giovedì 13 settembre 2012

Luna nostra che sei nei cieli

Strano mondo la televisione delle seconda metà degli anni '70. Strano rispetto a oggi, intendo. Le due reti RAI, e poi se eri fortunato c'era la TV svizzera e TeleMontecarlo se stavi nel centro del nord Italia, e TeleCapodistria se stavi a Nordest. E la programmazione della nostra TV nazionale era divisa in fasce orarie (più o meno come adesso), ma con degli orari rigidissimi.
La TV dei ragazzi cominciava alle 17. Alle 20 il telegiornale sul primo canale, mentre quello sul secondo era cominciato già da un po'. Sul primo canale arrivava il programma di prima serata (carosello era già stato soppresso) un varietà o un film o una di quelle cose oggi chiamate fiction TV, ma che allora venivano  rigorosamente chiamati o Romanzi sceneggiati (sceneggiatura tratta da opera letteraria) oppure Originali televisivi (sceneggiatura inedita), nel severo gergo usato dalle signorine buonasera del periodo. Questo andava avanti fino alle 22/22.30 circa. Poi c'era altro, e di solito era qualcosa di palloso. Ma a quell'ora si cambiava già canale.
Già, sul secondo canale quasi sempre andava in onda subito alle 20.30 un programma di un'ora (era il periodo di Odeon), e quindi alle 21.30 cominciava la seconda serata: film, telefilm, programmi brillanti, era l'orario del divertimento, senza trascurare gli immancabili speciali giornalistici.
Insomma, uno spasso, che ti lasciava un sacco di tempo libero, per contarti le dita o per leggere un libro.

I telefilm c'erano, ma erano centellinati, e rigorosamente con una puntata a settimana.
E a me piacevano i telefilm con astronavi e aerei. Sopratutto questo: astronavi ed aerei. E personaggi? Vabbè, si, anche loro, ma non erano importanti. Ma quando hai 11 anni le tue priorità sono differenti.
Avevo adorato I cavalieri del cielo, UFO, Stingray e l'astronave Orion (ma avevo trovato un po' inutile Joe 90). Però ero attratto da aerei ed astronavi come un'ape è attratta dal fiore.
StarTrek era ancora lontano, e solo qualche anno dopo venne trasmesso da TeleMontecarlo, e da lì in poi cominciò a crescere, a creare i trekker e tutto quello che ne consegue.

Del settembre del 1975 ricordo che Niki Lauda era diventato campione del mondo con la Ferrari, e che in TV il sabato sera sul primo canale c'era una varietà trasmesso dall'auditorium di Napoli, un grosso teatro con un sacco di musica e tanta gente cha parlava. Ma se mi dimostrerete che le date non coincidono non avrò problema a darvi ragione. Si guardava perché era sabato, e non c'era altro da fare. E poi si andava a dormire. Di solito... almeno fino a 4 settembre 1975.

Tutto incominciò a causa di una signorina buonasera. Una delle celebri annunciatrici RAI dell'epoca, che (come d'abitudine a quei tempi), dopo il telegiornale e la pubblicità, appariva in video a mezzobusto, e annunciava i programmi della serata delle due reti. Annunciava TUTTI i programmi fino alla chiusura delle trasmissioni.
E quella sera, arrivata al secondo canale, eccola emettere le parole magiche: "Alle 22 eccetera, andrà in onda il telefilm "Separazione", della serie Spazio 1999". Tre cose mi colpirono.
1) 22 eccetera era molto tardi, sarei andato a dormire oltre il mio orario, mannaggia.
2) Separazione voleva dire che la storia avrebbe raccontato di un divorzio. Probabile fosse una palla.
3) Ma quelle due parole, SPAZIO e sopratutto 1999 erano ipnotiche. Sarei rimasto sveglio, avrei guardato la storia dei due divorziandi, e avrei dissetato la mia sete di curiosità.
All'ora indicata ero pronto, e il telefilm partì. Dopo un sorprendente cartello che diceva "La RAI , Radiotelevisione Italiana, presenta" (che lo faceva apparire diverso dagli altri telefilm) partiva il teaser, la scena prima dei titoli di testa. Drammatica, porca paletta. Nella mia testa ormai risuonava già da qualche minuto una vocina insistente, che ridendo come un cattivo di 007 mi gridava "Ormai sei fregato, Jack, non riuscirai più a farne a meno, lo sai, vero?"
E poi partivano i titoli.


