mercoledì 10 ottobre 2012

"A Song is forever, Mr. Bond..."

Succede. Che tu ti porti dietro, crescendo, le passioni giovanili. E James Bond è una di quelle.
Col tempo sei diventato un esperto, sei in grado di ricordare i film, le loro scene, le frasi celebri, e gli stunt più spettacolari. Certo, come fanno in tanti. Ma tu hai letto anche tutti i libri, e questo è un punto in più. Si, certo, ma rimani pure sempre uno dei tanti, dov'è la novità?
E poi ci sono strade che segui nelle quali ti ritrovi da solo. Perché sei curioso, e leggi, e segui e ti fai ancora domande, e poi vai su youtube e cerchi conferma. E la trovi. E poi vai a dormire, che nel frattempo sono arrivate le 2 di notte, ed è un po' tardi. Ma almeno non hai rubato tempo al lavoro ed a tutto il resto.
Sì, perché le passioni (tutte le passioni) sono pericolose: per la salute, per il sonno perso, per i percorsi mentali che ti fanno intraprendere. Ma sono una parte di quelle piccole soddisfazioni che ti aiutano a soddisfare la tua fame di sapere. E visto che un blog è anche condivisione, è giusto che io lo utilizzi per condividere parte di questo meraviglioso mondo, ai più sconosciuto.
E così, mentre da qualche giorno è stata diffusa la canzone di Adele del nuovo film di 007, mi sono ricordato delle scoperte fatte a suo tempo, e ho pensato che condividerle sarebbe stato bello.
Collezionate colonne sonore di 007? Buona cosa. E avete tutto? Ma proprio tutto?
O almeno "Ma sapete davvero tutto? Lo sapete che si sono cose che non sapete?"

Facciamo la prova del nove musicale. Le canzoni dei film di 007. Le conoscete tutti, le avrete viste qualche volta in tv, vero? E se siete appassionati avete anche le colonne sonore, giusto? Quindi pensate di essere a posto, vero? Quasi.
Il giovane Holden proverà adesso a mettere a dura prova le vostre convinzioni, e a rivelare i risultati delle sue scoperte notturne degli anni passati. Che però non riguardano proprio tutti i film, per cui ne esamineremo solo alcuni.
E buon divertimento.

Thunderball (1965) di Terence Young. 
Canzone dei titoli:  Thunderball (Barry-Black) eseguita da Tom Jones.

E' il quarto film, il fenomeno Bond è ormai lanciato. Goldfinger è stato un successo, e così la canzone eseguita da Shirley Bassey. Okay, la versione di Tom Jones la conosciamo tutti, ma quanti sanno che in Germania ebbe le canzoni cantate in tedesco?


Non solo. Lo stesso cantante, Alan Korb, incide pure l'altra canzone inserita nella colonna sonora, Mr Kiss Kiss Bang Bang.


Quest'ultima canzone poi, nella sua versione originale, ha dietro di se davvero una lunga storia. Doveva essere il tema portante. Scritta da John Barry e Leslie Bricusse, ne venne incisa una prima versione, e cantata da Shirley Bassey. Ma risulta cantata in maniera troppo simile a quella di Goldfinger, il film precedente, e ci vorrebbe un approccio più soft. Così viene rigettata, e Mr. Kiss Kiss Bang Bang viene cantata di nuovo, questa volta da Dionne Warwick. Ma questa volta la produzione contesta che nel titolo della canzone deve esserci il titolo del film. A John Barry si affianca Don Black, e danno vita al tema per Tom Jones che conosciamo tutti. Di Mr Kiss Kiss Bang Bang nel disco (e nel film) rimarrà solo la versione strumentale.
Le due versioni vennero portate alla luce nel 1990, contenute nella versione doppia dell'album The Best of James Bond - 30th Anniversary Limited Edition.
Ecco la versione di Dionne Warwick:


Ed ecco quella (rejected) di Shirley Bassey:

  
Per rimanere su Thunderball, da noi esiste una piacevole cover eseguita da Adriano Celentano del tema eseguito da Tom Jones. Non venne inserita nel film perché non si trattò di un coinvolgimento ufficiale, ma solo di una cover, che uscì come 45 giri. Della stessa canzone esiste una versione cantata da Tony Dallara.


Ma la storia è anche più complicata di così. Ci sono le scoperte che non ti aspettavi. La lunga leggenda delle canzoni proposte e rigettate. Furono su commissione e scartate solo dopo l'ascolto? Oppure furono scritte con entusiasmo e poi proposte? Le leggende si sprecano, ma le canzoni che possono fregiarsi del termine rejected sono parecchie. Molte non raggiunsero mai il tavolo della produzione, ma non per questo vanno dimenticate.
Poco si sa, per esempio sulla versione di Thunderball di Johhny Cash, ma pare fosse una prima scelta in origine. Il testo fa riferimento alla trama del film.


Si vive solo due volte (You Only Live Twice, 1967) di Lewis Gilbert.
Canzone dei titoli: You Only Live Twice (Barry-Bricusse) eseguita da Nancy Sinatra.

Il tempo riprende a scorrere. E si ripete la storia già sentita per Thunderball: che John Barry e Leslie Bricusse scrissero altri titoli di testa per questo film. Una prima versione di una canzone chiamata You Only Live Twice è cantata da Julie Rogers. Ma hai produttori non piacque, e ne venne scritta una nuova, dagli stessi autori. John Barry propose Aretha Franklin come voce, ma i produttori volevano Frank Sinatra. E Frank suggerì invece di usare la figlia. E così fù.
L'originale ora figura tra i brani scordati e dimenticati, ma la trovate qui:


Al servizio Segreto di Sua Maestà 
(On Her Majesty's Secret Service, 1969) di Peter Hunt
   Come titoli un brano strumentale. Presenti nel film:
We have All the Time in the World (Barry-David) eseguita da Louis Armstrong.
Do You Know the Christmas Trees are Grown (Barry-??) eseguita da Nina

Davvero era difficile inserite le parole On Her Majesty's Secret Service nel testo di una canzone? Barry e Bricusse ebbero il dubbio, ma ci provarono. Il regista Peter Hunt li anticipò, scegliendo di usare un tema musicale e basta, e così una canzone intitolata On Her Majesty's Secret Service non venne mai scritta. Peccato.
Una canzone nel film ci sarà, anche se non nei titoli, e sarà la celebre We Have All the Time in the World eseguita da Louis Armstrong, e scritta da John Barry questa volta in coppia con Hal David (collaboratore storico di Burt Bucharah). Una seconda canzone viene inserita nella colonna sonora, ma nel film si sente appena appena. Si tratta di Do You Know How Christmas Trees Are Grown, eseguita da Nina.
Ed è su questa canzone che i tedeschi fanno il tris. In questa occasione ecco Katja Ebstein che canta Wovon träumt ein Weihnachtsbaum im Ma, versione tedesca della canzone.


Ma la canzone originale, in inglese, eccola qui. E potete divertirvi a cercare la scena del film in cui si sente per pochi secondi...



Una Cascata di Diamanti (Diamonds are Forever, 1971) di Guy Hamilton
Canzone dei titoli: Diamonds are Forever (Barry-Black) eseguita da Shirley Bassey

Dopo la versione scartata del suo tema per Thunderball, Shirley Bassey torna a cantare i titoli di testa di 007, e questo non è un mystero. Ma la prima volta che vidi il film in TV, fu trasmesso da Mediaset nei tardi anni '80. E sfumarono i titoli di coda (come facevano sempre), ma per un breve attimo si potè sentire che la canzone dei titoli di coda era... in italiano. Naturalmente nei dvd usciti negli anni successivi non c'è traccia di questa traccia, ma uscì su 45 giri all'epoca, e negli anni successivi Shirley Bassey l'ha inserito in una sua raccolta.



