venerdì 6 gennaio 2012

Le cose che ho imparato

Non tante, sicuramente mai abbastanza, ma il tempo per aggiungerne altre c'è sempre.
Se sei come una spugna, qualcosa tra le cose e le avventure che attraversi ti rimane sempre nella memoria. Se fai cadere un bicchiere, esso si rompe: ergo non farlo cadere più. E' facile, in teoria. Non è difficile, dovrebbe essere evidente, vero?
Ma in realtà difetta nella pratica, e serve l'esperienza, e quella arriva solo con gli anni, e anche quando arriva ne vorresti ancora, perchè gli sbagli si fanno sempre. Ecco, imparare dagli sbagli, questo potrebbe servire. Non è detto, ma comunque aiuta:
1) Quando hai un'idea che ti sembra geniale, stai certo che un milione di persone l'hanno avuta prima di te. La senti dire da anni, ma poi scopri che è vera, accidenti;
2) Non montarti la testa quando ne hai l'occasione; non conviene davvero. Profilo basso, i predatori ti evitano, i ruffiani anche ma così eviti anche i rompiballe;
3) Quando il tuo capo, o supervisore, o datore di lavoro, ti dice che qualcosa che hai fatto non va, non va, è inutile insistere. Non servirà dire che per te funziona, che sei convinto che è il tuo disegno migliore, protestare che altri fanno peggio, che hai dato il tuo massimo e sopratutto che "a te piace così". No, è sbagliato, perché piace a te ma NON è quello che ti è stato richiesto, punto e a capo.
E la cosa che farai dopo ti verrà meglio, scommettiamo?
4 ) Non parlare MAI male delle persone con cui hai lavorato, anche se se talvolta ti sembra che se lo meritino. Perché c'è sempre la possibilità che un giorno lavori con loro di nuovo;
5) Incontrerai sempre dei cretini, o persone che tu ritieni tali, o che hai il sospetto lo siano. Non scoprirti, non lasciarti andare, usa la forza, Luke, non cedere al tuo lato oscuro, mi raccomando;
6) Che Startrek sarà sempre al top, e non perderai mai questa passione.
7) Che è la stessa cosa per la Ferrari. Punto. Drogato di rosso che non sei altro;
8) Che quando trovi un pennello Windsor e Newton serie 7, è meglio se ne prendi due, perché quando si distruggerà, dieci anni dopo, non ricorderai dove l'hai preso e non lo troverai più, e sarai uno stress per gli amici che ti sentiranno lamentarti e ululare per quello che per loro è un SEMPLICE pennello;
9) Che un aspirante non imparerà mai a disegnare i fumetti leggendo un libro che ti da' le indicazioni passo per passo. e magari ti consiglia il rapidograph (estinto da anni) o il tiralinee del compasso (Ah! Ah! Preistoria!), e a graffiare i retini (UAAAAAAAARRGGHH!!!) sopratutto non capirà mai che quello che manca è il passaggio dallo schemino del corpo con linee e cerchi alla figura intera (proporzioni corrette e in posa equilibrata), e quello non si impara in questri libri. Jack, mi raccomando, astieniti dal dire che a 13 anni facevi i ritratti dei parenti a matita. Certo, erano tutti storti, ma però erano somiglianti.
 10) Che chi pubblica libri sul fare fumetti dovrebbe guardare prima in che anno sono stati pubblicati originalmente... vabbè, ma questo probabilmente l'ho capito solo io...
11) Che quando chiunque sia un creativo (disegnatore, pittore o falegname o sarto che sia) ti mostri qualcosa di suo, la prima cosa da dire è che è bello, perchè per l'impegno che ci ha messo ha piacere di sentirselo dire. Le critiche possono arrivare dopo, magari dilazionate nella dialettica. Perchè è quello che vorresti sentirti dire tu quando mostri qualcosa di tuo, e rimani male se la prima cosa che ti dicono è "Ma guarda che c'è un errore...";
12) Che non devi MAI intrometterti per cercare di mettere pace se amici hanno litigato. Non sei il segretario dell'ONU, non te l'ha prescritto il medico;
13) Parla con la tua auto e con il tuo computer (e il tuo pennello, e la gomma), e trattali bene, un giorno qualcuno scoprirà che hanno un anima, che non si rompono o guastano per caso; e quando lo scopriranno (o vinceranno comunque l'igNobel) è bene che tu ci arrivi preparato. E loro non si guasteranno mai;
14) Che un fumetto rimarrà un fumetto per sempre, cioè una cosa denigrata e derisa dalla cultura alta, che salva solo le graficnovell, che quelle si sono fumetti da leggere;
15) Che se una cosa mi piace, non devo cercare una giustificazione: è un dogma, il tuo, unico e personalizzato, da accettare e basta. Ti prendono in giro perchè tieni per il Toro? Perché non metti l'aglio nel sugo? Perché ti piacciono Startrek e i modellini di auto? Perché hai una divisa di Startrek nell'armadio? E' da ammiraglio, ciucciatevi il calzino, invidiosi!
16) Quando una donna ti dice che si sente un cesso, non dire mai che non ti interessa: non capirà che tu intendi che non ti interessa perché le vorrai bene per sempre, ma solo che non ti interessa di come si senta lei, maschio egoista che-non-capisci-nulla-delle-donne.
17) Che Shaun the Sheep deve andare avanti per sempre. Please.
18) Che se è vero che Steve Jobs augurava "Stay foolish, stay hungry", di essere affamati e pazzi, certo sarà creativo, ma non farà guadagnare punti ovunque, e per alcuni sarai sempre "quello strano, che fa fumetti".
19) Che un giorno forse metterai anche la testa a posto, diventerai una persona seria, rispettabile, affidabile, giudiziosa, che alla sera frequenta gli Happy Hour e il teatro moderno. Certo. Sicuro. Ne sono certo. Lo giuro, ma per fortuna c'è ancora un po' di tempo...
20) Che il giorno del tuo compleanno non dovresti aggiornare il blog.

Imparare dagli errori, okay, comincio domani. Giuro.
E magari comincio anche a frequentare un po' di teatro moderno... ma senza fretta, eh?


sabato 17 dicembre 2011

Fate spazio ai suonatori

Buonasera. O buongiorno, a seconda di quando leggerete questo pezzo. Questo solo perchè non si dica che sono un tipo maleducato, come afferma qualcuno di mia conoscenza.
Mi chiamo Darth Fener, ma voi non mi conoscete. No, non sono il Darth Fener con l'elmo nero, il mantello nero e la voce pure essa nera e cavernosa del film, il mio (chiaramente) è solo un nickname. Il nome vero non ha importanza, non qui, almeno.
Nonostante tutto, è possibile, anzi, direi probabile, che ci siamo incrociati prima o poi. Oh, non intendo fisicamente, ma in modo virtuale: incrociati o letti in qualche blog o forum.