E tutto il resto. E solo negli ultimi minuti questo tonto appassionato comprese che la separazione del titolo non si riferiva ad un divorzio, ma ad un'altra separazione. E preferivo sicuramente questa. 
In questa sigla, così come già nelle primissime sequenze del teaser, già avevo avuto una risposta a miei quesiti davvero importanti. Avevo finalmente identificato quel veicolo strano che appariva sulle pubblicità Dinky Toys sia su Topolino che sul corrierino. Il mondo era nelle mie mani, ormai conoscevo tutto quello che mi serviva sapere.



Tutto il resto venne dopo. I primi 6 episodi in quell'orario, i successivi 6 (definiti dalle annunciatrici "seconda serie") trasmessi in seconda serata, alle 21.30, e i successivi 12 la domenica pomeriggio, nel gennaio 1976, e porco mondo me ne accorsi quando cambiando canale mi ritrovai con "Circolo chiuso" già a metà episodio. Ma già John Koenig e Alan Carter erano diventati degli eroi assoluti, mi riascoltavo le puntate registrate col magnetofono Geloso, e mi creavo le mie personali fanfiction. E l'aquila costruita in cartoncino e disegnata col pennarello, e le proiezioni ortogonali dell'Aquila disegnata come compito estivo di applicazioni tecniche, alla scuola media.
E poi l'album di figurine della Panini (il primo album di figurine che riuscii mai a completare), e qualche anno dopo una seconda serie "differente", che mi raffreddò l'entusiasmo, ma di cui riuscì a completare anche il secondo album di figurine Panini (l'ultimo album che riuscii mai a completare). E il fandom che naque solo molti anni dopo. E le vignette umoristiche che realizzai per loro. E le registrazioni in VHS negli anni a seguire. E i DVD molto tempo dopo.
Intanto già ero convinto che l'Aquila, l'astronave che utilizzavano nel telefim, era sicuramente una della più belle astronavi che avessi mai visto. E anche oggi le metto davanti solo L'Enterprise Refit di "Star Trek - The Motion Picture".
Ma questa è un'altra storia. Che forse sì o forse no affronterò in futuro.

Se c'eravate, non potevate non adorare quella serie. Se la guardate adesso, certo che sorridete. Col senno di poi si costruiscono palazzi di retorica immensi, e avendo voglia e tempo tutto è dimostrabile, sopratutto il contrario.
Ma io difenderò sempre spazio 1999: anche se la luna viaggiava a velocità variabili, se i caschi delle tute spesso si aprivano, le Aquile venivano distrutte a decine di puntata in puntata, i computer rispondevano con degli scontrini, e il comunicatore aveva solo 9 tasti per nove numeri, senza lo 0.

La data della trasmissione della prima puntata l'ho recuperata dalla Wikipedia, perché ormai non la ricordavo più. Beh, avevo 11 anni all'epoca, come avrei potuto ricordarmi tutto?
In compenso, nel periodo in cui andavo a letto presto, ho imparato bene a contarmi le dita. Ho visto tanti bei telefilm. E ho letto tanti libri.

E ogni anno, la sera del 13 settembre, se non piove o c'è luna nuova, mi affaccio alla finestra e guardo in cielo, cercando con lo sguardo la luna.
E' sempre là. E capisco che in questo mondo l'unica separazione è ancora quella di una coppia che divorzia. E quindi in fondo nel 1975 ero ancora normale. Una persona normale non si costruisce col cartoncino un comunicatore. No, decisamente.
Ma dopo il 1975 decisamente io non fui più normale...


1 commento:

  1. Ciao.
    Alla lista dei telefilm cult aggiungerei "Il prigioniero"...

    La prima serie di "Spazio 1999" l'ho vista tre volte: da piccino, durante i primi anni di università, e più di recente grazie a Internet, dove l'ho gustata appieno, ma ne ho anche notati difetti e ingenuità.
    Ma nulla a che vedere con la seconda serie, della quale, non essendo stata trasmessa quando facevo l'università, avevo soltanto un concetto di avventuroso, ma che paragonata alla prima, reputo mediocre dopo averla rivista alcuni anni fa. Tanto che ho sentito il desiderio di vedermi il "Batman" con Adam West per riprendermi dall'angoscia di vedere decine di errori di sceneggiatura, incongruenze...

    Ora la mia serie di fantascienza di riferimento è "Star Trek", in special modo la serie classica e "The next generation", ma conservo sempre un particolare ricordo, alquanto romantico, di quegli alfani alla deriva sul nostro satellite. E non basteranno mai 10 Maya e 10 Tony Verdeschi a fare un personaggio come Victor Bergman.

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