L'uomo dalla pistola d'Oro 
(The Man with the Golden Gun, 1974) di Guy Hamilton
Canzone dei titoli: The Man with the Golden Gun (Barry-Black) eseguita da Lulu

E poi ci sono i casi generati dalla passione. Pure e semplice passione, e ne abbiamo notizia. Questo è il caso di Alice Cooper. Un giorno del 1973 vede Vivi e lascia morire e sente Live and let Die cantata da Paul McCartney, ed essendo pure lui in un grande appassionato di 007, si dice "Posso riuscirci pure io!" e scrive una sua versione di quello che si sa già essere il titolo del film successivo, e la propone agli studios. "No, grazie" è più o meno la risposta. Ma grazie per averci provato, Alice (il video che accompagna la canzone, qui sotto con i titoli di 007, è opera di un fan).



Solo per i tuoi occhi (For Your Eyes Only, 1981) di John Glen
Canzone dei titoli: For Your Eyes Only (Conti-Leeson) eseguita da Sheena Easton

Fù passione anche quella di Blondie? Era un incarico ufficiale, ma venne preferita la canzone che scrissero Bill Conti e Michael Leeson. Così nel film Solo per i tuoi occhi (1981) i titoli di testa sono cantati da Sheena Easton. Fu Blondie a non volere cantare una canzone non sua, per cui rifiutò la proposta? Bill Conti era uno dei maggiori musicisti dell'epoca, come fare a dirgli "No, grazie, preferiamo alla tua canzone quella della Pop Star americana". Esce Blondie, entra Sheena Easton.
Per cui la canzone For Your Eyes Only di Blondie esce nel 1982, nel disco The Hunter.



007 Zona Pericolo (The Living Daylight, 1987) di John Glen
Canzone dei titoli: The Living Daylight (Barry-Waaktaar) eseguita dagli A-Ha

Il tempo scorre inesorabile, i film si succedono. E così anche i temi rigettati
Quanto arrivarono vicini i Pet Shop Boys, nel 1987, a scrivere il tema di 007? A View to a Kill dei Duran Duran, due anni prima, era stato un successo, e la collaborazione con delle celebri pop star è il nuovo corso da seguire. Per il film successivo la prima scelta pare fossero stati proprio loro, i Pet Shop Boys. Due i demo che si trovano in giro, ma solo il primo ha un suono alla Bond. Ecco la versione di The Living Daylights che non fù mai.


Una vecchia regola dice che non si butta mai via niente. Ed ecco che il demo non utilizzato diventa un'altra canzone, This Must Be The Place I Waited Years To Leave, contenuta nell'album del 1990 Behaviour.


E poi ci sono pure gli incidenti di percorso, quelli di cui non saremmo mai venuti a sapere, come la versione di Mr Kiss Kiss Bang bang di Shirley Bassey. Dopo una collaborazione eccellente con i Duran Duran per il film precedente, John Barry deve collaborare con gli A-ha per i titoli di testa di Zona Pericolo (1987).
Tutti conosciamo la questa versione, ma gli A-ha non furono mai soddisfatti. La collaborazione non fu semplice, e non perdonarono mai a John Barry, che dopo avere cercato inutilmente di convincerli a cambiare una parte di arrangiamento, alla fine intervenne e tolse una base ritmica dalla loro versione. Ma in questo modo adesso la canzone era in tema con il sound del resto della colonna sonora, prima assente. Così, nel 1988 esce il loro album Stay on these Roads e possiamo sentire la loro versione originale.


Un po' di anni dopo, durante le celebrazioni per un'anniversario della carriera di John Barry, vennero intervistati diversi artisti che avevano collaborato con lui. Gli A-ha dissero che era stato un vero piacere lavorare con lui. Quando gli riferirono la cosa, apre che Barry disse "Sul serio dicono questo? Ma su che pianeta erano?"
Da qui in poi la storia diventa ancora più ricca. Con internet e Youtube le proposte per canzoni successive si moltiplicano. Ma le esamineremo in una seconda parte, perchè la storia si complica non poco. E ad ogni film le canzoni si moltiplicheranno.
Stay Tuned, folks.

venerdì 5 ottobre 2012

Le rose che non colsi

Qual'è un buon argomento per un articolo sul blog? Quando usi il blog per esternare i tuoi interessi, le tue passioni e i tuoi ricordi? Di tanto in tanto un'idea prende forma, si isola dalle altre, e richiede a gran voce la tua attenzione. E a te non resta che metterla per iscritto, e poi rifinirla, aggiustarla, metterla a punto, pronta per renderla pubblica, e mandarla sotto gli occhi di tutti.
Questo se non hai l'abitudine di usare questa pagina per mostrare i tuoi disegni nuovi (per quello c'è sempre DeviantArt). Tanti sono i pensieri che girano per la testa ogni giorno, tante le cose che vorresti dire e fare, poco il tempo che puoi dedicare loro.
E' come per il giardiniere. Hai un cespuglio di rose a tua disposizione, e devi solo cogliere quella giusta, e una volta che avrai completato tutta la procedura, dovrai solo aspettare ti arrivi il momento per cogliere la rosa successiva.
Però, pur sapendo bene quali sono gli argomenti e gli interessi di cui ho voglia di parlare e scrivere, allo stesso modo conosco bene anche un'altro dettaglio:
Che ci sono cose di cui NON parlerò.

I motivi sono differenti, per cui diverse anche le motivazioni per le quali scegli di non parlarne. Principalmente perché ti rendi conto che buona parte di quello che tu sai, spesso è solo una campana, e come tale può essere errata, perché anche una faccenda che tu conosci bene può avere dei lati oscuri che tu non conosci. E se ti fanno arrabbiare i giornalisti che scrivono del dottor Spock o disquisiscono di Asimov o di Philip Dick senza minimamente conoscerli, allora è bene che non commetti il loro errore.
E poi c'è il dettaglio - non trascurabile - che potresti offendere qualche amico. Cosa da non fare MAI.
Per cui questo blog si aggiorna di tanto in tanto, e non più spesso di così, e non avrà mai occasione di raggiungere le centinaia di migliaia di adoratori/adulatori a cui agognano i bravi blogger professionisti.
Ma questo, intendo le cose di cui NON parlerò, è di per se' già un buon argomento di cui parlare. Almeno fino a quando non troverò un valido motivo per cambiare idea.

Avrei sempre desiderato scrivere una breve storia del fandom fantastico televisivo/cinematografico italiano. Perché ne ho fatto parte dagli albori, perché ho visto nascere tutti i gruppi di appassionati, e perché li ho visti anche talvolta andare in crisi, frantumarsi, dividersi o chiudere. E buona parte dei motivi li conosco, perché conosco chi vi ha fatto parte.
Conosco il motivo per cui Sticcon e Deepcon siano due realtà differenti e senza più punti di contatto, e perché una volta il gruppo di fan di Spazio 1999 e Gerry Anderson era uno solo, e poi invece sono diventati due, senza punti di contatto. Del perché siano scomparsi, in tempi e modi differenti sia l'X-Files club che lo Stargate SG1. E parte della vicenda sui motivi della lunga dynasty dei vari club italiani di StarWars, da Alliance e Cloud City fino all'attuale Yavin 4, e i loro non punti di contatto.
Perché alla fine erano/eravamo sempre gli stessi appassionati, con i piedi in più scarpe. E perché come al solito, non posso pretendere di dare ogni punto di vista. Perché ognuno aveva dei suoi validi motivi per ogni azione. Forse qualcuno no e si faceva gli affari suoi, d'accordo, ma in fondo non ci interessa più.
E' passata molta acqua sotto i ponti, e un buon archeologo antropologico potrà trovare facilmente il bandolo della matassa, cercando e chiedendo alle persone giuste, ma non a me.