Già, perchè in fondo è questo quello che faccio principalmente, come e più di un'hobby o passatempo: intervengo nei forum, sopratutto di fumetti. Ma lo faccio a modo mio. Mi piace provocare dibattiti e scatenare polemiche, quando è il momento. E perché mai lo faccio? Perché mi va, perché penso che serva, e perché è il mio modo di partecipare e contribuire al mondo del fumetto, che seguo con passione.
Non so disegnare, qualcuno afferma anche che non capisco nulla di disegno, ma potrei benissimo scrivere fumetti, sento di averlo nel sangue. Ma fino a quando non arriverà l'occasione, mi dedico ad altro. A perturbare qua e là, e lasciare a mio modo il mio segno creativo.

Ce l'ho sempre avuto nel sangue, ma all'inizio ero un ingenuo. A 15 anni succede, sei un'autodidatta, e certe cose non le sai. Partecipavo ai forum di fumetti, e mi iscrivevo due volte, per dare man forte a me stesso nelle polemiche che scatenavo, e nessuno si accorgeva della mia età. Una parte di me era il cattivo polemico, l'altro era quello che mi dava ragione, ma facendolo in maniera ragionevole. Ma allora non avevo idea di cosa fosse il codice IP. Non sapevo che fosse il codice che aveva il mio computer, e non sapevo neppure che i webmaster potevano scoprirlo, e individuarmi e smascherarmi se mi iscrivevo con nomi diversi. E così fui sgamato. E bannato, perchè per loro (i webmaster) questa era un'azione scorretta. Ma vi pare?
Se non altro, imparai da tutti i miei errori, e oggi non ne faccio più.

Ma oggi è anche più facile, tra computer fisso e portatile, posso crearmi personalità fittizie con IP differenti, e nessuno può individuarmi, o usando il computer dell'università, più raramente, crearmene un'altra ancora. Insomma, ora sono molto più in gamba di una volta.

Oh, non pensate male, ve l'ho detto, a me piacciono i fumetti, li divoro, ne sono un grande estimatore. E sono pure amico di molti autori, sono iscritto ai loro blog, intervengo nei loro post, mi piace seguirli, come essere un loro vicino di casa, e ho la certezza che prima o poi carpirò loro qualche segreto del mestiere, per cui è utile anche per la carriera.

Eppure volete sapere sicuramente perchè faccio così, e quello che vi ho detto non vi basta. Okay, riproviamo: lo capite o no che creare dibattito nei forum di fumetti è una cosa necessaria? Oggi vanno di moda fumetti vecchi, dove le cose sono ripetute 20 volte, i disegni sono statici, e gli eroi positivi, e io e gli amici (innovatori moderni come me), non riusciamo a sopportarli. C'è bisogno di gente nuova, nuovi autori e nuovi modi di concepire i fumetti. E grazie al cielo ci sono diversi bravi nuovi autori, che seguo con entusiasmo. Scrivono storie toste, fanno lavorare disegnatori giovani e brillanti, pieni di linee cinetiche, che meritano di più. Ecco il punto: meritano di più. Ed è quello che faccio io. Se vogliamo, faccio il capoclaque: attivo l'applauso e la hola dell'entusiasmo.
E se qualcuno contesta, provoco dialettica, scateno fuoco e fiamme, contrattacco contestando a mia volta i sostenitori dei vecchi schemi, la gente vecchia. E mi piace farlo, perchè sono guidato dalla passione, e per i miei fumetti preferiti faccio questo e altro, ma figuratevi.

E voi invece ancora non capite bene il perché, vero? E' come per i tifosi da stadio. Stessa cosa.
Perchè non sopporto che i miei autori vengano contestati. Perché loro hanno ragione, hanno SEMPRE ragione, sono tipi tosti e cazzuti. E io li difendo. E se è il caso, approfitto di ogni occasione sputtanando gli altri, contestando fumetti da altri idolatrati e lanciando accuse di plagio e di poca originalità.
E la cosa bella di tutto questo è che non lo faccio da solo. Oh no, siamo un bel gruppo. Già, una vera "posse", i nuovi suonatori, come ci piace definirci. Ci siamo incrociati sui forum, contattati tramite messaggi privati, scoprendo i pensieri comuni, e incontandoci anche alle fiere di fumetto, dove è nato il nostro piano d'azione comune.
Su punta un forum, si apre skype e si chatta con il socio, mentre ti accordi su come attaccare tizio e caio che è appena intervenuto con un post potenzialmente dannoso.
E mi chedete che gusto provo ad attaccare tizio e caio? Perché E' GIUSTO. Perchè a gente simile non dovrebbe essere concesso di intervenire nei forum. Per cui intervieni, lo fai d'accordo coi soci, e distrai il discorso, sparic azzate, allunghi il brodo, annacqui la conversazione e distrai il lettore dalle derive pericolose. Missione compiuta.

Sia chiaro che lo facciamo di nostra iniziativa. Gli autori non lo sanno, loro sono convinti di avere un grosso seguito di lettori che la pensano come loro, e che le discussioni sui forum siano naturali, e si sentono fighi per aver magari lanciato il sasso per primi.
Guai se scoprissero il nostro piccolo complotto. Ma magari non crederebbero nemmeno all'evidenza.
Perché vedete, un giorno ho pure osato scoprirmi. Ho contattato alcuni dei miei tanti amici, che sono dei pezzi grossi all'interno di diverse case editrici, e gli ho detto che cosa facciamo: e che siamo dalla loro parte, e che se un giorno serve, possono chiedere, e noi - ovunque sia - interverremo e difenderemo ciò che loro vogliono difendiamo, in maniera non sospetta (in fondo siamo dalla stessa parte). Siete attaccati? Noi attacchiamo in massa, isoliamo i tipi più convinti (quelli più pericolosi), li spingiamo a uscire dalle righe, e spesso alla fine cadono nella trappola, e vengono bannati dai webmaster; perché sono in minoranza, e vanno nel panico, e violano le regole. E' uno spasso, ogni volta.  E poi per cazzeggiare, e riempire pagine e pagine nei forum, che fanno sempre contenti i webmaster, che ci vanno sempre cauti nel bannare, perchè non vogliono correre il rischio che il loro bel forum non abbia più gli iscritti che portano avanti le discussioni (è successo), e muoia, abbandonato da tutti perchè poco interessante.

