Ogni tanto pure la classica flemma da disegnatore per bene, quello che fa i disegnini per tutti, che risponde a tutte le domande, che ha la pazienza di ascoltare qualcuno più nerd di lui (sì, esistono), ogni tanto cede. E tale disegnatore riceve dal suo intestino sottosopra un sottile pensiero, una voce sussurrante che gli sibila nell'orecchio una parolina delicata: "Mandalo affanzùm!".
Ma che cosa mai può scatenare cotanta reazione in una personcina per bene come il nostro caro disegnatore?
Oh, molte cose, ma alcuna più delle altre.
Tizio Caio, aspirante disegnatore in erba, si avvicina gatton gattoni al disegnatore educato. Gli chiede se vuole guardare i suoi disegni, e magari darti qualche consiglio. Il disegnatore ammodo accetta volentieri, e guarda. Osserva quei disegni, volta le pagine, e si pone un problema:
il disegno è diverso da persona è persona. Per cui magari non mi piace lo stile ma che importa - in fondo non gli piace nemmeno lo stile di una parte dei fumetti Marvel. Per cui non potrà dare un giudizio sullo stile, ma sull'insieme. Perché quello stile magari si evolverà spontaneamente in qualcosa di straordinario, e non puoi saperlo. Allora, a meno di casi estremi senza speranza (si, esistono anche quelli) puoi far notare quelli che sono dei classici difetti topici: mani troppo grandi, proporzioni sballate eccetera; oppure guardare la narrazione. Se lavori nell'ambiente da tempo, se hai disegnato più di mille pagine, se hai continuato a essere critico verso te stesso, te ne accorgerai senz'altro. Il nostro disegnatore cortese osserva la pagina e nota che la narrazione non funziona. L'eroe Bobo è in un appartamento al telefono in una vignetta, e subito dopo è all'interno di un'auto, e poi da un'altra parte.
Il disegnatore paziente fa notare questo errore, spiegando che certi salti temporali non si usano, perché creano confusione, che in questi casi aiuta dare al lettore anche gli spazi dell'azione. E che quindi che per esempio potrebbe disegnare anche l'auto che percorre la strada.
Oppure il giovane asordiente sovrappone vignette con inquadrature uguali, senza usare controcampi. Il disegnatore in erba ascolta assorto, acconsente con un gesto della testa, e poi, sul più bello sguaina la cavolata suprema. La parola che distrugge tutta la complicità che c'era nall'aria fino a quel momento.
Dice "Ma a me piace così."
Punto. La risposta definitiva, quella che non ammette repliche. Quella che dice al disegnatore ormai irrimediabilmente alterato una cosa che suona più o meno come "Non m'importa di questo consiglio che mi hai dato, ne di qualunque altro tu possa darmi, a dire la verità, perché io sono già imparato."
Rientro nel mio corpo e riprendo a parlare di me, il concetto ormai l'ho spiegato. Quando capita a me, la mia risposta è sempre la stessa: "Allora perché chiedi consigli?".
Tu ti sforzi di fare il signor Spock, di discutere con logica e tagliare il capello in quattro, e dall'altra parte preferiresti avere un'Horta piuttosto che il giovane dotato che ti trovi sorridente di fronte. Ma tu cercavi di fare ne più ne meno la stessa cosa che l'insegnante di disegno aveva fatto con te nei tuoi anni scolastici, quando ti aveva visto fare gli sfumini con le dita sulla grafite. Con pazienza ti spiegava che così 1) non riuscivi a fare una superfice uniforme più grande e 2) quell'effetto non avresti potuto farlo con l'inchiostro. La ragione sull'irrazionalità. Accidenti. E' vero. Perchè non ci ero arrivato da solo? E correvi ai ripari.
Il redattore di riferimento ti fa notare che Jonathan spara con la destra in una vignetta e con la sinistra nell'altra? Cavolo, è vero, devo aggiustare. La tua auto tiene la sinistra e non sei a Londra: errore, devo aggiustare. Hai disegnato sette dita ad un uomo: Ma come diavolo ho fatto?
Ecco, quando fai questo mestiere devi sapere che ci sono persone di cui ti puoi fidare che ti faranno notare gli errori, affinché tu possa correggerli. NON per dirti che sei uno stupido.
Anni fa, prima che andassero ormai tutti in pensione, tornai nella mia scuola superiore per salutare i miei vecchi insegnanti. E nel bel mezzo di una lezione vedo il mio insegnante di disegno dal vero avvicinarsi ad un ragazzo e fargli notare che stava facendo un errore, così come aveva fatto con me ed altri studenti volenterosi a suo tempo.
La risposta dello studente questa volta fu "Ma a me piace così."
Ecco la mia piccola preghiera: se un giorno vi capita di vedermi assorto dietro un banchetto a disegnare e mi volete chiedere un consiglio (ma sono sicuro che la cosa vale anche per tutti i miei colleghi) , vi prego: quando avrò dato il consiglio espressamente richiesto, non rispondete "Ma a me piace così." Altrimenti prima o poi finirò per fare il botto...
Bum. Crash. Zoom.
Gulp!
...e quando quello che a "lui piace così" ha quasi 30anni?
RispondiEliminaAaaaaaaaaaaaaarrrrrrrrggggggggggggh!
Bacchettate sulle dita e a casa a fare esercizi!
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Puro Vangelo ;-)
RispondiEliminaPost che merita di essere citato e linkato...
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