E quindi non rivelerò mai nemmeno i segreti imparati alle Sticcon, quelli sconosciuti al grande pubblico.
Nulla uscirà mai sul terribile caso del VIP che offrì un Big Black Man, di cui fui testimone diretto.
Perché non è il caso, perché fece una brutta figura, e perché in fondo gli ero grato per altre cose. E perché quella sera aveva bevuto, e perché in fondo voleva solo tradurre all'ospite americano il nome del cocktail Negroni che stava preparando, senza avvedersi che quando tradusse il nome l'altro credette che gli stesse proponendo un grosso negro superdotato.
E nulla pure sull'identità dell'altro VIP che certe notti avrebbe bussato alle porte delle stanze d'albergo dove dormivano ragazze. Perché non è il caso, perché alla fine non accadde nulla di male, e perché tutti negarono tutto. E perché forse in realtà cercava solo la stanza di un'amica e aveva sbagliato piano, e le sue motivazioni non avevano nulla di cui vergognarsi. Quindi nessuno me lo raccontò la mattina successiva. E quindi nemmeno la vicenda del focoso fan che voleva a tutti costi conoscere il suo eroe, riuscendo solo a terrorizzarlo. Sono cose che accadono, ma ha senso esternarle. Chi c'era lo sa, chi non c'era non serve lo sappia.
E dell'attore/attrice che scassò gli zebedei a tutto lo staff che lo/la ospitava? No, nemmeno lui/lei.Non è il caso, in fondo sono cavoli suoi, perché poi non è più tornato/ta. E tu lo sai perché i tuoi amici dello staff erano isterici quel giorno, e avrebbero voluto cementificarlo/la in un pilastro dell'autostrada. O il tipo che non capì bene il significato del termine Asta Benefica, ma solo quello di Asta.
O della foto con la leggenda e il cappuccino (in basso, appoggiato sul pavimento, con la brioche mezza mangiucchiata sul piattino), ma se siete tra i fortunati possessori di tale gadget, sappiate che non vincete niente. Niente che un buon lavoro di Photoshop non possa cancellare, che sia la leggenda o il cappuccino, a scelta. E lo so perché ritirai io stesso per un amico una di quei preziosi gadget.

E non dirò mai nulla sui misteri editoriali di cui ho avuto notizia. Nulla dirò mai sul perché l'editore che pubblicava i libri della serie che andava "dove nessuno era mai giunto prima" sceglievo di pubblicare proprio quelli lì, anziché fidarsi di qualche esperto, e perché smise improvvisamente di farlo. O la verità incredibile (ma anche puro e semplice gossip, anzichenò) del vero autore del best seller librario italiano (dall'amico - persona informata dei fatti - di un amico), e vorrei poter dire la stessa cosa sul perché Segretissimo non abbia mai pubblicato i libri inediti di Quiller (che rimane invece un mystero a cui non verrà mai data soluzione) mentre invece ho una gran voglia di fare un amarcord sulla grande (ed ormai estinta) editrice Nord, sempre nel mio cuore, e prima o poi accadrà.
O di come rischiai di finire (e probabilmente ci finii) nella foto ricordo che un amico si volle fare con la sua scrittrice idolo, perché non c'era spazio per alzarmi dalla sedia dove ero seduto, e perché in fondo riuscii a farmi piccolo piccolo. Perché io invece non la sopportavo proprio, quella scrittrice. Ma fui diplomatico pure allora e non dissi nulla. E non ho mai visto quella foto. E semmai qualcuno l'avrà pubblicata, spero abbia tagliato via dall'immagine quel brontolone seduto che continuava a disegnare e non si univa alla massa per chiedere pure lui un autografo. Mentre invece, quello sì, racconterò dei miei idoli e di quando li incontrai, e cosa-dove-quando, ma a tempo e luogo.
Così come nel campo dei fumetti, chi ha scritto cosa, chi ha pubblicato questo, chi non ha mai pagato Tizio e nemmeno Caio, chi avrebbe derubato tale autore in anni recenti, o perché tizio ha chiuso tale testata e Caio non ha detto nulla. Perché saputo da Tizio, confermato da Caio (che non conosce Tizio), ma negato da Pincopallo (che non conosce ne' Tizio, ne' Caio). Perché alla fine è sempre di questi argomenti che parli con amici che vedi una volta all'anno, nelle fiere, alle cene. Certo, cose sapute da un amico, ma a volte riferite da un altro amico, per cui metti sempre il ragionevole dubbio.
Ma nemmeno delle conoscenze dirette: di quando parlando con un autore, gli anticipai i miei timori su persone e fatti che avrebbero potuto accadere di lì a poco col suo progetto, e - maledizione - tutto si avverò? Jack Indovino? No, solo stocastico...
Notizie certe? O tutte chiacchiere da bar? Certo, ogni cosa è possibile, ma di alcuni fatti ho la certezza, anche se è meglio non dire. Ci penserà il nostro archeologo antropologico, domani o il giorno dopo.

Mai dirò come scoprii la vera identità del misterioso curatore dei fumetti Marvel PlayPress nei primi anni '90. Il mondo non dovrà mai sapere. E così per ciò che mi riguarda personalmente, e che non mi va di esternare. Nulla dirò mai del motivo per cui l'universo decise che io e i film di Harry Potter non andavamo proprio d'accordo.
Non rivelerò mai l'origine del mio odio per i bottoni dei cappotti, specie quelli con l'occhiello di metallo che tagliano continuamente il filo e cadono dovunque, e sempre nel momento sbagliato. O del motivo (sicuramente pedagogico) per cui mi piacciono le macchinette. Ne' di come provai odio autentico per un amico, a causa del quale gettai via per errore una cartella importantissima sul computer al posto del singolo file (e svuotando pure il cestino, alè, nibbio che non sei altro!) mentre lui mi raccontava con enfasi i fatti suoi al telefono. Perché l'odio durò solo il tempo di recuperare quei file, o almeno l'80% di essi. E col 20% rimanente ti puoi permettere con l'amico solo un leggero infastidimento.

Non esternerò mai la mia personale lista degli "svitati" che girano nel variegato mondo dei fumetti e in quello del fandom. Ne' darò mai alcun cenno del perché evito come la peste una parte di questo mondo, ad ogni evento a cui partecipo. E non farò mai il resoconto di certe fiere di fumetti o certi incontri a cui partecipai, in altri tempi (nulla dirò di FirenzeComics). E così anche con gli spiacevoli fatti che intercorrono tra i vari gruppi di cosplayer, questo mondo meraviglioso dove tutti sembrano volersi così bene.
E se mai un giorno vorrò rivelare parte di tutto ciò, come mio solito mi inventerò dei nomi fittizi e originali come Pinco Cavallo e Pallino Tizio, o tornerò io stesso ad essere il giovane Holden. O darò un colpo al cerchio ed uno alla botte, sperando non diventi mai categoria olimpica, o potrei avere buone possibilità di finire sul podio...
Ma nel cespuglio ci sono ancora tante rose da cogliere. All in Good Time, come dicono oltreoceano. Tutto a suo tempo...

Per tutto il resto (oltre a Mastercard) abbiamo solo il cielo come limite.
Sempre che non sia coperto da minacciose nuvole, sicuramente aliene.

giovedì 13 settembre 2012

Luna nostra che sei nei cieli

Strano mondo la televisione delle seconda metà degli anni '70. Strano rispetto a oggi, intendo. Le due reti RAI, e poi se eri fortunato c'era la TV svizzera e TeleMontecarlo se stavi nel centro del nord Italia, e TeleCapodistria se stavi a Nordest. E la programmazione della nostra TV nazionale era divisa in fasce orarie (più o meno come adesso), ma con degli orari rigidissimi.
La TV dei ragazzi cominciava alle 17. Alle 20 il telegiornale sul primo canale, mentre quello sul secondo era cominciato già da un po'. Sul primo canale arrivava il programma di prima serata (carosello era già stato soppresso) un varietà o un film o una di quelle cose oggi chiamate fiction TV, ma che allora venivano  rigorosamente chiamati o Romanzi sceneggiati (sceneggiatura tratta da opera letteraria) oppure Originali televisivi (sceneggiatura inedita), nel severo gergo usato dalle signorine buonasera del periodo. Questo andava avanti fino alle 22/22.30 circa. Poi c'era altro, e di solito era qualcosa di palloso. Ma a quell'ora si cambiava già canale.
Già, sul secondo canale quasi sempre andava in onda subito alle 20.30 un programma di un'ora (era il periodo di Odeon), e quindi alle 21.30 cominciava la seconda serata: film, telefilm, programmi brillanti, era l'orario del divertimento, senza trascurare gli immancabili speciali giornalistici.
Insomma, uno spasso, che ti lasciava un sacco di tempo libero, per contarti le dita o per leggere un libro.