Certo, dicono che potrei anche avere commesso un grosso errore. A qualcuno di questi pezzi grossi facciamo comodo, ma non a tutti. Qualcuno a cui l'ho detto ha fatto una faccia strana, dopo la mia dichiarazione. Probabilmente non se l'aspettava. Io ho specificatamente indicato di tenere il segreto, ma... ma mettiamo che il pezzo grosso un po' intimorito lo confida ad uno dei suoi autori, perché magari non sa che fare. E l'autore lo dice ad un disegnatore... che lo dice ad un'altro. E in breve la notizia si sparge. E sono già in troppi. Qualcuno potrebbe sospettare, perchè... perché nei forum ci accorgiamo che qualcosa è cambiato, che taluni a volte sono cauti e non cadono nelle trappole che gli prepariamo. Certo, a volte per scoprirci basterebbe collegare causa ed effetto, connettere eventi distanti e il nostro intervento diventerebbe evidente... ma chi volete che si impegni a fare un'indagine simile? In un forum di fumetti, poi?
Comunque comincia a essere difficile. Lo so, ma a volte è colpa di alcuni di noi, che commettono degli errori molto stupidi. Niente IP simili, o doppia identità di un forumista, questo sarebbe troppo stupido, ma a volte si facco comunque cazzate, le puttanate che combinano alcuni di noi...
Il mio amico Boba Fett (anche questo è un Nick) interviene troppo spesso sui suoi blog preferiti usando lo stesso nick (pensa che non sia grave) con cui firma nei forum. Se uno controllasse, capirebbe che quel forumista che si definisce "libero e senza preconcetti" è lo stesso talebano che sui blog incensa i suoi autori preferiti. Cambia nick, maledizione, sei fesso a farti beccare così! Tramite la banalissima firma si può arrivare a scoprire quasi tutto di te. Se quel qualcuno che volesse indagare con pazienza partisse da qui, insospettito,  a controllare i collegamenti, potrebbe scoprirlo e svelare tutto il gioco.
Distrazione, stupida e balorda disattenzione, a cui bisogna prestare attenzione, per non rovinare tutto quello di buono fatto finora. Boba Fett è stato cazziato abbondantemente, ma ora ha mollato, ha dato retta alla sua ragazza che gli diceva di non stare troppo davanti al suo pc. Ma non deve più capitare che per qualcun'altro si dimentichi di cambiare Nick quando scrive su due forum differenti. Se lo fa ancora una volta è FUORI (Okay, Boba Fett se n'è andato da solo, ma lo avremmo sicuramente espulso noi stessi). Non è facile, ma noi vogliamo solo gente in gamba, se commetti errori meglio se ti levi dalle palle.

Allora, che ne dite? Fiction? Realtà? Giudicate voi... ora arriva la sorpresa.
Questo post non è stato scritto dal titolare di questo blog. Oh no. Sono entrato nel suo blog (questi abitudinari, usano sempre la stessa password), e ho scritto questo pezzo, autobiografico, e ho modificato le impostazioni in modo che lui non possa cancellarlo. Colpa sua, che è fesso perché usa come password il nome di uno dei personanggi femminili che ha disegnato per tanto tempo, anche un bambino lo avrebbe indovinato. Per cui io rido alle sue spalle. Lui che si lamenta delle cose che non vanno nei fumetti, proprio lui ora è stato hackerato, e si ritrova un pezzo non desiderato. Ma è colpa sua, che in un post ha sputtanato il mio amico Nino Birillo, per cui questo è il suo trapasso, venite e ridete pure delle SUE teorie strampalate sui forum.

Certo, potreste anche pensare che sia un suo trucco per scrivere di una cosa che ha sentito, magari da un disegnatore che l'ha sentito dire con vanto dal responsabile ganzo, o sottovoce dal responsabile dubbioso, accidenti a lui, ma senza scoprirsi troppo. Oppure direttamente da Boba Fett, in un suo momento da fesso, quando decide di mollare tutto e dare retta alla sua ragazza. O perché pensa di essere creativo, ah ah.
Tutto potrebbe essere, ma no, il pezzo non l'ha scritto lui, punto.
Voi non vi preoccuopate, e continuate a postare nei forum di fumetti. Ma attenti che noi vi controlliamo. Ma ricordate che va tutto bene. Noi non esistiamo, siamo una finzione di un post di un blog fumettistico. Ma potremmo esistere davvero...
Voi state solo attenti, e non scrivete stupidaggini, o non incensate i vecchi fumetti, please. Non è vero che siamo in pochi e loro tanti. Non è vero che siamo giovani brufolosi, che i fumetti che leggiamo noi vendono 3000 copie mensili mentre quelli dei vecchi 30.000, sono bugie dette dagli ALTRI.
Voi fate solo attenzione a quello che scrivete, o vi massacriamo.
A parole ovviamente. Ma ve lo giuro.
Lo giuro sui miei brufoli.

PS: scommetto che l'autore del blog interverrà nei commenti qui in basso, dicendo che non l'ha scritto lui, lamentandosi bla bla bla (è talmente verboso con i suoi post che questo tiro se lo merita), ma che mi frega a me?

martedì 22 novembre 2011

Chiamala se vuoi, evoluzione



Nino Birillo ha delle certezze nella vita, che gli sono derivate dall'averla affrontata, quella vita. E ha delle convinzioni personali, che dal suo punto di vista non sono opinioni, ma fatti certi, provati e assoluti.
Nino Birillo è convinto che il mondo dei fumetti sia in piena espansione. Che la crisi non abbia colpito affatto questo nostro piccolo mondo di carta stampata e nuvolette coi testi. Nino basa questa sua convinzione sull'analisi di ciò che conosce (è un tipo preciso, ci tiene a questo), e tra queste, una non indifferente, è la grande quantità di fumetti che escono ogni settimana in fumetteria, per cui Nino sa di essere dalla parte del giusto, e in qualsiasi discussione possa avere con qualcuno su questo argomento, sa per certo che riuscirà a fare valere le sue ragioni. Logica, pura logica, nient'altro che pura logica applicata ai fatti.

Nino Birillo è convinto che non sia concepibile che un disegnatore impieghi più di tre mesi per disegnare un fumetto.

Okay, vi siete ripresi? Lo so, certe affermazioni sono un po' dure da assimilare, ma indagando con ragionevole logica si arriva a capire il perché e il percome.
Nino vive in un mondo di fumetti rapidi, che escono ogni mese, puntuali come scolaretti, che egli consuma in gran velocità, orgoglioso della sua passione, e da questa divorato. Lui li consuma rapidamente, per cui anche l'autore lo ha fatto rapidamente, questa è la sua logica deduzione. Potete anche contestare le sue affermazioni, ma difficile che vi stia a sentire.

"Gli albi dei supereroi escono puntuali ogni mese, stessi autori", dice Nino.
Si, ma con uno a fare matite, uno a inchiostrare e uno a colorare, e talvolta puoi trovare anche un racconto fill-in, per riempire il mese nell'attesa che gli autori finiscano il numero, e come se non bastasse magari dopo due anni cambiano tutti quanti, sceneggiatore, disegnatore, inchiostratore e colorista.

"Eppure il mio manga preferito esce ogni mese, e ha le sue brave 200 pagine tutte disegnate per bene."
Si, però l'autore nippo ha l'aiutante per fare i personaggi secondari, l'aiutante per fare gli alberi e le case, l'aiutante a disegnare tutte le pietre e le pieghe nelle maniche della giacche, e l'aiutante che mette i retini, adesivo o a Photoshop che sia.

"Eppure il ciclo di XIII è uscito rapidamente in questi mesi, in volumetti brossurati da 100 pagine, e non è giapponese!"
Si, ma il primo numero è uscito quando ancora dovevi nascere, e gli altri l'hanno seguito, nel loro paese d'origine, alla scadenza di ogni anno. Ci pensi? Un anno a disegnare e colorare 48 pagine...

"Ma quando finisce questa serie? Così comincio a laggerla."
Non sei capace di aspettare una nuova puntata, eh? Be, rassegnati. Non finirà mai, gli autori sono vivi, vegeti e pieni di entusiasmo. Un albo all'anno per i prossimi 50 anni. Tu continua pure ad accumularli, prima o poi  finirà, come no, e allora potrai incominciare. Ma solo se avrai ancora de buoni occhiali.

