sabato 18 dicembre 2010

Sono Mister Wolf, risolvo i problemi

I programmi di computer ce l'hanno di defaul: tu scrivi, e lui poi ti corregge tutto secondo il suo insindacabile giudizio. Mette perché al posto di perchè, corregge le parole scritte male, e sostituisce quelle che non conosce. Ecco, così può capitare che se scrivi "James Kirk" in un testo, ti ritrovi scritto un "Giacomo Ciro"...

Ma qui parliamo di editoria a fumetti, per cui la figura dell'editor (il nostro protagonista) ha un ruolo diverso. Più o meno. O meglio, dovrebbe avere un ruolo differente, ma ho qualche ragionevole dubbio che ci riesca davvero. Prima però è il caso di fare il punto, in modo che sia chiaro CHI è e COSA fa un editor.

L'Editor (detto altresì il curatore) è una figura importantissima, molto più di quanto si creda al di fuori dell'ambiante (e anche dentro, a dire il vero...): è quello che dirige una serie a fumetti, quello che da' gli incarichi al redattore, prende le decisioni, e non risponde al telefono, pronto ad affrontare ogni possibile problema. Se fossimo in un film il nostro editor sarebbe identico al mr. Wolf di Pulp Fiction "Sono mr. Wolf, risolvo i problemi."

Il nostro mr. Wolf serve proprio a questo, a risolvere i problemi. Deve affrontarli, trovare la soluzione, risolverli. Per prendere le incazzature, per litigare quando necessario o delegare i ruoli dove serve; per prendersi il merito quando tutte le cose vanno bene, e le colpe quando vanno male (o scaricare le responsabilità su altri) . E' pagato per farsi venire l'ulcera, per sbattere la testa contro il muro, per alzare la voce quando serve, pagato per affrontare i problemi.

In un mondo perfetto, l'editor segue la serie come se fosse una figlia, le vede crescere, e vigila sulle sue amicizie come un padre severo, tenendo lontani i cascamorto e le zecche. E' il vero e proprio tutore di una serie.

Il bravo editor ha una scritta sulla porta del suo ufficio, vergata di sangue umano (di disegnatore) una vecchia storia marinara di rara efficacia. Questa storia spiega quali procedure deve seguire un capitano di marina che si trovi in una notte senza luna, su un cargo con il carico sganciato e il motore in panne, durante una tempesta che spinge la nave contro la costa rocciosa, con il faro sulla costa spento e la radio in panne e l'equipaggio nel panico. Cosa fare?

La risposta è evitare di trovarsi in una situazione simile. Quanti sono capaci di seguire delle regole così semplici?

Uno dirà, ma quali problemi possono presentarsi mai durante la lavorazione di una serie a fumetti. Oh, un'infinità, sono sempre in agguato, e pronti a rovinarti la giornata. Può accadere che si scopra che c'è un buco di un mese in una programmazione, per un'errore della conta dei giorni (succede, succede), o un disegnatore non rispetta la scenaggiatura (la "interpreta") e non si capisce il susseguirsi degli eventi. Deve affrontare gli aspiranti sceneggiatori che dicono che tale storia è rubata dal loro soggetto, o accorgersi se tale disegnatore ha copiato di sana pianta qualche vignetta, possibilmente prima che se ne accorga il pubblico. O capire se un disegnatore ha fatto fare parte del suo lavoro ad un'aiutante sconosciuto e anonimo (mai mentire al proprio editor, se hai un'aiutante lo devi dire senza problemi).
Poi magari può anche capitare che un disegnatore molli baracca e burattini per seguire Pinocchio e Lucignolo e il teatro di Mangiafuoco, e non dia più segni di se; o che si ammali, o debba partorire prima del tempo (se è una disegnatrice, può accadere) e per due mesi non invia tavole, per cui la sua storia deve essere rimandata, e affanzùm la continuity che lo sceneggiatore aveva studiato a tavolino. Oppure scompare dalla faccia della terra senza dare segnali, e senza concludere la sua storia seriale (e la continuity, eccetera). Un altro (sempre un disegnatore, sono loro/siamo noi a dare problemi...) lavora iperveloce, produce con quantità industriale e ti chiede di nuovo pagine di sceneggiatura nonostante abbia appena consegnato 300 pagine che verranno appena pubblicate tra 5 mesi, perchè si sa, ha il mutuo della villa a Montecarlo da pagare, e qualcuno deve dirgli che magari può rallentare il ritmo (non sia mai, il disegnatore protesterà con forza). Oppure si scopre che in una storia il generale Custer ha un orologio da polso, o gli indiani usano una Gatling a canne rotanti fuori epoca, o il disegnatore ha disegnato il proiettile che vola attaccato al bossolo; o un saloon western ha gli scaffali dietro al bancone come un pub inglese degli anni '20, oppure il disegnatore ha nascosto dei messaggi cifrati sui manifesti, e tutto questo va scoperto e corretto prima della pubblicazione, sennò hai voglia la figura di m***a che ci facciamo?
Tutto questo e molto altro, l'impossibile e l'imponderabile possono accadere in ogni momento.

