domenica 3 luglio 2016

Un anno di piú

Da qualche parte in questo preciso momento, probabilmente in qualche specie di Altromondo, c'è un altro me stesso che sta rientrando a casa per la cena: sta camminando senza fretta, immerso nei suoi pensieri. Ció che lo distingue davvero da me é solo un piccolo dettaglio.
Anche lui, come me, é entrato un anno fa in ospedale per un problema di deambulazione, ma é uscíto qualche tempo dopo, guarito. Zoppica ancora leggermente, ma non era nulla di troppo grave. Continua con la solita vita normale e anonima, uscendo gli stessi giorni, facendo le stesse azioni, vedendo le stesse persone. E siccome abbiamo condiviso la stessa vita fino ad certo momento, so per certo che anche lui ha passato un discreto anno di merda.

Mi é venuto in mente pochi giorni fa, realizzando che era passato un anno dal mio ricovero. Ho pensato a quel giorno, zoppicante ma senza bastone. Al gelato preso con due amici la sera prima, a San Rocco. E a quei giorni pieni di domande, con il cellulare come unico contatto con il mondo al di fuori: e a tutti gli sms con cui informavo tutti dei miei sviluppi, fino al giorno in cui ho intravisto sopra una cartella la scritta "sospetta SLA".

Ho pensato a quel me stesso, ai suoi sogni e i desideri, i suoi mille progetti. Ho realizzato che sono gli stessi pensieri miei, pure se siamo diventati due persone diverse: io ora vengo stimato per il mio coraggio, per la volontà e per quello che faccio e come artista, scopro di avere amici straordinari e insospettabili (e i soliti scassamaroni), articoli su di me sui quotiiani, una pagina wikipedia che non ho dovuto aggiornare io, e amici che si rivedono dopo anni per causa mia. Ma sto diventando un po' troppo cinico.
Lui invece ha una bassa autostima, accetta i compromessi e cerca di evitare di incazzarsi troppo. Ma puó starnutire, scaccolarsi, bere una birra in un colpo solo, tagliarsi le unghie, sfogliare un libro, grattarsi un gomito, alzarsi in piedi, e chiacchierare.
Non sa quanto lo invidio.