Nino Birillo non si convince, sa di avere ragione. Ha amici che glielo confermano. Ha amici disegnatori, per esempio. Che ogni 6 mesi vede in edicola su qualche nuova miniserie, e che chiacchierando gli dicono di essere molto veloci, e di riuscire a lavorare in due mesi. Nino non ha una cultura poliedrica, non sa che quei computer non esistevano all'epoca in cui è ambientata la storia, o che le braccia notoriamente non variano di lunghezza e dimensione nel corso della vita umana, così come invece accade nei suoi fumetti preferiti. Non ha nemmeno idea di come sia esattamente fatta la Torre Eiffel, gli basta un suo feticcio e sarà convinto che quella è Parigi. E in fondo non ha la minima importanza di dove sia di casa l'aeroporto di Malpensa.
Ma Nino diversifica, conosce letteristi che possono letterare un albo in due settimane, traduttori che traducono il francese plaisanterie come piacere; è amico di Facebook di famosi sceneggiatori, che gli hanno dato gran confidenza rivelando come nasce una trama, e che non serve studiare, imparare regole o evitare gli errori, è sufficiente fare, fare, fare, e pure lui stesso, Nino Birillo, potrebbe diventarlo.
E' facile. E' un mondo bellissimo e felice, dove tutti ci vogliamo bene, dove la passione guida le nostre scelte, dove si vive di aria e sogni, e il cibo si materializza nel forno a ogni tuo desiderio, e dove non esistono tasse, caldaie che si rompono o bollo Auto.

Nino non guarda gli altri fumetti. Li trova vecchi, noiosi, e in fondo fa già parte di questo grande e felice mondo dove tutti si vogliono bene. E non gli serve voltarsi indietro, o guardarsi intorno. Non concepisce che ad una fiera di fumetti qualcuno possa fare la fila per avere da un disegnatore un'autografo su una stampa, anziché avere un disegno tutto per lui (lui è speciale, e poi i suoi amici disegnatori a lui lo fanno sempre). Se gli dicono che Caio ha impiegato 7 mesi a disegnare una storia, lo guarderà come si guarda un alieno, pensando "Che pirla!".

Senza speranza? Forse. O forse un giorno si evolverà in un essere superiore, e capirà di aver stazionato per tanto tempo solo in una piccola oscura stanza di un condominio molto più grande, dove (qui sì) ci sono i furbi, i furbetti, i furboni, gli inadempienti, i geni, gli ipocriti, i maestri, gli Editori con la E maiuscola, gli editori senza maiuscoli e gli editori per modo di dire. Gli invidiosi, i rompirompi che ti traviano con promesse di lavoro, quelli che se la tirano come primedonne, quelli che pensano che ricordandoti le scadenza ogni momento andrai di certo più veloce, quelli che vogliono la botte piena e la moglie ubriaca, quelli che non vedono che il gomito è troppo corto ma se la tirano come esperti, e dove capisci perché certi editor sono più in gamba di altri. Oh bé, sì, è meno felice e allegro della sua piccola stanza precedente, ma si sa che l'umanità deve evolversi
Ma fino ad allora Nino non corre rischi. No, non corre alcun rischio. Se proprio vogliamo uno c'è, ma cosa vuoi che importi a lui?
Che un po' di gente che lo conosce, quando parlino di lui usino un nomignolo, che può variare da "Tizio" e "il pirla, a "la bestia". Non è carino, ma è un mondo difficile, ahimè.

E parlo con condizione di causa, perché ci fu un tempo in cui pure io fui Nino. Non proprio così (grazie infinite!!!), ma probabilmente dipende dai tempi, davvero differenti. Poi, grazie a Crom, arrivò l'evoluzione.
Ora mi muovo per il condominio e sovente mi perdo. E il naufragar mi è dolce in questo mare... 

domenica 30 ottobre 2011

Teoria del complotto

 Niente è perduto per sempre, tutto prima o poi torna, e il cerchio si chiude sempre. Luoghi comuni, pippe mentali o altro? Questo pensiero mi è venuto  una mattina di qualche giorno fa, di passaggio in fumetteria, osservando tra le novità della settimana, esposte sugli scaffali.

Andiamo all'origine. Eravamo nei tardi anni '90, e un giorno (dove e quando? E chi lo ricorda...) mi ritrovai ad assistere all'incontro col pubblico di un'autore noto, sceneggiatore di un personaggio popolare a fumetti. Quel giorno, magicamente, il feedback col pubblico funzionava molto bene, le domande di quest'ultimo arrivavano, e l'autore rispondeva con entusiasmo, con gli argomenti che variavano di continuo.
Poi, tra le tante domande possibili, una ottene una risposta che meravigliò tutti: dal pubblico chiesero se c'era la possibilità ben presto di avere un film hollywoodiano tratto da tal personaggio dei fumetti italiano, così come riferito da più pubblicazioni cartacee (epoca arcaica, allora le news non erano così diffuse in rete...). La risposta dell'autore fu negativa: il fatto che una casa di produzione americana avesse opzionato una serie italiana non era un segnale obbligatorio che qualcuno ci avrebbe fatto un film. Lo credeva pure lui, fino a quando un avvocato che si occupava in Italia degli interessi della major USA gli aveva spiegato l'inghippo, nel momento di opzionare la serie.
Quale inghippo?
Come la chiamo io, la regola delle spalle coperte. Ma conosciuta anche come Teoria del complotto.

Lui la raccontò in modo più semplice, ciò che segue è una mia libera ricostruzione.

Sia chiaro che è una storia che funziona così solo negli States, a causa delle loro leggi. Per cui, sei nel paese del felice sogno americano, sei un produttore, e vuoi fare un film da una storia originale, hai qualche problemino. Metti che vuoi raccontare la storia di un uomo, il suo cane, e di come questo gli abbia fatto trovare moglie. Film finito, pronto a uscire, tutti contenti, ma... ma arriva una denuncia. Tizio Filippo denuncia tutti, sostenendo che la storia è copiata da un suo racconto pubblicato su un numero estivo di una prestigiosa rivista letteraria due anni prima: storia di Tizio Filippo e il suo cane. Il produttore scrupoloso controlla, rovista tra collezioni di riviste letterarie e trova il prezioso numero estivo, legge il racconto e scopre che in comune le due storie hanno solo un uomo e un cane. E qualcuno ha una moglie. Tutto il resto è diverso. Nel racconto estivo il cane scippava le vecchine (la rivista letterarie era pulp, vabbè...). Ergo l'accusa non regge, possiamo fregarcene e respingerla senza problemi. Ma a questo punto entra in scena l'avvocatoi della compagnia cinematografica, che fa notare che l'altro potrebbe ricorrere, e la causa prenderebbe anni, avvocati, sedute rinviate e annullate, eccetera. Vincerebbero (ma non è poi detto) ma spenderebbero un sacco di soldi. Ergo, suggerisce trovare un accordo. Tizio Filippo chiede 100? Gli dai 0,1 e lui e il suo avvocato sono contenti e soddisfatti.