I telefilm c'erano, ma erano centellinati, e rigorosamente con una puntata a settimana.
E a me piacevano i telefilm con astronavi e aerei. Sopratutto questo: astronavi ed aerei. E personaggi? Vabbè, si, anche loro, ma non erano importanti. Ma quando hai 11 anni le tue priorità sono differenti.
Avevo adorato I cavalieri del cielo, UFO, Stingray e l'astronave Orion (ma avevo trovato un po' inutile Joe 90). Però ero attratto da aerei ed astronavi come un'ape è attratta dal fiore.
StarTrek era ancora lontano, e solo qualche anno dopo venne trasmesso da TeleMontecarlo, e da lì in poi cominciò a crescere, a creare i trekker e tutto quello che ne consegue.

Del settembre del 1975 ricordo che Niki Lauda era diventato campione del mondo con la Ferrari, e che in TV il sabato sera sul primo canale c'era una varietà trasmesso dall'auditorium di Napoli, un grosso teatro con un sacco di musica e tanta gente cha parlava. Ma se mi dimostrerete che le date non coincidono non avrò problema a darvi ragione. Si guardava perché era sabato, e non c'era altro da fare. E poi si andava a dormire. Di solito... almeno fino a 4 settembre 1975.

Tutto incominciò a causa di una signorina buonasera. Una delle celebri annunciatrici RAI dell'epoca, che (come d'abitudine a quei tempi), dopo il telegiornale e la pubblicità, appariva in video a mezzobusto, e annunciava i programmi della serata delle due reti. Annunciava TUTTI i programmi fino alla chiusura delle trasmissioni.
E quella sera, arrivata al secondo canale, eccola emettere le parole magiche: "Alle 22 eccetera, andrà in onda il telefilm "Separazione", della serie Spazio 1999". Tre cose mi colpirono.
1) 22 eccetera era molto tardi, sarei andato a dormire oltre il mio orario, mannaggia.
2) Separazione voleva dire che la storia avrebbe raccontato di un divorzio. Probabile fosse una palla.
3) Ma quelle due parole, SPAZIO e sopratutto 1999 erano ipnotiche. Sarei rimasto sveglio, avrei guardato la storia dei due divorziandi, e avrei dissetato la mia sete di curiosità.
All'ora indicata ero pronto, e il telefilm partì. Dopo un sorprendente cartello che diceva "La RAI , Radiotelevisione Italiana, presenta" (che lo faceva apparire diverso dagli altri telefilm) partiva il teaser, la scena prima dei titoli di testa. Drammatica, porca paletta. Nella mia testa ormai risuonava già da qualche minuto una vocina insistente, che ridendo come un cattivo di 007 mi gridava "Ormai sei fregato, Jack, non riuscirai più a farne a meno, lo sai, vero?"
E poi partivano i titoli.


E tutto il resto. E solo negli ultimi minuti questo tonto appassionato comprese che la separazione del titolo non si riferiva ad un divorzio, ma ad un'altra separazione. E preferivo sicuramente questa. 
In questa sigla, così come già nelle primissime sequenze del teaser, già avevo avuto una risposta a miei quesiti davvero importanti. Avevo finalmente identificato quel veicolo strano che appariva sulle pubblicità Dinky Toys sia su Topolino che sul corrierino. Il mondo era nelle mie mani, ormai conoscevo tutto quello che mi serviva sapere.



Tutto il resto venne dopo. I primi 6 episodi in quell'orario, i successivi 6 (definiti dalle annunciatrici "seconda serie") trasmessi in seconda serata, alle 21.30, e i successivi 12 la domenica pomeriggio, nel gennaio 1976, e porco mondo me ne accorsi quando cambiando canale mi ritrovai con "Circolo chiuso" già a metà episodio. Ma già John Koenig e Alan Carter erano diventati degli eroi assoluti, mi riascoltavo le puntate registrate col magnetofono Geloso, e mi creavo le mie personali fanfiction. E l'aquila costruita in cartoncino e disegnata col pennarello, e le proiezioni ortogonali dell'Aquila disegnata come compito estivo di applicazioni tecniche, alla scuola media.
E poi l'album di figurine della Panini (il primo album di figurine che riuscii mai a completare), e qualche anno dopo una seconda serie "differente", che mi raffreddò l'entusiasmo, ma di cui riuscì a completare anche il secondo album di figurine Panini (l'ultimo album che riuscii mai a completare). E il fandom che naque solo molti anni dopo. E le vignette umoristiche che realizzai per loro. E le registrazioni in VHS negli anni a seguire. E i DVD molto tempo dopo.
Intanto già ero convinto che l'Aquila, l'astronave che utilizzavano nel telefim, era sicuramente una della più belle astronavi che avessi mai visto. E anche oggi le metto davanti solo L'Enterprise Refit di "Star Trek - The Motion Picture".
Ma questa è un'altra storia. Che forse sì o forse no affronterò in futuro.

Se c'eravate, non potevate non adorare quella serie. Se la guardate adesso, certo che sorridete. Col senno di poi si costruiscono palazzi di retorica immensi, e avendo voglia e tempo tutto è dimostrabile, sopratutto il contrario.
Ma io difenderò sempre spazio 1999: anche se la luna viaggiava a velocità variabili, se i caschi delle tute spesso si aprivano, le Aquile venivano distrutte a decine di puntata in puntata, i computer rispondevano con degli scontrini, e il comunicatore aveva solo 9 tasti per nove numeri, senza lo 0.

La data della trasmissione della prima puntata l'ho recuperata dalla Wikipedia, perché ormai non la ricordavo più. Beh, avevo 11 anni all'epoca, come avrei potuto ricordarmi tutto?
In compenso, nel periodo in cui andavo a letto presto, ho imparato bene a contarmi le dita. Ho visto tanti bei telefilm. E ho letto tanti libri.

E ogni anno, la sera del 13 settembre, se non piove o c'è luna nuova, mi affaccio alla finestra e guardo in cielo, cercando con lo sguardo la luna.
E' sempre là. E capisco che in questo mondo l'unica separazione è ancora quella di una coppia che divorzia. E quindi in fondo nel 1975 ero ancora normale. Una persona normale non si costruisce col cartoncino un comunicatore. No, decisamente.
Ma dopo il 1975 decisamente io non fui più normale...


domenica 26 agosto 2012

Sua eccellenza non abita più qui

Ogni tanto penso che se questo fosse il migliore dei mondi possibili, Sidney Jordan verrebbe ricordato come uno dei più grandi autori di fumetti. In questo mondo meraviglioso il suo personaggio principale, Jeff Hawke, sarebbe sempre disponibile in qualche ristampa di grande formato in libreria, o riproposto in edicola abbinato al Corriere o a Repubblica, magari con una lunga spiegazione che cerca di convincerti che la colorazione digitale fatta apposta per questa edizione lo rende migliore, unico e imperdibile. E dei suoi incredibili personaggi esisterebbe una serie di Heroclix imperdibile con tutti i suoi meravigliosi alieni, così come una serie di action figure McFarlane con Chalcedon, Kolvorok e Sua Eccellenza e (perchè no?) una serie Hot Wheels di tutte le astronavi più spettacolari.

