venerdì 28 febbraio 2014

L'amico smarrito

© Dupuis/Editrice Cenisio
A presentarci fu papà. Arrivò un giorno a casa, e presentò a me ed a mio fratello maggiore quello che un giorno sarei arrivato a definire un amico di vecchia data, uno dei migliori. Papà non aveva davvero idea se fossimo andati d'accordo, quindi era stata una piacevole sorpresa per tutti. In quell'occasione i nostri giochi ebbero avventura, sorpresa, ed esotismo, ed eravamo davvero piccini.
In seguito non ci furono altre occasioni per ulteriori incontri. Era stato un evento solitario, e lo sapevamo, ma persisteva il ricordo piacevole. Passarono diversi anni prima di rivederci. Era primavera (o autunno o estate) e ce lo trovammo dinnanzi, durante una passeggiata ai giardini pubblici. Non solo, viveva da quelle parti, e l'avventura finalmente riprese.
E rimase tale per anni, molti anni. Tante imprese, avventure vissute con la fantasia, tutto quello che può accattivare gli interessi di un ragazzino, che cresce, e cresce, e cresce. Altri amici si aggiungevano alla compagnia nel frattempo, mentre i tuoi centimetri di altezza aumentano e le scuole cambiano, ma Lui aveva sempre un posto speciale, e nessuno riusciva a scalzarlo veramente. Due volte all'anno ci incontravamo, e ricominciava l'avventura, la sorpresa, e l'esotismo.

Che non potesse durare per sempre lo immaginavo, e infatti accadde. Da un certo momento in poi scomparve. Non passava più per quei giardini pubblici. Ma in fondo c'erano altri amici che riempivano quel vuoto, e ormai non ci pensavi troppo, anche se ti mancavano avventura, sorpresa ed esotismo, ottenute in quel modo.

© Dupuis/Alessandro Editore
Passa ancora il tempo, e un giorno di un altro tempo vedo una sua foto. Sta per tornare! Ma... sembrava cambiato. Quando ci incontrammo fu tutto più chiaro: uno dei genitori era morto, e ora aveva un parente acquisito. Ma non me ne accorgevo davvero. L'avventura, la sorpresa, e l'esotismo erano più forti che mai, ma questa volta aggiornati coi tempi moderni. E la corsa riprese, e questa volta non si sarebbe più interrotta, perché avevo i mezzi per ritrovarlo, per sapere dov'era di casa, e quando sarebbe passato da queste parti.
Ma niente è davvero completamente per sempre, e i cambiamenti sono all'ordine del giorno. La scomparsa anche dell'altro genitore è questa nuova motivazione. Un brutto colpo. E adesso?
Farà tutto da solo l'unico genitore rimasto, quello acquisito. Ormai conosce bene questo figlioccio, meglio di chiunque altro. E quindi l'avventura continuerà (anche se un po' meno incalzante), la sorpresa pure (non regolare, ma saltuaria), il tutto condito con un po' di esotismo. Sono gli anni in cui scopro che non sono il suo unico amico, che ce ne sono altri, che siamo davvero in TANTI a volergli bene.

Mandate ancora in avanti l'orologio. Ancora il tempo che scorre, e il genitore superstite un giorno si ritira. Ridi e scherza è passato parecchio tempo. Troppo faticoso, l'età avanza, e il genitore lascerà il figliolo ad altri tutori, e tutto continuerà come prima. Ci vuole un po' affinché arrivino i genitori adottivi.
E che tutto ricominci come se non fosse successo nulla.
O almeno credi. Speri. Vuoi disperatamente sia così.
Arriva il grande giorno, il suo ritorno è vicino. E quando è il momento lo incontri. E' lì, come al solito. Tutto a posto, no?
No. Te ne accorgi dopo qualche minuto in sua compagnia. Un leggero disagio che aumenta, e alla fine quello che rimane non ti piace.
Ma prima di saperne di più dobbiamo tornare alle origini, e raccontare di nuovo la storia. Da un'altro punto di vista.

