domenica 5 febbraio 2012

L'alto costo della pizza

C'erano una volta, seduti insieme a chiacchierare, 5 amici. Caso bizzarro vuole che fossero tuttti disegnatori di fumetti, che si conoscevano e si frequentavano da parecchio. Assieme avevano attraversato diverse vicissitudini lavorative, ma adesso potevano considerarsi abbastanza sistemati, tranquilli e soddisfatti. Mi capitò di passare di lì per caso, seduto al tavolino di fianco, e sentirli parlare. Questa è la cronaca di ciò che accadde.

"Avete letto questa notizia," cominciò Marcolino, leggendo distrattamente il giornale. "Pare che una statistica affermi che lo stipendio medio di un lavoratore italiano è di 1300 euro al mese".
La notizia venne accolta distrattamente dagli amici, che si limitarono a qualche commento generico, mentre giocavano con la loro cocacola o mescolavano distrattamente lo zuccherò nella tazzina di caffè.
In realtà ognuno di loro pensava. Pensava al proprio lavoro, come fanno sempre i disegnatori, e pensava ai suoi guadagni, e ognuno pensava al suo stipendio medio. E come se un'entità aliena avesse dato loro un comando telepatico, si ritrovarono tutti a calcolare QUANTE pagine dovessero disegnare per arrivare a portare a casa quella cifra alla fine del mese. Con discrezione, ognuno fingendo di non essere visto dagli altri, ognuno a modo suo, fecero i loro bravi calcoli.

Non che fosse una cosa facile stabilirlo, innanzitutto. Ogni pagamento che arrivasse loro andava calcolato decurtato di una ritenuta d'acconto, che veniva calcolata secondo una precisa formula, sempre e comunque troppo complicata da ottenere, quanto molto semplice da spiegare: "Verrrà dedotto il 20 % calcolato sul 75% del totale". Talmente complicato che il più delle volte più di uno di loro lasciava in bianco la ricevuta di pagemento, limitandosi ad applicarci la marca da bollo da 1,92 Euro.

Marcolino fu il primo a farsi i suoi bravi conti, arrivando alla conclusione che per raggiungere quello stipendio medio avrebbe dovuto fare 11 pagine al mese. Bè, sì, ce la poteva fare, eccome. Non era fortunato come i suoi colleghi Pippo, Pertica e sopratutto Palla, che poteva permettersi di fare 5 pagine al mese e guadagnare lo stesso, ma poteva capirlo, era un veterano e lavorava su un personaggio popolare. Sempre che non ne facesse comunque 11, e con i soldi che riusciva a mettere da parte avrebbe potuto permettersi (come sfizio, of course) di compare un pezzetto di Fallingwater. Se poi ne faceva 30 (come il collega Pertica), allora avrebbe poteva comprarsi l'intero Guggenheim Museum.

Anche Ciocco si fece i suoi bravi conti. Lui aveva una buona mente matematica, e i calcoli li faceva a memoria, e arrivò subito alla soluzione. Lui per raggiungere quella cifra, lavorando nella grande famiglia felice del suo felice editore, doveva farne 39 di pagine. Oh, bè, non che la cosa gli fosse difficile, in fondo era abituato a produrre pagine come se piovesse. E nessuno gli diceva nulla se le braccine di tizio erano più corte, o se le pieghe della manica non erano esatte. Bastava che le facce avessero tutte rigorosamente 2 occhi, un naso, una bocca, due orecchie, il tutto in una forma accettabile, e tutti erano più felici e soddisfatti di prima. Per un attimo però si ritrovò a pensare ad un momento più felice, della sua pur finora ancora breve e felice vita lavorativa, visto che solo due anni prima, gli sarebbe bastato farne 28 di pagine, per raggiungere quella cifra media. Ma si sa, la crisi, le tasse, la gente non legge più fumetti, se veniamo pagati di meno tutti, lavoriamo di più, adesso questo era il trend, e la vita felice continuava, ancora più felice. Certo, magari l'unica Falligwater che avrebbe potuto permettersi lui sarebbe stata una di carta, ma in fondo cheglimmmportava a lui di Fallingwater, se poi nemmeno sapeva che cacchio fosse?

Gigino i conti se li era già fatti precedentemente. Il suo editore ottimista si era vantato al momento dell'affidamento dell'incarico, di pagare ben DUE ero lordi più dell'editore felice. Per cui lui poteva permettersi di fare due pagine in meno dell'amico per raggiungere l'ottimista cifra media. Ma siccome non aveva mai mollato quel lavoretto di grafica pubblicitaria, poteva farne di meno, il resto dei soldi arrivava per altri lavori.

Melanna, l'unica ragazza del gruppo, non aveva tanta voglia di fare i conti. Temeva il risultato. Ma li fece lo stesso, digitando rapida sul suo iphone le cifre necessarie. "65" era la cifra finale. 65 pagine. La cosa positiva era che in caso di fumetto di 100 pagine, in due mesi lo consegnava finito, ma le chiedevano sempre aggiustamenti, correzioni... Fortuna che c'era il lavoro di baby sitter del marmocchio dei vicini. Peccato che l'amico editore che le aveva commissionato un paio di storie non l'avesse chiamata più, ma anche lui aveva dovuto ridurre la produzione: con lui ne sarebbero bastate 33 di pagine per raggiungere la cifra ideale. No, per fortuna che c'era il marmocchio, decisamente. Ma quello che non reggeva era Keroro.