Tutto a posto? Macchè. Arriva una telefonata, un giovane studente della scuola di cinema di Amarillo (Texas) sostiene che tutta la parte del cane e del rapporto col padrone è copiata da un suo cortometraggio premiato al festival dei giovani cineasti del dopolavoro di Paris (Texas). Oh! E ora che si fa?
Si cerca il mini film (e già questa è un'impresa), e si guarda. Falso, è la risposta dopo la visione del corto, l'uomo ha un cane e lo tiene al guinzaglio. E basta, perchè per il resto è un lungo soliloquio guardando i treni che passano. "Mandiamo il giovane autore affanzùm", propone il produttore. No, gli suggerisce l'avvocato, se no lui ricorre, chiede il sequestro, chiede ancora i danni, e ci fa perdere tempo e soldi. Meglio fare un'accordo. Vabbè, anche per questa volta, ma giusto per stare tranquilli.

Niet, il destino è avverso. Arriva un'altra denuncia. Tizio Bironzo afferma che la storia è COPIATA da un suo fumetto underground pubblicato sul giornalino scolastico dieci anni prima. Lo scrupoloso e paziente produttore comincia una strenua ricerca, si imbarca nella ricerca di introvabili giornalini scolastici, conservati in umide cantine scolastiche, rovinati dal tempo, dal lavoro dell'entropia e da bande di zombi (che notoriamente riempiono le cantine delle scuole del midwest) risvegliate da tanto fracasso, ma alla fine riesce a trovare suddetto fumetto: cani vampiri e uomini zombi, un tempo sposati. No, non è la stessa storia, contestiamo. L'avvocato spiega che ci vorrebbe troppo tempo, bla bla bla, e consiglia un accordo. E accordo sia. Ma è l'ultima volta.

Ma poi arriva Tizio Matusalemme, e afferma iracondo che il cane della storia ha lo stesso nome del suo cane, morto nel '46 a Milwaukee, e per giunta - e questa era impossibile da indovinare per combinazione - lui stesso è stato sposato. Per cui è un plagio bello e buono, e non gli hanno chiesto il permesso di usare il suo nome, per farlo devono comprare i diritti, e chiede i danni. Il paziente produttore va dall'avvocato, e gli dice che questa è una richiesta cretina, che il cane si chiamava Fido, nome comune, per cui di questa denuncia possono fare a meno... ma l'avvocato consiglia di accordarsi, perchè bla bla bla, l'altro potrebbe continuare a perseguirli.
Niente, non c'è via di fuga. Ci sarà sempre qualcuno che dirà che gli hai rubato l'idea, o un collegamento o una scena che ricorda "troppo" qualcos'altro. Non c'è scampo. Ora e per sempre.

"Okay, ma come faccio allora a tutelarmi?" domanda il produttore esausto.
"Facile," risponde l'avvocato esperto di azioni legali, "E' sufficente che tu abbia le spalle coperte". Il succo è semplice: il film deve essere tratto da un'opera pre-esistente, meglio se vecchia di anni. In questo modo chiunque protesti pretendendo di essere stato derubato dall'idea, riceverà come risposta un messaggio con la spiegazione "Caro amico, questo film NON è copiato dal tuo fumetto pulp scolastico, perchè è tratto da un racconto di uno scriba sherpa del 1700. Per cui semmai sei TU che hai copiato lui, stai attento che potresti essere denunciato. Un saluto." Niente accordo, niente assegno di rimborso, il produttore è contento e non deve spendere soldi inutilmente.
Una volta detto questo, il produttore, che ha capito tutto, acquista i diritti della carica dei 101, e stabilisce che la storia del film è ispirata a quel classico: e quel film incominciava col i protagonisti umani che si conoscevano grazie ai loro cani. Il titolo diventa "La carica dei 110", e nessuno più li denuncia.

Ma in questo film ci sono i cani Dalmata? No, e allora che ispirazione è? Se lo vado a vedere convinto che ci siano un sacco di cani maculati e spassosi, non finisce che mi arrabbio se vedo che non è così?
Forse. Ma sarai sempre una minoranza, e avrai fatto meno danni della denuncia di plagio di un giovane cineasta di Amarillo. E poi cosa ne vuoi sapere tu?
In compenso gli sceneggiatori del nostro film potranno giustificare tutti i cambiamenti portati alla storia originale con abile dialettica, perchè in realtà loro vogliono raccontare la LORO storia, e della fonte originale in fondo non gli importa un bel niente: Abbiamo voluto ammodernare la trama (classico); non abbiamo voluto guardare il film originale per non farci condizionare e avere la mente libera (spudorata); abbiamo trovato uno spunto originale che era sfuggito all'autore (ossignooore...); abbiamo fatto dei cambiamenti per renderlo più fruibile ai milioni di persone che lo vedranno, rispetto a quelle poche migliaia che hanno letto il libro (ideale per fare incazzare qualche migliaio di lettori), e così via, l'importante è avere molta fantasia, e molta molta molta faccia tosta.

Per cui, ormai di default, ogni volta che una casa di produzione decide di raccontare una storia originale, si procura un alibi efficace, cercando qualcosa di pre esistente a cui ispirarsi: opziona fumetti, racconti, cortometraggi, ogni cosa che possa avere qualche collegamento con il film in cantiere, stabilisce un budget apposta per queste acquisizioni, e blocca tutto, anche più del necessario, perché in fondo già che ci siamo  anticipi altre case di produzione che potrebbero avere idee simili. E tu, autore di un fumetto italiano con un eroe che vive nel futuro, ti ritrovi opzionata la serie solo perchè magari qualcuno vuole i detective del futuro e non vuole che vengano accusati di plagiare Blade Runner. Ohibò. Rimango basito.

Ma è mai possibile? Vorrebbe dire che chissà quanti dei film che ho visto sono nati su basi simili? Un complotto mondiale di queste dimensioni? Ma andiamo...
No, dai, non ci credo, non è possibile, eppure... quante volte ti sei trovato a vedere film tratti da qualcosa, e hai scoperto che di quel qualcosa non ne hai trovato traccia?
No, non è possibile, e per provarloè sufficente che prendiamo dei film , a caso: Hellblazer, film con Keanu Reeves tratto dal fumetto omonimo. Ma di quel fumetto non ha nulla, a parte il detective (biondo in origine, Johnny Mnemonic qui) che fuma. Ragionevole sospetto...
No, non basta, prendiamo un altro esempio, magari Van Helsing: lo guardi, e oltre rimpiangere i soldi del biglietto, ti chiedi che centri con Frankenstein, visto che sembra un adattamento tarocco di Solomon Kane di Howard. Stai a vedere che...
No! NO! Non è così! Prendiamo un altro film, Io Robot, con Will Smith: Asimov non c'è, i robot violano le leggi della robotica, botte alla Matrix, Skynet, e nemmeno un dalmata... accidenti.
La recente versione di Ultimatum alla terra? Uhm... alieni che vogliono disinfestare la terra, Johhny Menemonic/John Constantine con sguardo di ghiaccio, e dov'è finito il messaggio pacifista del film originale? E Klatoo? Beh, c'è sempre Jennifer Connelly, che da sola merita la visione del film, ma... uhm... eppure... No, è solo una serie di coincidenze, non è davvero così.
Forse che tra i film tratti da Philip Dick le cose vanno diversamente?
Impostor: gente che corre, con colpo di scena, doppio colpo di scena e triplo colpo di scena tutto nell'ultimo minuto. Ossignore, l'idea su cui si basa tutto il racconto, banalizzata ed evoluta in questo modo...?
Total Recall: le avventure di gente che corre su marte, senza smettere mai di correre. Uhm... e l'uomo che ha nelle sue mani la fine del suo mondo, che fine ha fatto?
Paycheck: gente che corre facendosi aiutare da oggetti inutili a fare cose ancora più inutili (mmmh... nel racconto funzionavano, però...). E sopratutto niente artiglio temporale, accidenti. Stai a vedere che...? No, lasciamo perdere i film tratti da Dick, è come sparare sulla croce rossa... Bè, c'è sempre il film di Dylan Dog...
No, nonono-Noooo! Non è così, non insistete, non ci credo, non può essere così! 