Victor Hubinon © Dupuis/Editrice Cenisio
L'amico di lunga data (vabbè, ormai lo avete capito) è Buck Danny, personaggio a fumetti nato nel 1948, creato da Georges Treisfontanes ai testi e Victor Hubinon ai disegni, ma lasciato quasi subito nelle più capaci mani dello sceneggiatore Jean Marie Charlier. Verrà pubblicato regolarmente a puntate sulla rivista Journal de Spirou, per poi venire raccolto in volumi di grande formato, che verranno pubblicati anche in Italia, oltre ad apparire anche a puntate sulla rivista Ri-Tin-Tin. Ed è proprio il primo albo della serie italiana quello che incontro da bimbo, portato a casa da papà.
Aerei, piloti della marina americana, una portaerei, misteri, posti esotici, intrighi e colpi di scena, trappole e controtrappole, spie e cattivi come piovesse. Questo era Buck Danny. Avevo già la passione per gli aerei, o questa mi venne dopo la lettura del fumetto? Mystero. Charlier era un appassionato di aerei, le sue descrizioni dell'aviazione erano credibili e si vedeva dai dettagli che riusciva a raccontare.
A pubblicarlo in Italia è l'Editrice Cenisio, in una serie di albi brossurati, da edicola, e quando lo riscopro da ragazzino, trovandolo esposto in un'edicola ai giardini pubblici, imparerò che ne sono usciti altri nel frattempo. Si recuperano gli arretrati, comprandoli in quell'edicola che quell'estate (o primavera o autunno) li aveva tutti esposti per vuotare il magazzino, e quelli che non trovi si ordinano via posta, spedendo il loro costo in francobolli (ce la cavavamo anche senza PayPal ), prendendoli piano piano, unica lettura regolare a fumetti di quel periodo oltre ai classici di Topolino. Ogni sei mesi un numero regolare, e nei periodi intermedi, gli arretrati.
L'edizione italiana non seguiva fedelmente la cronologia originale, si vedeva dagli aerei differenti che i protagonisti guidavano nelle varie storie, ma non aveva importanza: Polo Nord, Malesia, India, il Tibet e il sudamerica, tutti i posti più esotici del mondo diventavano il palcoscenico di quelle avventure. Charlier creava storie solide, inseriva cattivi che organizzavano trappole diaboliche per ingannare i protagonisti, che quindi passavano il resto della vicenda a cercare di trovare un modo per sfuggire a quelle trappole. Hubinon disegnava ogni tipo di aereo (inventandoli dove serviva), ogni panorama possibile, ogni oceano in tempesta.

Francis Bergèse © Dupuis
Quella serie Cenisio si interrompe nel 1979, alla morte del disegnatore Hubinon ed all'interruzione della serie francese. Questo è il periodo del lungo silenzio. La serie riprenderà con un nuovo disegnatore, Francis Bergèse, dopo pochi anni, ma in Italia bisognerà attendere la fine degli '80. Questa volta tocca ad Alessandro Editore di Bologna a tentare l'avventura. Brossurati, ma niente edicola, solo negozi di fumetti (ancora rari), vendita per corrispondenza e poche librerie in giro per l'italia. Il primo albo è "Missione Apocalypse", porta i personaggi in piena epoca moderna, a bordo degli F-14 che buona parte del pubblico conoscerà solo grazie al film Top Gun. Le vicende sono sempre eccellenti. Mistero, trappole e inganni, e una lunga corsa per sfuggire a tutto questo. Una figata, come se il tempo non fosse mai passato.
Escono un po' di albi, fai in tempo ad entusiasmarti di nuovo che... un brutto giorno del 1989 ci lascia anche Charlier, uno dei maggiori sceneggiatori francesi di fumetti di sempre. Adesso si occuperà di tutto Bergèse. Dopo un albo transitorio con una sceneggiatura "della vita" (l'unica che scriverà) di De Douhet, ambientata nella lontana Unione Sovietica, Bergèse prende il controllo totale della serie. In Italia Alessandro editore non lo segue da subito, ma recupererà ogni lacuna in seguito, per la gioia degli appassionati. Gli albi ora sono cartonati.