Ma invece siamo nel nostro mondo. Per cui invece abbiamo le Action Figure degli alieni di Halo e Mass Effect, e l'ennesima serie di Spawn. In edicola arrivano i personaggi legati ai film di supereroi e i pupazzetti oribili dei personaggi a fumetti.
E Sidney Jordan non disegna più fumetti, e ha cambiato mestiere. E di Jeff Hawke rimangono solo le edizioni ancora disponibili, grazie al cielo. E naturalmente siamo in molti a conoscere il suo lavoro, ma questa conoscenza scarseggia nelle nuove generazioni, che ormai lo ignorano del tutto.

In ogni cosa ci deve essere un inizio, un momento in cui riesci a individuare quando tutto è cominciato, a dedidere di chi è la colpa se ti è cresciuta una passione
Nel mio caso la colpa fu di un'intervista ed un dossier pubblicati su un vecchio numero di Fumo di China. E nei giorni successivi il passaggio in una libreria del centro che esponeva quei volumi in mezzo ai libri seri, e l'acquisto di un numero a caso. Era solo per provare, se non mi piaceva non ci avrei rimesso molto.
Adesso, più di venti anni dopo (minchia, come passa il tempo!) ho la serie completa, e anche qualcosa in più. Non è stato facile, non è stato semplice, non è stato breve. Ma nella vita ti devi porre degli obbiettivi secondari, e quando li raggiungi è un piccola grande vittoria.

Sei eri un lettore onnivoro di fantascienza (da qui in poi abbreviata con FS), se nella tua giovinezza avevi letto tutti i classici, improvvisamente i fumetti fantastici ti deludevano. Perché non si andava molto più in là di copie di Flash Gordon o Eroi galattici senza paura. E gli eroi galattici la FS letteraria li aveva lasciati agli anni '50, Flash Gordon ancora prima. E si era evoluta.
Ma i fumetti no, non ancora. In più con la memoria di tutti i libri letti letti che ti portavi dietro, riuscivi a individuare le "citazioni" (dette altresì anche copie in carta carbone) nascoste nelle trame di qui pochi fumetti fantastici. Oh, naturalmente non avevo ancora letto gli X-Men di Claremont-Byrne-Austin, quello sarebbe diventato un altro obbiettivo secondario...
Comunque non riuscivi a non notare come quella storia era uguale a quella di quel libro che avevi letto da militare, o identico a quel telefilm con gli UFO che guardavi da piccolo.
E poi arriva Jeff. E trovi storie originali, non copiate. E che sono pure belle storie.

Succede lo stesso pure oggi, quando guardi un telefilm fantastico. Ti aspetti i draghi in un telefilm fantasy, e quando ritardano ad apparire ti domandi i tuoi perché. Vedi l'invasione aliena ma gli invasi sembrano fare le scampagnate. O i pionieri temporali delle preistoria che sparano ai velociraptor ma non si accorgono se un plesiosauro di 50 metri si avvicina al campo. Diventi critico. Maledettamente critico.
In fondo volevi solo un buon telefilm di FS, perchè ormai Startrek li hai già visti tutti da un pezzo. Per i fumetti ti succede la stessa cosa: vuoi maledettamente dei buoni fumetti di FS.

Non starò a dirvi perché Jeff Hawke merita la lettura. Ci sono siti nella rete che riescono a farlo meglio di me, e se ci provo divento uno in più, ma difficilmente riuscirei a essere convincente.
Come accennavo all'inizio, a differenza di molti altri fumetti Jeff in Italia ha diversi sostenitori, e ha goduto di un buon apprezzamento, anche editoriale. Girando per la rete si trova molto. Merita assolutamente una visita la pagina italiana dove si può cominciare a fare la conoscenza con i personaggi, oltre ad avere una preziosa e completa cronologia di tutte le storie contenute nelle varie edizioni italiane (almanacchi e pocket compresi), i cui link diretti darò più avanti.
Ed è sufficente scrivere il nome su Google per trovare tanti altri apprezzamenti in giro in altri posti.
No, lo farò a modo mio, dando un'infarinatura. Dopo, se l'argomento interessa, vi fornirò gli strumenti, con i link per chi volesse approfondire.

Jeff Hawke è una striscia a fumetti che appare sul Daily Mirror, ininterrottamente dal 1954 al 1974, ma anche fino al 1990. Una al giorno, dal lunedì al venerdì, in compagnia di altre strisce di personaggi più famosi. Ai testi ed ai disegni c'è Sidney Jordan, debuttante di buone speranze. Ben presto gli si affiancherà l'amico sceneggiatore Willy Patterson, suo sarà il merito dell'inserimento di una lunga serie di brillanti comprimari: Mac MacLean, la fidanzata Laura (che scomparità da un momento all'altro) Kolvorok, Sua Eccellenza, e Chalcedon il terribile... 
Patterson lascierà per problemi di salute mel 1969 e da quel momento Jordan farà tutto da solo, aiutato saltuariamente da amici scrittori o colleghi disegnatori, ma mantenendo la regia assoluta. Le storie si evolvono, le trame mutano di tono, le tute spaziali assomigliano adesso a quelle degli astronauti veri. Si trasforma lentamente, ma rimane affascinante. Trame più drammatiche, tematiche che variano (tra cui il sesso, ma sempre in maniera discreta), ma le storie continuano ad essere di Fantascienza,  gli alieni sostituiscono altri alieni, e la vita continua.
Ma durante questo lungo periodo, Jeff si evolverà in maniera ancora più estrema. Quando nel 1974 il qutidiano britannico cessa la pubblicazione dei fumetti, il nostro eroe rimane senza casa. Stop, fine di un'epoca, signor Jordan. Possibile? Che tutto debba finire davvero così? No, non si può permettere. Jordan ottiene un nuovo lavoro da un quotidiano scozzese, che chiede fumetti, ma vuole qualcosa di inedito. E allora crea un nuovo personaggio.
A partire dal 1976 esce sul Daily Record la nuova serie di Jordan, Lance McLane. Tutto è diverso rispetto al buon Jeff: futuro catastrofico, nuove astronavi e nuovi personaggi. 

Non passa molto tempo prima che arrivi una richiesta per riavere Jeff Hawke, per il mercato estero, che a differenza dell'Inghilterra ne sente la mancanza. Jordan ormai sta seguendo il personaggio nuovo, e non ce la farebbe a seguire e produrre due strisce differenti, il quotidiano scozzese paga bene... La scelta di Jordan dividerà gli appassionati.
"E' una cavolata" dice Pippo.
"E' geniale!" dice Pertica.
Nel resto del mondo McLane diventerà Hawke. Jordan prende l'ultima storia di Hawke, crea una serie di strisce di raccordo, e lo fa' finire nel futuro di McLane (ibernazione, wormhole). Ma per farlo deve rinunciare a quelle striscie di Lance pubblicate finora, che rimarranno escluse dal nuovo ciclo. On questa realtà  Jeff si risveglia nel futuro, con la barba, e assume l'aspetto fisico di McLane. Da adesso in poi Jordan continua a disegnare Lance McLane, che in Scozia la gente continua a leggere... ma nel resto del mondo si chiama Jeff Hawke. 
E' lecito? E' corretto o disonesto per i lettori? Jeff Hawke deve considerarsi finito nel 1974? 
Diamogli un'altra possibilità, please. E' corretto, Jordan ne è l'autore, e spetta a lui decidere cosa fare: ormai ha voglia di raccontare queste storie, il vecchio universo è ormai lontano. Hawke riprenderà piano piano il suo aspetto (biondo e senza barba), e le vicende continueranno, con i personaggi e gli ambienti di McLane. Ora abbiamo Otto, e abbiamo Fortuna, l'androide femminile. Ma non abbiamo più Kolvorok, non avremo più Sua Eccellenza, e nemmeno il cattivissimo Chalcedon. So Long boys, è stato bello, ma qui non c'è più posto per voi. La casa ha nuovi inquilini.
Qualche anno di storie, e poi arriva la fine. All'inizio degli anni '90, la serie conclude la sua pubblicazione, vittima dell'abbandono dei fumetti da parte dei quotidiani. E questa volta sarà uno stop definitivo. E Jordan passerà a disegnare storyboard per il cinema.