La causa di tutto ciò ha poca importanza. Ma se si verificano alcuni dei casi qui sopra, certo Mr. Wolf troverà la soluzione, ma non potrà fare miracoli (per quanto se c'è qualcuno che può farli è lui...): perché ha già sbagliato... ha lasciato che una cosa simile accadesse. Non è stato vigile. Non ha preventivato. La sua nave era in panne, il vento la spingeva contro la costa e stava per cominciare la notte senza luna... cul de sac, direbbero i francesi. Vicolo cieco diciamo noi. E a quel punto ci vuole abilità a mettere le pezze nei punti giusti.

Adesso parliamoci chiaro: quanti degli editor che avete conosciuto nel mondo del fumetto sono come mr. Wolf?

Provate ad andare a Lucca, quando gli editori stranieri portano i loro editor, che visionano con pazienza lunghe file di disegnatori che propongono i loro progetti. Solitamente questi editor sono tutti gentili ed educati, guardano i vostri disegni, visionano la pagina e vi fanno i loro complimenti, MA poi con pazienza certosina vi spiegano perché o percome per quello che serve a lui il vostro prodotto non vada proprio bene. Provocando le ire di disegnatori non abituati a sentirsi criticare le braccine corte o le manone o gli occhi tutti uguali o la mancanza di sfondi e di profondità di campo. O semplicemente non abituati ad avere a che fare con un editor serio, che se sbagli a disegnare te lo dice chiaramente, per cui "buona la prima" o "A me piace così" non è una motivazione accettabile. Editor che sono in grado di capire anche se sai scrivere, o vedono che sei incapace di scrivere un soggetto (o non sai cos'è, accade, accade), per cui non si mettono a leggere la tua "sceneggiatura rivoluzionaria scritta come quelle di Moore e Gaiman, sulla guerra tra demoni giapponesi e punk-ska dell'hip-hop metropolitano"

Quasi ogni sera, nelle cene lucchesi tra colleghi, ti capita di ritrovarti con colleghi furibondi, impegnati a lamentarsi di quel tale editor scozzese che ha visionato le loro pagine, e di come abbia fatto mille appunti. E giù a lamentarsi che questo non è serio, di come sia offensivo per loro, per la loro professionalità, loro che hanno prodotto diverse centinaia di pagine di fumetto popolare..

"Ma allora," domanda il lettore incuriosito "chi non lavora così è un cattivo editor?"
Forse, ma forse no. E chi lo dice che Giacomo abbia la verità in mano? Magari sbaglia pure lui.

E se invece il soggetto del nostro post, il nostrano curatore fosse ormai una figura arcaica, antidiluviana e non più necessaria? Andato in pensione o ritirato a vita privata. Qualcosa di cui oggi possiamo tutti fare tranquillamente a meno? Perché ad esempio può occuparsi di tutto e perfettamente lo sceneggiatore, mentre scrive le sue solite 11 storie per 11 disegnatori furibondi.

C'è tutta una nuova corrente di pensiero che afferma che nel mondo editoriale odierno al figura dell'editor si sia evoluta, che oggi abbia ruoli diversi. Che in questa nuova editoria il suo ruolo sia di vagliare i nuovi talenti, visionare i loro progetti, scegliere cosa pubblicare e cosa no e delegare agli autori tutto il resto. A concedere interviste alla stampa specializzata (stampa specializzata in fumetti? okay, potete ridere) per ricordare il proprio ruolo vitale in tale progetto. A mantenere le amicizie con i VIP, i Fan, i Nerd, i Mood e i Rap. Ad essere sempre abile nella dialettica.

Perdonatemi, capisco che il mondo si evolve, ma continuo a pensare e credere che noi si abbia ancora bisogno di mr. Wolf. Perché se è vero che anche nella figura classica degli editor hai le figure emergenti che delegano tutto a tutti (colpe comprese) e fanno credere di essere indispensabili, questo ha creato tutta una nuova scuola di "editor" (le virgolette sono d'obbligo) che hanno questo come credo principale. O che prendono il loro ruolo sottogamba, se c'è un problema potrai sempre ordinare ad un disegnatore di fare 100 pagine in 30 giorni, prendere o lasciare.

I nuovi editor crescono come funghi, seguendo questo nuovo sentiero inesplorato: quella dell'editor che delega. Che non s'incazza. Che vive serenamente, che non risolve i problemi perché non li deve affrontare lui (non è stata colpa mia, un'uragano, un'inondazione, le cavallette!!") ma che si ritrova lo stesso con davvero tante, troppe cosa da fare: contarsi le dita, andare alle fiere, introfularsi alle cene Bonelli, delegare tutto il lavoro di editing ad uno studio di Hong Kong, scrivere le introduzioni, tenere conferenze sul fumetto o scrivere sui forum per negare l'evidenza quando qualcuno osa fare presente un errore in tale volume, a pubblicare traduzioni senza controllarle. A rispondere picche quando ti parlano di cuori o guardare il dito quando ti indicano la luna.

O a correggere James Kirk in Giacomo Ciro.