Francis Bergèse  © LeFrancq
Uno dei punti di forza di Bergèse è che anche lui è un appassionato di aviazione, al punto di avere creato anni prima una serie a fumetti dedicata a Biggles, pilota eroe di guerra tratto dai racconti di W.E. Johns (inedita in Italia), dove scriverà le sue prime storie e dove si divertiva a disegnare aerei della seconda guerra mondiale, sua vera passione, ma precisi in ogni dettaglio: dal cannone di quella versione, agli scarichi giusti, alla colorazione che aveva in quell'evento. Una precisione nel dettaglio che persegue anche in Buck Danny. Ma alla lunga subentra una stanchezza, mantenere quello standard di qualità e di dettaglio richiede molta documentazione, e il problema si manifesta con un po' di ripetitività negli ultimi albi. L'avventura continua, ma non ci sono trappole troppo complicate da cui far fuggire i protagonisti. In "Allarme in Texas" manca un finale che sia tale, "Mistero in Antartico" ripropone un soggetto usato in Biggles. Alla fine l'autore molla.
Charlier era sicuramente un fuoriclasse, ma Bergèse lascia comunque un ottimo ricordo. E' solo un po' cambiato il ritmo, ha introdotto personaggi nuovi, ha mantenuto certi meccanismi ripetendoli talvolta anche troppo (Sonny e il cane dell'ammiraglio), ma nulla di tale da farti dispiacere la cosa. L'avventura continuava.
Quindi, che cosa accadrà dopo di lui?

Per questa nuova fase c'è bisogni di un altra lunga pausa: serve un nuovo staff, uno sceneggiatore che sia appassionato di aeronautica, e disegnatore altrettanto in gamba. A effettuare la scelta sono gli editori francesi in accordo col figlio di Charlier, che cura attualmente gli interessi dei personaggi creati dal padre. Arriva finalmente l'annuncio, ai testi arriverà Frédéric Zumbiehl, già autore di altre serie aviatorie, per cui promette bene. Ai disegni Francis Winis, di cui non sai nulla.

© Dupuis/Alessandro Editore
Poi lo prendi e lo leggi, finalmente. Ma quella lettura non è piacevole. E' cambiato qualcosa. Pagine piene di lughi testi (eccessivi) e piccole teste umane, una vicenda che va da A a B, senza stravolgimenti particolari. Una di quelle trame più volte utilizzate in passato, la "missione segreta" con aerei in incognito, per smascherare in questo caso le mire missilistiche di un paese del medio oriente. Niente più. Tutto da copione. Una cronaca di questa missione, senza acuti e con un colpo di scena (uno solo) che quando arriva dici "era ora", ma ormai manca solo una pagina alla fine.
Ma sopratutto niente trappole. Niente inganni e niente corsa per sfuggire a tutto questo. Una storia... "normale".
Senti la mancanza delle trappole che Charlier creava per i protagonisti. Ti manca quella sensazione di acqua alla gola quando ti domandavi "E ora come se la caveranno?". E se la cavavano sempre.

Sorry. Questo è un post sul disagio. Questo non è l'amico che ho conosciuto io e che mi ha accompagnato per tutto questo tempo. E' un altro. Ci assomiglia, veste allo stesso modo... ma non è lui. Vi è mai capitato di avere un caro amico, e rendervi conto che col tempo che passa lui cambia? Che non vi saluta, che non vi chiede più come va, o che arriva ad evitarvi per qualche motivo chiaro solo a lui? Perchè si è sposato, o ha cambiato hobby, o ha gettato via tutte le collezioni che aveva prima, i motivi possono essere tanti. La sensazione è la stessa. Lo incroci e quasi non vi salutate più. E quell'amico è ormai smarrito.
Non mi piace parlare male di qualcosa. Sono dell'idea che sia più utile indicare le cose belle, e ignorare tutte le altre.


Non farò la lista delle cose che non convincono. Non indicherò i punti in cui i disegni commettono errori imperdonabili che un editor non può e non dovrebbe
lasciare passare (perché sono gli stessi errori che faccio io e che devo farmi la guerra per evitare di farli ancora), e non dirò che non mi piacciono le esplosioni (nemmeno a Bergèse riuscivano proprio tutte bene, e pure io ogni tanto esagero...). Lascio questi confronti ad altri.
A me rimane il rammarico che il vecchio amico non è più lui. Ha i suoi vestiti, il suo aspetto e la sua voce, ma è cambiato. Promette ancora, ma non mantiene: niente avventura, sorpresa o esotismo. Solo un compito fatto bene, e niente più.
Sono cosciente di essere una persona diversa, di essere cresciuto, ma so anche che ha continuato a piacermi in tutte le sue evoluzioni, e durante tutta la mia crescita. Mi piaceva quando avevo 5 anni e papà rientrò con quella "busta sorpresa" che lo conteneva, e mi piaceva 40 anni dopo, leggendo l'ultimo numero disegnato da Bergése. Questo invece non riesce a piacermi.
Dice "E' il primo, dagli tempo".
Okay, il tempo te lo concedo, e continuerò a seguirti, ma dovrai conquistartelo quel posto in libreria dietro Fujiko, amico mio.