Quell'autore di fumetti, qualche tempo dopo mi disse che si aspettava che prima o poi qualcuno a Hollywood, una volta avuta l'idea, avrebbe potuto pensare la genialata di realizzare lui stesso un fumetto su quel tema, PRIMA del film, se non ne trovava uno come voleva lui (realizzato magari anche male, magari anche disegnato coi piedi, magari anche con tutti i cavalli storti, l'importante è che esca, non necessariamente rilegato), e quindi solo dopo fare il suo film colossal, in modo da poter dire "E' tratto da quel fumetto". E se qualcuno si riterrà parte lesa, sarà con quel fumetto e con l'editore che l'ha pubblicato che si arrabbierà, non con i produttori cinematografici che ne hanno ricavato un così fedele adattamento.
No, sono tutte cavolate, ma figurati se è mai possibile. Questa è la vera teoria del complotto
Si, ne sono convinto.
E poi passo in fumetteria e sfoglio il fumetto da cui hanno tratto Cowboys vs Aliens.
Ecco, ora il dubbio forte mi è tornato bello forte, e stavolta di certo non sparisce. E quello nel cielo è davvero un segnale da origini sconosciute.

Morale della storia, se un giorno opzionano un vostro fumetto underground su zombi e vampiri, siate contenti per i soldi (pochi, maledetti e subito), ma non aspettatevi troppo. C'è altro nella vita.

PS: la foto è tarocca, sono bastati 5 minuti di Photoshop :-)

martedì 18 ottobre 2011

Cantami o diva, di Principesse e ciabattini

Parliamo di Richard Williams.
Forse non l'avete mai sentito nominare, la cosa è molto probabile, in fondo è un nome abbastanza comune. Non è un parente di Robin William, nè di Robbie o Alan, ma in fondo quel cognome lo portano in tanti. Il nostro Richard "Dick" Williams è un'animatore canadese, e nel 2013 compirà 80 anni. Sue tra le tante cose fatte, le sigle di alcuni famosi film, come il Casino Royale con David Niven, o alcuni titoli della Pantera Rosa, o questo:


Ma il motivo per cui potreste ricordarlo è il ruolo che ha avuto come regista delle animazioni in "Chi ha incastrato Roger Rabbitt", il film di Robert Zemeckis che ha unito magicamente attori in carne ossa e cartoni, in un'epoca in cui il digitale e la CGI non avevano ancora cominciato a dettare legge. Un grosso successo, e un bel po' di soldi che arrivano in cassa, che gli premetteranno di continuare a realizzare un vecchio sogno.

Già, perchè Richard Williams vuole finire The Thief and the Cobbler, il suo chiodo fisso, il film a cui sta lavorando già da tempo. Lo concepisce nel 1968, all'età di 35 anni e inizia... ma il progetto è ambizioso, i fondi finiscono, gli anni passano, le idee si accumulano. Nel 1988 Roger Rabbitt gli fornisce i soldi e la notorietà per avere il supporto di una major, ma a volte anche questo non basta. Il lavoro procede a rilento, il progetto è ambizioso, e un bel giorno arriva la notizia che la Disney sta girando Aladdin: accidenti, bisogna sbrigarsi a finirlo prima, o si va fuori mercato. Ma il tempo manca. Si monta tutto quello che c'è di pronto, si animano gli storyboard, per vedere cosa manca e a che punto siamo: niet, troppo da fare, non è possibile finirlo, i produttori non sono contenti. Che si fa? Non è difficile immaginarlo... Williams viene rimosso dal progetto, e sostituito da Fred Calvert, produttore a quel tempo già responsabile di diverse serie d'animazione americane. Si girano nuove scene, si cambia la trama in certi punti, si segue la moda...

Nel 1994 esce "The Princess and the Cobbler", prima versione rimontata, ma impostato come se fosse un film disneiano di quelli del periodo (la moda, appunto...): con canzoni e personaggi buffi. Due anni dopo la Miramax aquisisce il film, lo rimonta, aggiungendo nuove voci (Matthew Broderick), imponendo il racconto in prima persona dello stesso ciabattino dove prima rimaneva muto fino alla fine, e ribattezzando il tutto "Arabian Knight". E parla pure il ladro, in origine concepito come un Wil E. Coyote umano (era animato da Ken Harris, proprio l'animatore del Coyote). Ma a differenza di Blade Runner, in cui lo stesso espediente imposto dai produttori alla sua uscita dava un valore aggiunto al film, qui decisamente no; ora sembrava una delle tante copia di Aladdin. Anche Jafar di Aladdin ha molto in comune con il grand visir Zig-Zag di "The Cobbler". Ma chi è stato creato prima? Uhm, gatta ci cova...

Ma di questo non ci interessa, lasciamo i paragoni a chi è interessato a farli. Noi torniamo al film originale, perchè Williams ci teneva tanto a finirlo? Perchè i produttori preferirono farne un film musicale? Com'era la sua visione? E' davvero andato perduto e non lo vedremo mai?

Non ancora, almeno pare. Qualche scampolo di destino ci mette lo zampino, e Roy Disney, il nipote del grande Walt, ne viene a conoscenza, e decide di occuparsi di restauro e completamento, secondo la versione originale, così come aveva fatto con Fantasia 2000: ma il diavolo fa sia le pentole che i coperchi, e nel 2003 lo stesso Disney lascia la società dello zio Walt, defenestrato dalla gestione Michael Eisner. Forse lo ricordate, era il periodo in cui Eisner ebbe la folle idea di chiudere gli studios tradizionali ("I tre Moschettieri" doveva essere l'ultimo prodotto di quel tipo), darsi al digitale e liberarsi della Pixar... e probabilmente in breve tempo avrebbero pure fatto volare le mucche e raso al suolo il parco Yellowstone, tanto per dimostrare che sapevano fare anche altre cose molto idiote (e magari liberarsi pure dell'Orso Yoghi, pericoloso concorrente). Ma poi, siccome una giustizia da qualche parte riesce ad arrivare, la Disney prese una direzione differente, si fuse con la Pixar, Steve Jobs ebbe la maggioranza, Roy Disney rientrò ed Eisner lasciò... ma questa è un'altra storia.