Jeff Hawke diventa usa serie finita. Che volendo può essere collezionata tutta.
Il giovane collezionista ode e si risveglia dal torpore. Una serie che è completa? E che può essere collezionata? La sua fame di conoscenza verrà nutrita...

Ma da dove si incomincia?
  Negli anni '70 Camillo Conti editore ripropose diverse storie classiche in una discreta serie di albi spillati, di grande formato. Ben stampati, ma arriva fino ad un certo punto.
  E poi c'è la preziosissima Edizione Integrale cartonata, Rizzoli/Milano Libri, dal 1975 al 1989 circa, periodicità variabile. La serie necessaria, anche se è difficile radunarla tutta (anche solo per fare una foto).
Jeff Hawke H1-H502 
Jeff Hawke H503-H1100
 
Jeff Hawke H1101-H1552
 
Jeff Hawke H1553-H2011
 
Jeff Hawke H2012-H2494 
Jeff Hawke H2495-H2950 
Jeff Hawke H2951-H3395 
Jeff Hawke H3396-H3846 
Jeff Hawke H3847-H4261 
Jeff Hawke H4262-H4643 
Jeff Hawke H4644-H5074 
Jeff Hawke H5075-H5498 
Jeff Hawke H5499-H5904 
Jeff Hawke H5905-H6413 
Jeff Hawke H6414-H6865 
Jeff Hawke H6866-H7289 
Jeff Hawke H7290-H7696 
Jeff Hawke H7697-H8060 
Jeff Hawke H8061-H8504 
Jeff Hawke H8505-H8865 

Integrale nel senso che hanno pubblicato tutto? No, integrale italiana. Una manciata di storie rimangono tutt'ora inedite da noi, a parte la pubblicazione di una di esse sulla rivista di corto Maltese nel 1987.

Per completare le edizioni italiane di volumi aggiuntivi (storie già apparse nell'edizione qui sopra), si aggiungono un paio di edizioni.
Si incomincia con l'indispensabile Chalcedon, Almanacco di Linus (Milano Libri, 1973 - brossura), che propone un'antologia di storie con protagonista il villain della serie, Chalcedon. Non proprio facile trovarlo, ma non è impossibile. Prezzi accettabili. A seguire, stesso anno, il volumetto "orizzontale" (come Lupo Alberto, tanto per intenderci ) Jeff Hawke "inedito novità" (Milano Libri, 1973 - brossura), che anticipava alcune storie in seguito apparse sui volumi. Facilmente reperibile nei mercatini, anche a buon prezzo.
Jeff Hawke e gli Extraterrestri (Oscar Mondadori 701, 1976 - brossura)
Jeff Hawke e le donne stellari (Oscar Mondadori 904, 1978 - brossura)
Due antologie varie, a tema. Strisce rimontate per farle stare nel formato pocket. Si trova facilmente nei mercatini a buoni prezzi.
Jeff Hawke nello spazio (Urania Fumetti, Mondadori, 2000 - brossura) 
Un'antologia con una prima parte originale, e una seconda parte che ripropone il ciclo di Chalcedon, preso dall'almanacco di Linus. Anche questa è di facile reperimento. L'esperimento di Urania Fumetti durò solo un anno, con la pubblicazione anche di altri due volumi, uno dedicato a Clarke & Kubrick di Alfonso Font e l'altro a una ristampa di Nathan Never. Non venne ripetuto negli anni successivi, lasciando intuire che probabilmente non fu' il successo che ci si augurava, ed è un vero peccato.
E poi, nel 2003 il numero 39 della prima serie dei Classici del fumetti di Repubblica, ideale per chi vuole avvicinarsi alla serie, che propone una buona antologia di storie classiche:
  I giocattoli immortali
  Figliol Prodigo
  Made in Birmingham
  Chacondar
  Selena.

E poi ci sono i fuoriserie. Le eccezioni che non si possono dimenticare.
Lance McLane (Editrice Corno, 1978 - cartonato),
Nel nostro caso, questo è l'eccezione. Qui abbiamo la pubblicazione completa di tutte le striscie apparse sul quotidiano scozzese con il nome di Lance McLane, compresa l'ultima storia tronca, "L'alchenio su Amaltea". Prezioso, anche se sconosciuto ai più, è anche di difficile reperibilità. Altrimenti si soffre, e non saprete mai la storia dell'Alchenio, portatore di vita...

"Okay, questo in Italia," dice Pino Palla, "Ma chissà quanti libri si trovano nei paesi anglosassoni, vero? Posso procurarmi delle edizioni originali, VERO?"
Ehm... no. Niente di tutto questo. Rarissimo caso, in Italia siamo più fortunati. Non esiste nei paesi di lingua inglese un'edizione integrale. Due volumi delle Titan Books, nel biennio '86-'87 (con le cover di Brian Bolland), altri due numeri usciti nel 2008 ancora disponibili. Un fan club britannico che realizza una pubblicazione periodica che ristampa e ripropone molte storie di Hawke, e poco altro. Difficile da credere, ma ricordate che il quotidiano inglese ne interruppe la produzione.


E niente gadgets. Siete fortunati se volete cominciare una collezione, perché non avrete gadgets che richiamino la vostra attenzione. Niet, nix, nada.
L'unico modellino che si trova in giro di un' astronave dei fumetti di Sidney Jordan è un esemplare della HOPE (da Lance McLane) autocostruito da un eroico altro disegnatore di fumetti col pallino del modellismo. Che avrebbe voluto metterci le luci, ma dovette rinunciare, perché altrimenti non sarebbe mai riuscito a completarlo in tempi umanamente possibili.

In fondo non possiamo rimanere schiavi troppo a lungo dei nostri obbiettivi secondari...

Note:
Per buona parte dei riferimenti ho usato il sito britannico e il numero di Fumo di China 7/34 (1-1989), edizione AD, intervista a Jordan di M.M. Lupoi.

sabato 11 agosto 2012

L'eccezione del 3° girone.

Dado vuole prendere la patente. Lo desidera da molto, sa che ce la può fare, e ci si mette d'impegno.
Non gli viene naturale ambientarsi con le regole della guida, ma ha tanta buona volontà. Accetta consigli utili, e si impegna per applicarli correttamente.
Dido, fratello di Dado che ha preso la patente 10 anni prima, cerca di dargli una mano, e gli confida un segreto che può aiutarlo a passare l'esame di guida. Dado ascolta e assimila quella conoscenza, e al momento dell'esame effettivo, la metterà prontamente in atto. Ma l'esame va male.
Dado ritorna a casa, affranto, irrimediabilmente sconfitto. Incontra Dedo, un amico di vecchia data, che vedendolo così affranto gli chiede il motivo di quell'umore. Dado racconta volentieri dell'esame andato male, liberandosi del peso di quel fallimento.
"Il consiglio di mio fratello non è servito!" grida, ormai alterato.
L'amico Dedo si incuriosisce, e quale sarà mai stato questo segreto?
"Mi aveva detto di fare finta di aggiustare gli specchietti quando salivo in auto con l'esaminatore."
Dedo non dice nulla. Ma ha capito subito cosa è successo. Però non ha il coraggio di dirlo a Dado.
Dedo ha capito cosa il fratello aveva consigliato a Dado, perché era una cosa che aveva consigliato pure a lui il suo amico Dudo, a suo tempo. "Quando sali in auto con l'esaminatore, anche se gli specchietti sono già regolati per la tua visione, fai finta di metterli a posto, così vede che ci stai attento." aveva detto Dudo. E così aveva fatto Dedo. "Potrei spiegarlo a Dado," pensa adesso, "ma se non l'ha capito quando l'ha sentito, difficilmente capirebbe adesso."
Un problema di dettagli. Piccole insignificanti parole, trascurate e rovinosamente cadute nel vuoto. Ma hanno creato un danno.

