi ignari di come quel simpatico panettiere accettava condizioni di pagamento originali... oltre che a fare pure un buon pane, certo, questo era ovvio.

Si, sa, il passaparola funziona meglio di tanti altri sistemi di vendita, e in poco tempo Mariolino si ritrovò a essere il panettiere preferito di diversi editori di fumetti minori, tutti felici di pagare i suoi servizi e avere il loro pane. E anche felicemente lieti di pagarlo secondo le LORO regole. Che variavano dall'uno all'altro, senza regola di coerenza, continuità o logica.
"A due mesi dalla ricezione della fattura. Devo avere la certezza che il pane sia buono e non mi abbia fatto male." disse il secondo editore, mentre pensava a come sistemare quel pane nella sua Mercedes Cayenne.
"A tre mesi dalla ricezione della fattura, devo averlo digerito, ed aver vissuto e lavorato, e quindi essere stato io stesso pagato per il mio lavoro in quei giorni, e quindi SOLO allora, una volta che ho la certezza che la mia vita è andata bene, ti pagherò." ripeté l'altro editore, prima di partire sgommando con la sua Smart Cayenne, e nel sacchetto il suo pane generico senza strutto.
"A cinque mesi dalla consegna. Cioè, io devo mangiare il pane, vivere di quel pane, lavorare, essere pagato, e una volta che ho la certezza che non mi vengano malattie strane (e la banca mi abbia dato gli interessi del mio deposito di questi 5 mesi), solo allora sarò felice e lieto di pagarti come giustamente meriti. E la ricevuta me la manderai allora. Fino ad allora ti devi fidare di ME", disse l'editore popolare successivo "E se ricaverò dei gadgets dal suo pane, o se lo riprodurrò di mia iniziativa, tu non ne riceverai beneficio, perché è tutta un'iniziativa mia, di cui mi assumo rischi e oneri." furono le condizioni del gioviale giovane editore, che subito dopo se ne risalì, con i suoi panini del giorno prima sulla sua Centoventisette Cayenne.
"Intanto prendo il pane, e poi, si com'è la vita, la crisi, le tasse, quando avrò i pagamenti dei miei fornitori, allora sarò felice di pagarti" disse l'editore smemorato, prima di salire sul suo scooter Cayenne con il suo prezioso pane tostato.
"Tu mi dai il pane, io lo mangio, e ti darò una percentuale del 6% su quello che guadagnerò grazie alle forze che mi avranno dato i tuoi panini. E anzi, se vieni in giro a farmi promozione te ne sarò grato. Va bene anche il pane raffermo, grazie, non voglio spendere troppo" disse l'arrembante talentuoso editore barbuto.
"Voglio l'esclusiva per tre anni dei tuoi panini all'olio, pagamento ogni sei mesi in base a come va il MIO lavoro, e quando scadranno i tre anni dovrai richiedere tramite raccomandata con ricevuta di ritorno la fine del contratto, o si considererà automaticamente confermato per altri 3 anni, e la percentuale che riceverai sarà minore, e se alla fine il pane avanza e diventa secco e devo venderlo ai remainders (pardon, volevo dire alla mensa dei poveri) allora niente percentuale, ma è un lavoro duro, non hai idea di quanto ci rimetta io stesso!" disse un altro, non senza borbottare che l'ultima volta il pane gli aveva fatto troppe briciole.

E così via. Nei mesi a seguire, mentre continuava a servire quei fantasiosi editori, Mariolino immaginò che da qualche parte ci dovesse essere un inventore dei pagamenti impossibili, perché tanta varietà doveva essere scaturita da qualche mente superiore ricca di fantasia. Ma nonostante tutto non disse mai di no, e accettò tutte le clausole di quei bizzarri clienti: imparando a segnarsi le scadenze dei pagamenti, impegnandosi il più delle volte a ricordare ai suddetti che ancora non era stato pagato, dopo 10 giorni, 20 o un mese, talvolta andando a fare promozione a casa del cliente, ricordandosi di mandare le raccomandate con ricevuta di ritorno alla fine dei periodi stabiliti per contratto, e imparando a ricevere le risposte più fantasiose che mente umana avesse mai concepito.
"Ma cosa dici? Ma sei sicuro? Ma non è possibile, ti sbagli senz'altro. Ciao. Domani passo a prendere i krapfen, ricordati che siano freschi."
"Lo sappiamo, ma sai com'è, la crisi, l'inondazione, le cavallette... Sono pronti intanto i miei grissini?"
"Siamo pieni di pane, dobbiamo mettere ordine tra le ricevute, abbi fede, e non scordare le pizzette domattina."
"Ti pagheremmo volentieri, caro Mariolino, ma siamo senza soldi, devi aspettare che i clienti ci paghino, poi saldiamo subito, promesso! Intanto mi prepari altre due baguette? Un caro abbraccio!"
"La ricevuta sarebbe arrivata in tempo, se solo io fossi stato in casa a riceverla. Ma ho potuto recarmi in posta solo un mese dopo, e quindi la buona notizia è che sarai dei nostri anche per i prossimi tre anni! Evviva! Ci vediamo giovedì per i panini raffermi"
Ma Mariolino aveva una gran tempra e tanta pazienza, anche se la situazione talvolta lo stressava. Ma quel lavoro se lo era scelto lui, così come sempre lui aveva accettato quelle clausole all'inizio, per cui continuava a  non lamentarsi troppo.

Ma c'era un limite a tutto. Una sera, prima di prendere sonno, mentre si girava nel letto cercando di ricordarsi a chi avrebbe dovuto sollecitare un pagamento l'indomani mattina, anche a lui prese un attacco di sconforto. Per un attimo gli venne un pensiero improvviso "Ah, se fossi stato fumettista. Le cose sarebbero state diverse." Subito dopo si addormentò, come se le preoccupazioni fossero sparite del tutto.

Perché lui avrebbe davvero voluto sentirsi come un fumettista.
E non ebbe mai idea di quanto ci fosse andato vicino.

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