Nel frattempo il film di Williams ormai era svanito. Perso, smemorato, conosciuto solo in visioni non originali, il montaggio con lo storyboard in una bassa qualità, qualche VHS con parte di altro materiale... lo stesso Williams ha ormai rinunciato.

E poi... poi arriva l'amore di un appassionato, laddove si erano bloccati in tanti. Che recupera tutto il recuperabile, tutte le versioni, gli storyboard, e lavorando in alta risoluzione realizza quella che verrà conosciuta come il Recobbled Cut, la cosa più vicina a quello che doveva essere il progetto originale di Williams. Quello che anche noi possiamo vedere adesso, grazie a Youtube. E scoprire la sua storia grazie ad altri appassionati, che hanno dedicato alla sua memoria parte del loro tempo libero.

Per cui, eccoci qua. Sotto trovate le sequenze per vedere tutto il film, pezzo dopo pezzo. Ma è un po' lunghetto, per cui tornate quando il tempo ce l'avete, e guardatelo, che ne vale la pena. Per vedere come un'animatore può concepire un progetto davvero originale, che non segue la moda.

E come un animatore riesce a creare il più grande film d'animazione MAI realizzato. E sì, almeno questo record bisogna riconoscerlo...



E solo adesso, ma solo se lo volete davvero, se ne siete davvero sicuri, se non avete altro di più urgente da fare (che ne so, tagliarvi le unghie, leggere un libro, guardare il TG1), SOLO in quel caso, allora guardatevi pure la versione Miramax. Con la voce narrante del protagonista, la principessa che canta, insomma il classico cartone come ce ne sono tanti, quello che lo spettatore medio si aspetta da un film d'animazione. Lo trovate qui sotto.

Ma volete vedere come continua, sorry, dovete cercarvi da soli le parti successive su Youtube, a me, dopo aver visto l'originale, manca il cuore. O lo stomaco, fate voi.

giovedì 6 ottobre 2011

Change the World


Osservo il mio iPod, penso che ha la batteria scarica, penso che dovrei collegarlo al pc e ricaricarlo. Poi penso che dovrei anche cambiare batteria perché la sua ormai è alla frutta, ma in fondo è tarocco, lo sapevo sarebbe successo. Ma se esiste, se qualche cinese ha pensato fosse il momento di copiare qualcosa di valido, è stato perché questo qualcosa di valido ESISTEVA, ebbene la colpa è di un uomo solo. Penso che se ho perso venti minuti buoni la settimana scorsa in quel centro commerciale facendo scorrere le dita sopra l'iPad, sentendomi smarrito e piccolino perché le dita facevano quello che prima dovevi fare col mouse, la colpa è dello stesso uomo, porcapaletta. E poi penso che mi sento davvero nel 21esimo secolo, e che il mondo di meraviglie tecnologiche di Blade Runner è a due passi, o a solo 5 minuti nel futuro.

Poi passo con lo sguardo su alcuni libri di Fantascienza inpilati in torri temerarie, nell'attesa di venire inscatolati senza venire letti, e mi dico che è bello averli, che un giorno riuscirò anche a leggerli, e ritorno col pensiero alla prima collana regolare di Fantascienza da edicola che sono riuscito a completare (Omicron, editore SIAD/Armenia, solo 7 numeri, nel 1981), che se un viaggiatore temporale viaggiasse indietro nel tempo e mi distraesse dal guardare i libri esposti in edicola, impedendomi di vedere quella copertina disegnata da Franco Storchi, di quel romanzo di Silverberg, magari non sarei mai diventato un lettore onnivoro di FS e adesso avrei un sacco di spazio in casa, e probabilmente un gatto a scorrazzare in quegli spazi vuoti. Chi fu il traduttore e curatore di quella prima collana? Colpa sua se incominciai, perché se per quel numero 1 avesse scelto una copertina differente forse non l'avrei mai preso?

Poi comincio a lavorare, perché devi cominciare prima o poi, anche se sei un libero professionista, e non puoi passare tutta la mattinata a a ricevere notizie tramite la rete. E penso alla cura che ci dovrò mettere, perché questo è quello che il mio curatore si aspetta da me, perché è tradizione della casa editrice, perché l'ho imparato leggendo un'infinità di ottimi fumetti fino quando il tutto non mi è entrato nel DNA, permettendomi di capire la differenza tra un lavoro fatto bene e uno fatto coi piedi, rendendomi impossibile ormai a continuare a leggere un fumetto se trovo che è pieno di buchi. Quando realizzi che è questo che ti dà la carica in questo lavoro, la vera differenza tra lavorare per l'editore A e lavorare per l'editore B. E mi ritrovo (evidentemente divago troppo col pensiero) a riflettere che anche qui la colpa è di un uomo solo.

Poi spengo tutto, e mi preparo ad affrontare il primo giorno del resto della vita, e penso che tra tutte le persone che faranno questa strada in mia compagnia non ci saranno più - oltre ai soliti Gilles Villeneuve e Philip Dick - nemmeno Steve Jobs, Vittorio Curtoni e Sergio Bonelli...

Si... sarà decisamente un viaggio meno avventuroso, ma sicuramente più triste.


"Because The People Who Are Crazy Enough To Think They Can Change The World, Are The Ones Who Do"

Steve Jobs


sabato 10 settembre 2011

Ansia da prestazione

C'erano una volta le vecchie edizioni della Sticcon, ovvero la convention ufficiale dello Star Trek Italian Club, il raduno dei trekkies italiani.
Almeno tre giorni di durata, itinerante nei suoi primi anni prima di trovare sede definitiva a Bellaria, una delle costanti di ogni edizione era che ci dovesse essere sempre un grande salone con annesso palco. Qui venivano organizzate proiezioni speciali, premiazioni dei vari concorsi interni al club, eventuali giochi di gruppo e (gran finale) l'evento speciale della sfilata costumi, che può apprezzare come merita solo chi vi ha assistito di persona.

Ma in fondo, nonostante il salone e il palco, non era davvero quello l'evento principale; era ESSERCI: essere circondati da gente simile a te, con la stessa passione, che prima di allora (proprio come te) pensava di essere una goccia solitaria in uno stagno, e lì scopriva che invece intorno avevi un'oceano. Ti sedevi su quelle poltrone per il tempo necessario, e poi ti alzavi, e vivevi il resto della fiera.

Lentamente, nel corso degli anni le cose ovviamente cambiavano, e ne eri cosciente. Il palco diventava il luogo d'incontro con gli ospiti, prima i doppiatori, poi gli attori secondari, e poi (molto dopo) con i grossi divi. Sempre il palco, sempre le poltroncine e il pubblico seduto, pronto ad alzarsi e a fare altro. Fino ad un certo giorno.

Non so dire esattamente quando tutto cambiò. Forse quando le locandine fatte con Photoshop si sostituirono a quelle dipinte, forse era solo la normale evoluzione delle cose, oppure semplicemente l'arrivo delle necessità dell'onda popolare che spazzava via i bisogni dei volenterosi primi pionieri del fandom trekkiano, fedeli al detto che "le esigenze dei molti contano di più di quelli dei pochi (o di uno)"


Improvvisamente ti accorgi che intorno a te è cambiato tutto, che hai perso il colpo dello start e ti ritrovi indietro, gli altri sono già sul rettilineo d'arrivo, non sei aggiornato coi tempi, e mentre avveniva tutto questo tu pensavi ad altro, eri distratto. Un bel giorno ti alzi dalla poltroncina e scopri che intorno a te la gente non lo fa. Rimane seduta e aspetta. Aspetta. Aspetta e chiede attenzione, perché vuole essere intrattenuta: esattamente come fa a casa, seduta sulla poltrona davanti ad un televisore, e senza un telecomando per cambiare programma.