Licio, fu l'unico tra di loro a parlare, rompendo quella cortina di silenzio che era seguita alla lettura del giornale da parte di Marcolino. "Mi sempre una cifra esagerata, da quanto risulta a me lo stipendio medio più realistico per un giovane assunto è di 900 euro mensili."

Melanna fu la prima a pensarci, o se vogliamo quella con iPhone più veloce a calcolare. Ehi! ma così le bastavano solo 42 pagine per arrivare allo stipendio medio. Figo, questo voleva dire che una volta al mese avrebbe potuto permettersi di evitare la cura del piccolo bastardo, ed evitarsi le verdi avventure del sergente Keroro in TV.
Gigino, sempre ottimista come il suo editore, questa variante di calcolo l'aveva già fatta, sempre facendo il paragone con l'amico Ciocco e il suo editore felice. Gigino poteva fare 24 pagine, una in meno dell'amico, e la cosa lo riempiva di estrema e ottimista soddisfazione.
Ciocco fu l'ultimo ad arrivarci, ma solo perchè il suo cellulare era più arcaico, e aveva sbagliato un paio di volte a digitare (troppa fretta, e cifre troppo piccole per vederle bene senza farsi notare dagli amici). Quel 25 finale lo riempiva di soddisfazione, perchè lui di pagine ne faceva davvero 39, per cui questo significava che guadagnava molto di più della media. E questo lo rendeva felice, proprio come il suo editore felice. Certo, solo due anni prima ne sarebbero bastate 18... ma era inutile pensarci troppo.
Marcolino pensò che 7 pagine le faceva tranquillamente in un mese. E anche se dalla redazione gli avessero spaccato il capello in quattro per la posizione delle orecchie dell'eroe ("troppo alte, correggi"), per lo sfondo  poco dettagliato ("Non si legge l'insegna sul negozio, correggi"), non avrebbe avuto problemi a rispettare le consegne. E così i colleghi Pippo e Palla. E sopratutto Pertica e il suo palazzo Guggenheim.

"Bè, che ne dite di farci una pizzata una sera?" propose Licio, rompendo il silenzio.
"Per me si può fare." disse Marcolino, ragionando che con una pagina pagata avrebbe potuto anche offrire lui la pizza a tutti quanti. E anche il dolce.
Ciocco aderì alla proposta, felice. In fondo la spesa della serata sarebbe stata pari al costo di una pagina, e col resto poteva prendere ancora qualcosa, e la cosa ci poteva anche stare, visto che in un mese ne faceva tante.
Quell'ottimista di Gigino pensò a sua volta che lui avrebbe potuto prendersi pure il caffè o l'amaro, rispetto a tutto quello che avrebbe preso l'amico, per il solo costo di una pagina. E queste eran soddisfazioni, altro chè...
Melanna ci dovette pensare su: una pizzata corrispondeva ad una pagina intera, ma solo se evitava il dolce e il caffè. Ma avrebbe sempre potuto sacrificarsi a qualche anime, almeno per una volta in più, ma una serata con gli amici valeva un Keroro.

Alla fine furono d'accordo. Continuarono a chiecchierare per un po', poi Melanna chese a Licio come andava con il suo lavoro.
"Abbastanza bene", rispose Licio. "Ho ricevuto il contratto dell'editore, ben 4 pagine scritte fitte fitte. Per tre anni l'editore avrà l'esclusiva della graphic novel a cui ho lavorato negli ultimi 5 anni. Nessun anticipo, ma una percentuale sul venduto, da corrispondere ogni 6 mesi, ma solo se le vendite superano le 1000 copie. Ma per 5 anni l'editore ha l'esclusiva del personaggio e della vendita del volume. E il contratto è rinnovabile automaticamente ogni 3 anni, a meno che io non provveda a disdire con un ragionevole anticipo."

Gli amici lo guardarono fissi. Ognuno di loro aveva atteggiamenti discordanti riguardo all'amico e al suo lavoro. Una "graphic novel" era un bel risultato, era una cosa da invidiare. Ma quel contratto sembrava loro un'inghippo. Niente anticipo ("Son tempi duri"), niente certezza di diffusione ampia ("I distributori si mangiano metà incassi, l'è dura"), in fondo in fondo provarono un po' di pietà per l'amico, sentendosi dei privilegiati.

"Allora rimaniamo d'accordo, facciamo per venerdì?", propose Licio, e gli amici e colleghi si trovarono d'accordo. Poi quel ritrovo terminò, come sempre terminano questi ritrovi, gli amici si salutarono, si alzarono, e ognuno si diresse verso i fatti suoi, ognuno perso nei propri personali ragionamenti sul costo della pizza, l'alto costo della vita, o le avventure del sergente Keroro.

Tutti meno Licio. Visto che il suo lavoro principale era fare il pizzaiolo, per lui la pizza aveva costo zero, proprio come la sua graphic novel. In fondo era il suo privilegio.
Il privilegio della pizza.
E son soddisfazioni.

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