domenica 8 aprile 2012

Il Maestro e Reginella

Zio Paperone e le Montagne Trasparenti (T 831)
C'è un momento nel corso della tua crescita, in cui cominci a notare delle cose, in cui vedi le differenze. In cui cominci ad apprezzare questo al posto di quest'altro, quando cominci a staccarti dalla massa, quando la smetti di farti piacere le cose che piacciono a tutti, proprio perché piacciono a tutti. Quando cominci a deviare dalla corrente, e ti nasce il gusto.
Evoluzione, maturazione, o semplicemente curiosità, chiamatela come volete. E forse non è nemmeno vero dire che arriva tutto da un certo preciso momento in poi, stabilire che c'è un momento X in cui queste cose cominciano ad accadere.

Lo so, in quest'ultimo caso avete ragione, ma a me piace pensare che la mia personalissima "educazione sentimentale" (per dirla alla Flaubert) sia caratterizzata da alcuni momenti topici, e senza di quelli chissà, magari oggi farei e vedrei le cose diversamente. Certamente uno di questi momenti fù quando cominciai a distinguere tra i vari autori di Topolino. Negli anni '70 Topolino era ancora pubblicato dalla Mondadori, nei singoli numeri c'erano di italiane solo la prima storia e l'ultima, intervallate da diverse storielle brevi americane, che riconoscevi perché invariabilmente avevano come protagonisti Paperino e Paperoga giornalisti del Papersera, Dinamite Bla, Cip & Ciop, o Ciccio e Nonna Papera o i nipoti di Topolino.
Ma erano quella prima storia e l'ultima quelle che rimanevano nella memoria: lunghe, con disegni moderni, appassionanti. Quando ancora non conoscevi i nomi degli autori, cominciavi già a distinguere le storie di Barks da quelle di Scarpa, e che quello un giorno avresti capito essere Cavazzano e l'altro Carpi. Però si trattava di disegni, potremmo dire che fosse facile accorgersene.
Ma non lo dico. Quante volte, a mie affermazioni al riguardo, i miei coetanei contestavano che non capivano, tanto per loro erano tutti uguali? Naaaah, eri solo tu la mosca bianca che lo notava. Tu e qualche altro migliaio di persone in mezzo a miliardi del resto dell'umanità.


Paperino e l'errore del Paperzucum (T 997)
Però, un giorno capitò che quel ragazzino un po' turbolento, al quale ogni tanto la mamma comprava Topolino, perché sapeva bene che se  avesse avuto in mano un fumetto, se ne starebbe stato quieto e non avrebbe continuato a saltare tutto intorno, si accorse anche di qualcosa d'altro, e di differente dal semplice distinguere i disegnatori.
Momenti topici, appunto. Questo è uno.
C'erano queste storie... avvincenti, sempre con qualche esotico mistero, dove i paperi giravano per i posti più strani, in caccia dei tesori più preziosi. Si, ma... tutte avevano UN piccolo dettaglio comune. Qualunque fosse il tema della storia, che fosse per l'affannosa ricerca di qualche tesoro, il viaggio in lontane terre misteriose o la ricerca per la guarire i soldi influenzati di Paperone, ad un certo punto della storia c'era sempre qualcuno (un papero a scelta, Archimede, un medico, uno scienziato, uno stregone africano o il maggiordomo Battista) che per un attimo mostrava uno schema disegnato su una parete, o indicava certi strani cimeli antichi, raccontando (al gruppo di paperi, al solo Paperino, a Qui, Quo e Qua) una qualche teoria scientifica o qualche dimenticata leggenda. Sempre. Era un marchio di fabbrica. Se ti capitava il personaggio che con il dito o la bacchetta che indicava, allora sapevi che sarebbe stata una GRANDE storia, di quelle con quel sapore particolare. 
Qui Quo e Qua aiutavano una zingara? Lei li ringraziava mostrando loro uno schema, rivelando loro di una leggenda lontana. I soldi di Zio Paperone prendevano la febbre? Il medico spiegava su una piantina che avrebbero dovuto intraprendere un viaggio passando per di qua e per di là. Passeggiavano ragionando ad alta voce? Un accattone li sentiva e raccontava loro un'antica storia.
Doveva essere lo stesso scrittore. Evidente, quanto lo era capire che lo scrittore delle storie di Topolino e Gancetto era un altro, e quello delle storie piene di battute, dove non la smettevi di ridere un attimo era un altro ancora. 


Paperino e l'avventura sottomarina (T 873)

Ma per avere la conferma dovetti aspettare un altro po'. Fu solo diversi anni dopo, quando sia nelle ristampe che negli inediti cominciarono a venire indicati gli autori, che riuscii a dare un nome a chi scriveva quelle storie, e ad individuare l'autore delle storie con il tipo che spiegava: e scoprì che avevo avuto ragione, ed erano tutte dello stesso autore, e che si chiamava Rodolfo Cimino. E cominciai ad aggiungere il suo nome nel gruppo dei grandi sceneggiatori disneyani che avrei apprezzato, insieme ai veterani Martina, Scarpa e Chendi, e i meno veterani Pezzin e Concina. Dopo fu facile associare un nome ad un ricordo, ma mi piace sempre ricordare che in un'epoca analogica, in cui se non sapevi qualcosa non te la cavavi subito con la wikipedia, un ragazzino imparò a usare il metodo intuitivo per mettere ordine e classificare i suoi ragionamenti da giovane Nerd in carriera.

E poi? Tutto qui, potrebbe chiedere un lettore distratto. "Uno sceneggiatore così importante e tu riesci a tirare fuori solo questo ricordo?"
Ma questa non è una voce delle wikipedia, è solo un ricordo personale. Se il lettore è in cerca di informazioni su autori Disney, dovrebbe sapere che c'è sempre l'utilissimo sito del Papersera, col suo database e il suo attivissimo forum. E dove sapranno essere più precisi e storiografici (per chi sia interessato alla cosa) di quanto non riesca ad essere io. Io me la posso tirare di essere un'autorità su Conan il Barbaro e sulla Ferrari, su Largo Winch e Buck Danny, ma difetto in molti altri campi fumettistici, o perlomeno mi guadagno la sufficienza.

Qualcosa in più lo posso dire. Cimino scrisse moltissime storie, è sufficiente leggere l'elenco e ritrovarti a ricordarle una per una, ricordarti dove l'hai letta, e cosa facevi in quell'anno, come riaprire un'arca del tempo seppellita vent'anni prima. E inventò molto: le Storie attorno al fuoco di Nonna Papera, per esempio.
E anche se per me rimarrà sempre lo scrittore delle caccie al tesoro, dei viaggi esotici e delle Montagne Trasparenti, del Paperzucum e della "Vanessa", e della gente con la bacchetta che indicava uno schema sulla parete, tuttavia ha fatto ancora di più: qualcosa che ai miei occhi lo rende immortale.
Creò anche Reginella.
E scusate se è poco.

Rodolfo Cimino (Palmanova, 1927 – Mestre, 2012)

1 commento:

  1. Reginella! un mito! e come te, anche io da piccola distinguevo le storie di Cavazzano e cercavo il nome del disegnatore che non compariva da nessuna parte..eppure le sue storie le riconoscevo a colpo d'occhio ed erano quelle che mi piacevano di più!
    Miriam

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