E allora cosa fai? Come reagisci se sei dall'altra parte, se organizzi il tutto? Stop ai tempi morti tra l'apparizione di un attore ed un evento interno del club (premiazione, eccetera), quei momenti adesso vanno riempiti: apparizioni con attori minori, in scaletta stretta e fitta, e infine... spunti di intrattenimento: forme di teatro, momenti di cabaret, testi brillanti, proprio come un qualsiasi programma del sabato sera, e cercando di farlo al meglio, perché poi l'ultima sera il pubblico ti da' i voti, come nel pattinaggio. Okay, sì, ammetto che è divertente, che riuscite a intrattenermi, ma... il fatto solo di ESSERCI non basta più al pubblico? A me sì, ma i tempi cambiano, evidentemente. Tempi nuovi, bisogno dei molti, se non ti adegui sei come Robert Neville, l'intruso diventato leggenda.
I vecchi reduci si ritrovano fuori dalla saletta, ma sono sempre di meno, fino a scomparire, o a cedere all'entropia e a rimanere seduti adeguandosi al bene dei molti, e questo anche se l'attore racconta aneddoti noiosi e l'attrice vi racconta tutta la sua carriera nei musical d'oltreoceano. E magari (Why not? E' successo davvero) vi canta anche una canzone, e se applaudite forte vi delizia anche con il suo pezzo forte da South Pacific, quando tu preferiresti sentire "Row Row Row Your Boat".

Vabbè, un semplice evento da fandom, e dov'è la novità? Come tutto ciò può cambiare i nostri massimi sistemi, la gestalt, la vita l'universo e tutto quanto? Come può tutto ciò riflettersi nel resto, e perchè mai dovremmo considerare questo aneddoto come qualcosa di straordinario, o di epocale, dal quale imparare qualcosa di istruttivo?

E' una cosa di cui mi sono accorto girando per la rete, leggendo nei forum e nei blog. E scoprendo (talvolta) i germi di una febbre da blog.
Vediamo di entrare nello specifico: sei un tipo qualsiasi, senza troppi grilli per la testa, ma un giorno ti apri un blog: perché è lì disponibile, perché lo fanno tutti, perché tenere un diario è arcaico, perché vuoi esternare il tuo pensiero, i motivi sono tanti, non è questo il punto. Lo aggiorni saltuariamente, scrivi i tuoi pensieri, considerazioni, anche solo cosa hai mangiato quella mattina. E piano piano scopri che sei visitato. Che la gente ti legge. E ti nasce l'ansia di prestazione: deduci che il pubblico, il tuo pubblico, vuole essere intrattenuto. E vuole che tu dia loro delle novità, mentre in te nasce il timore di non riuscire sempre a soddisfarli. Piano piano ti riesci a dedicare una mezz'ora al giorno per scrivere qualcosa, non sia mai detto che il tuo lettore si alzi dalla poltroncina, che altrimenti poi non torna più. E se cade la connessione? Panico. Se devi andare in vacanza? Terrore. Se non hai niente di nuovo da dire? Ansietà...

E se poi invece non sei una persona qualunque ma un addetto ai lavori? La gente è curiosa, vuole leggere, ti chiede di esternare il tuo pensiero. Vuole essere intrattenuta. Come per la Sticcon, una situazione di causa/effetto nella quale devi reagire. E tu dovresti ogni giorno trovare un argomento da esporre, approfondirlo, trovare i link. Diventare un giornale on-line, sempre aggiornato su ogni argomento. Costretto a postare in orari prestabiliti, "perché c'è più traffico", a scegliere con cura gli argomenti a seconda del periodo. E se sei in ferie impari a portarti dietro un portatile ed una chiavetta USB per connetterti ovunque e in ogni momento, e aggiornare. O a delegare qualche tuo amico fidato a farlo in tua assenza, pubblicando ogni giorno qualcosa di interessante, foss'anche solo un link ad un filmato buffo.

"Intrattienimi" ti grida il lettore; "fammi crescere" ti suggerisce il numero di visite medie mensili; "Cedi al lato oscuro, Luke!" grida il tuo Ego, "La resistenza è inutile" sibila la tua coscienza, "EX-TER-MI-NA-TE!" esclama l'oscuro Dalek nascosto dentro di te. Proprio come un qualsiasi festival di Sanremo, nel panico con gli indici d'ascolto. Il fatto solo di ESSERCI non basta più. Come un attore di teatro, o un romanziere, senti l'ansia da prestazione.

Ecco. E tutto questo solo perché un amico blogger mi ha spiegato per bene come DEVO fare il bravo blogger, con gli esempi descritti sopra (e che probabilmente mi cancellerà dalle amicizie di facebook quando leggerà questo pezzo... ehm).

Dio mio NO! Non sia mai che un giorno io arrivi a questi livelli. Niet. Io faccio parte della generazione che alle Sticcon si alza in piedi, per andare a chiacchierare con gli amici, che segue le esibizioni sul palco solo quando le trovo (per me) interessanti, a cui non interessa una sega di South Pacific.

Per cui, allo stesso modo ecco come funziona questo blog (ma in fondo l'avete capito): interventi solo ed esclusivamente su argomenti che mi interessano davvero, e che alla fine risultano anche (ahimè) lunghi, logorroici, per cui devo intervenire, alleggerire, correggere, inserire link esterni e controllarli (quante tempo per farlo, nel post sui libri di Conan?), e rileggere, correggere ancora, chiedendomi se ho dimenticato qualcosa. E cercare una foto, possibilmente mia, per corredare, o un filmato per illustrare, e un titolo per presentare (senza un titolo interessante, non si comincia nemmeno a leggere).
Come un cuoco in cucina, impegnato nella realizzazione di un risotto: ci vuole tempo. Senza dimenticare che c'è anche una vita da fare là fuori: disegnare, sgommare, cucinare, uscire, leggere libri e fumetti che aspettano da tempo, collezionare macchinette, modellini di Startrek, eccetera, insomma, quella che genericamente viene chiamata vita.

Non riesco a essere un intrattenitore, preferisco dedicarmi al risotto, a disegnare fumetti e a fare tutto il resto. A preferire un lungo post ogni tanto, gli X-Men di Claremont-Byrne-Austin ed i poster delle Sticcon dipinti a mano.

"E questo lo chiami un argomento interessante?" mi sussurra il lettore medio, mentre il suo Dalek interno cerca di prendere il controllo della sua rabbia. Beh, si, per me lo è. E se nel farlo riesco anche ad inserire un po' di amarcord d'epoca mi diverto di più. Logorroico magari, ma in fondo bisogna saper nutrire anche l'anima.
Non si vive di solo risotto. Enjoy Folks.