Come in ogni altro settore della vita ordinaria di tutti i giorni, quello del fumetto e dei fumettisti non è un mondo esente da vizi o cattive abitudini. Ma per affrontare correttamente il fenomeno di quest'oggi, dobbiamo immaginarlo come composto di una serie di gironi, come quelli che Dante aveva dato all'inferno, prendendo solo il paragone dei gironi, ma non quello relativo all'inferno, ovviamente
Nei gironi più profondi stanno gli addetti ai lavori: quelli che lavorano professionalmente, disegnatori e sceneggiatori, curatori, redattori. Chiaramente in quello più interno ci stanno i veterani, quelli che hanno fatto la storia e che tutti conosciamo. Al 1° girone i veterani Maestri, o i Grandi Antichi; al 2° i professionisti da più di 20 anni, al 3° quelli da 10 anni, e così via, e mentre si raggiungono i cerchi esterni ci trovano i disegnatori e gli sceneggiatori da una storia sola - ahimè abbondanti - fino ad arrivare agli esordienti, a quelli che praticano ma ancora non operano, quelli che hanno appena cominciato a praticare, quelli che vorrei ma non posso, ai fanzinieri, e infine, nei cerchi esterni, i frequentatori dei forum.

Logica vorrebbe che per ogni girone, uno che vi è inserito possa conoscere come funziona quel girone meglio di uno di un girone esterno, ma naturalmente ci sono le eccezioni. Un 3° girone potrà venire a conoscenza di alcuni segreti del 1°, ma la maggior parte di questi gli saranno nascosti, e magari li apprenderà quando sarà promosso al 2° girone. Una regola non scritta, ma che è facile intuire. E allo stesso modo in cui un 1° girone è un mito per il 3° girone, un 15° avrà come mito tutti i gironi più interni.

Accade così che dal 15° girone ("Ce la farò, ce la posso fare!"), un bel giorno un addetto che sta producendo l'oggetto fumettoso X, chiede ad un disegnatore del 3° girone ("professionista da più di 10 anni") se abbia voglia di fargli una pinup per una sua autoproduzione, che uscirà di lì a poco. Li ha presentati una terza persona, non necessariamente del circolo ristretto, questo non ha importanza. L'accordo si trova (non economico, non c'è ancora trippa per gatti nel 15° girone) e la pinup si farà.
Sarà l'euforia per avere avuto un disegno tanto agognato, o forse la visione di un possibile passaggio ad un girone interno, ecco che si stabilisce una complicità non prevista.
Il 15° girone sente di potersi confidare col 3°, e decide di metterlo al corrente di un terribile segreto, che gli è stato confidato dal suo carissimo amico, un 2° grado.
Al 3° grado pare strano. Un 2° che ha confidato un segreto ad un 15°, violando il sacro codice dei templari (pardon, volevo dire dei disegnatori)? Tutto cio è gravissimo, come minimo il mondo smetterà di girare...
Probabilmente 15° prova pietà per il disegnatore di fronte a lui, ignaro di vivere in un mondo di squali, ma per fortuna che c'è lui ad avvertirlo. Oggi lo metterà al corrente del GRANDE SEGRETO.
"Conosci Trizio Cassio? Il famoso addetto ai lavori?" Si, 3° girone lo conosce. Bene, ma allora deve fare attenzione (ecco la rivelazione), perché costui è in realtà una terribile minaccia per il mondo fumettistico.
"Il mio amico del 2° girone" continua 15°, "mi ha detto che è un rompicoglioni. Un pazzo completo. Che con lui non si può ragionare, ti fa' cambiare le cose decine di volte!" Parola di 2° girone, la notizia è assolutamentissimamente sicura.
15° non può sapere che 3° conosce bene Trizio Cassio perché ci ha lavorato, anche se brevemente, e che conosce abbastanza bene pure 2° girone.
Ma sa benissimo che 2° non direbbe mai una cosa del genere di Trizio. E capisce che cosa in realtà 2° ha confidato a 15°.
"Trizio Cassio è un curatore molto rigoroso, quasi  un rompiscatole. Mi fa aggiustare tutto, ma deve essere un pazzo furioso completo per come riesce a stare dietro a tutto quanto. E se fai un errore, non ci puoi ragionare, devi aggiustare. Ti fa' cambiare la cose decine di volte, fino a quando non sono perfette."
Il codice dei templari è salvo. Il segreto confidato non è tale, il mondo riprende a girare come prima.
2° girone non ha rivelato alcuno dei terribili segreti che i 2° e 3° girone si confidano a bassa voce, in stanze buie nel sottosuolo, vestiti con cappotti neri in una notte senza luna. Ha fatto tutto 15°. Ha fatto finta di spostare gli specchietti.

Succede. Oh, se succede, continuamente. Dici cuori, ma laggiù talvolta capiscono picche.
Se 3° dice che quella storia che ha disegnato tempo fa faceva pena, 15 capirà che tutte le storie di quella serie fanno pena.
Se 5° dirà che gli hanno soffiato un soggetto, 14° dirà che i 2° girone rubano le sceneggiature agli esordienti. E questo magari solo perché il soggetto di 5° diceva "storia di vampiri", e 2° girone ha messo in una storia un poliziotto zombie vampiro.
Se 3° dice che il nuovo numero "E stato un disastro, perché nella classifica mensile della mailing list Ayaaak è arrivato solo terzo (su venti) quando si lui sperava nel primo..." 12° probabilmente dirà che 3° gli ha confidato che "In nuovo numero è stato un disastro!!"
Se 14° girone proclama a gran voce che "L'editore di Draconia manderà in edicola cartonati francesi a 1 euro!" creando una folle attesa nel popolo degli adoratori della Be-dè, non è perché sia impazzito, ma perché ha sentito un 2° dire "Se avessi tanti soldi mi piacerebbe pubblicare i fumetti francesi a basso prezzo... a 15 euro contro i 20 che chiedono gli altri." 
Se 4° girone parla con 7° e dice che nella sua edicola il nuovissimo fumetto "Non vende, ma la mia edicola ha una copia sola e nel mio paese nessuno legge fumetti."; 7° annuncerà ai gironi esterni che ha saputo da fonti bene informate che la serie chiuderà perché gli hanno detto che "Non vende" 
Perché le parole uscite dalla bocca dei 3° e 2° girone sono oro. E come tali affidabili, anche se solo quando riferite complete.

Oh, certo. Il nostro 3° conosce i nomi dei 2° e 3° girone che spesso violano questa regola, confidando questi segreti volutamente ai gironi esterni. E il più delle volte sono info tarocche. La maggior parte degli altri sono casi fortuiti, distrazioni momentanee di affidabilissimi templari (pardon, volevo dire addetti ai lavori).
Però il nostro 3° conosce davvero il motivo per cui tale forum ha smesso di parlare di tale personaggio, o l'identità segreta di Tizio Bizio che interviene sulle mailing list come "persona informata dei fatti". E' a conoscenza delle ruggini tra i 2° girone, di quelle tra i 3° girone, ha la sua lista personale di 2° girone da evitare, che tiene costantemente aggiornata grazie passaparola con altri 3° girone come lui. E conosce tre dei tanti 6° girone che lavorano come aiutanti segreti di 3° girone, è a conoscenza dei problemi di salute di diversi anziani 2° girone, così come delle mire megalomani del collega 3° e delle sue millantate amicizie importanti.
Semplicemente il mondo esterno non dovrà mai venirne a conoscenza. Il nostro 3° girone conserverà il segreto. Nessuna eccezione... se non per un altro fidato 3° o una ristretta cerchia di 4° girone. E qualche altra rarissima eccezione.
E probabilmente è un bene così.
Perché ormai là fuori sono convinti che Trizio Cassio sia un pazzo furioso.

E 3° girone sa' che se dal 10° in giù sapessero altro, molti si limiterebbero... a fingere di aggiustare gli specchietti retrovisori.

martedì 24 luglio 2012

Le fatiche del giovane Holden

Il giovane Holden si distrae facilmente. Per esempio non si accorge che certe cose accadono, o che i negozi chiudono, che i fumetti escono e i bambini crescono. Può mettersi sotto a lavorare, concludere puntuale una scadenza, e poi il giorno successivo decidere di dedicare la mattina a tutto il resto: supermercato, edicola, giardini, Startrek. Il giovane Holden fà un lavoro che gli piace, a cui dedica buona parte del suo tempo. Come sua scusante potrebbe dire che lo fà bene, ma si rende conto che la stessa cosa la dice anche il giovane appassionato che vuole fare il fumettista, ma che finora riesce a disegnare solo ciò che agli altri sembrano sgorbi equilateri, per cui il giovane Holden non lo dirà.
Quando esce finalmente di casa, tutto contento per il lavoro terminato in tempo, si accorge solo distrattamente di come la locale panetteria sia chiusa. "Oh, che caso curioso." pensa il giovane Holden, continuando a camminare senza porsi il minimo problema, felice per la bella giornata di sole.
Ma arrivato all'edicola a fianco della panetteria, vede che anche questa è chiusa. "Curioso" è la prima cosa a cui pensa. "Che oggi sia il loro giorno di chiusura settimanale?", rimugina mentre continua a camminare. Dopo dieci negozi chiusi, e dopo aver pensato (rigorosamente nell'ordine) ad una malattia contagiosa tra i commercianti, un complotto delle multinazionali del petrolio, un virus mutante che ha colpito il mondo lasciandolo l'ultimo uomo vivo sulla terra o (non ultima) di essere scivolato in un universo dove tutto funziona al contrario, il giovane, e ormai irrimediabilmente distratto Holden, infine sconfitto guarda con timore la data segnata sul quadrante del suo cellulare.
2 giugno.
Giorno festivo.
Infrasettimanale.
Ben rientrato nel mondo reale, giovane Holden. Jack per gli amici.

I disegnatori dedicano davvero buona parte del loro tempo al loro lavoro. Non guardano il calendario, non fanno distinzione tra giorni festivi le lavorativi (lavorano sempre) e risultano talvolta asociali, qualche volta anafettivi, spesso assenti rispetto alle normali attività che contraddistinguono le unità carbonio (gli umani).
Io stesso per esempio, se fossi stato più attento a quello che mi circonda, avrei notato prima che era già uscito il quarto numero della serie di Don Camillo, edito da Renoir, a cui avevo collaborato all'inizio dell'anno. Per cui dedico un post alla segnalazione della sua esistenza e della sua avvenuta distribuzione.
E come si celebra l'evento? Per non farlo passare per un generico "consiglio per gli acquisti"? Evento doppio, anzichenò, perché probabilmente questa è l'ultima cosa che appare col mio nome in questo 2012, visto che tutti gli altri progetti sono ormai a lungo termine, e prima del 2013 non si vedrà nulla.
Per cui celebriamo l'evento con un contenuto speciale, per soddisfare la fame di curiosità dei curiosi e dei passanti.

Fase 0: matite originali di Giampiero Casertano (come diavolo fa a disegnare così bene con pochi segni, accidenti?)


Fase 1: stampa in blu su due fogli A4 (due striscie a foglio), cartoncino da 200 grammi. Quindi inchiostrazione e neri. Giusto qualche piccolo ritocco alle divise tedesche, ai dettagli del camion e della moto  (autorizzato da Giampiero dopo consultazione telefonica, sia beninteso), che mi porterà a venire preso dalla redazione (anche se solo per un breve ma intenso attimo) per un nostalgico nazista, anziché un nostalgico modellista.
Altra consultazione con Casertano, e dopo altre lievi modifiche e l'OK di tutti quanti, si scannerizza a 600 DPI, si converte in Bitmap, tutto bianco e nero, spariscono i grigi, spariscono le matite blu. Si salva in TIFF.


Fase 2: livello di grigi, thanks alla tavoletta grafica Bamboo, anche se ti scordi e la chiami Voodoo ogni tanto. Da qui in poi è tutto in digitale. Un po' difficoltoso il settaggio con Photoshop, ma superiamo la difficoltà in breve tempo e senza atti violenti.
Lieve modifica ai grigi finali dopo consultazione sia con la redazione che con Casertano. E infine i suoni, aggiunti in seguito. "Li avevi dimenticati, Giacomo?". No, sono stati richiesti dalla redazione su un livello separato. Obbedisco. E se nascondo il livello dei neri, ecco che la magia accade, e appare il nostro vero e proprio contenuto speciale. No, nonostante le apparenze non è SinCity di Frank Miller:


Quindi unione di tutti i livelli, conversione in TIFF, e invio. Il disegno è pronto per il lettering. Che verrà affidato dalla redazione al letterista. Il compito dei disegnatori è terminato.


Il giovane Holden può finalmente uscire a fare la spesa. In un giorno festivo infra-settimanale, naturalmente. Ovviamente "Le fatiche del giovane Giacomo" non era un titolo accattivante. Sorry, e poi è meglio attribuire a qualcun'altro le tue smemoratezze.
Io da parte mia continuo a distrarmi sul calendario. Ma per Ferragosto ho salvato un avviso sul memo del cellulare. Sempre che nel frattempo non mi succeda di scivolare davvero in un universo dove tutto funziona al contrario, e i negozi siano aperti quel giorno. Può sempre succedere...

That's All, Folks.

venerdì 6 luglio 2012

Trek for Dummies

Lo sapevo.
Lo immaginavo, e infatti puntuale come ogni cosa che non ti aspetti, è arrivata la tirata d'orecchi degli amici: "Il tuo post trek è incomprensibile se non sei un trekker", dice Willy Wonka.
Be, e io che avevo detto? Lo so che era specifico, ma lo avevo fatto presente nelle premesse.
"Ma non puoi pretendere che tutti capiscano cosa diavolo è Star Trek, hanno fatto troppa roba." mi risponde Willy. "Come faccio a capirci qualcosa tra tutte quelle sigle? TNG, DS9, VOY, che cavolo vuole dire? E' troppo complicato." E come faccio a dargli torto. Ma è anche vero che talvolta si richiede un minimo di impegno.
"No, la gente ha bisogno di cose semplici," insiste lui. "Prendi Il signore degli anelli, per esempio. Quello è un esempio di come si fa una cosa per bene. E' semplice, e complesso nello stesso tempo, ma è graduale, lineeare, e i personaggi li memorizzi subito."
Willy Wonka ha delle ottime ragioni, alle quali devo rispondere con un esempio calzante.
La fantasia parte, guai a fermarla, quindi eccoti una spiegazione
Mettiti seduto. Ora ti spiegherò StarTrek, come se fosse Il signore degli anelli. Quindi mettiti comodo, e preparati, ma stai tranquillo, oggi sarò relativamente breve.

ST: Serie classica (detta anche TOS, The Original Series)
C'era una volta lo Hobbitt. E con esso la storia di Bilbo Baggings e la sua avventura alla ricerca del Drago Smaug, con la compagnia dei nani guerrieri e di Gandalf. Avventure, eroismo, coraggio, divertimento. Bilbo dovrà lasciare l'amata contea ed arrivare dove nessun Hobbitt è mai giunto prima.

ST: i film dal 1° al 6°
Tornano le avventure di Bilbo Baggings e i suoi amici Nani, mentre vivono nuove avventure, devono affrontare vecchi nemici (il drago Smaug) prima di ritirarsi nella contea, ormai anziani, e lasciare il futuro alle nuove generazioni.

ST: The Next generation (detta anche TNG)
Tanti anni dopo, ecco che Bilbo lascia al nipote Frodo Baggings l'anello del potere. Toccherà a lui affrontare un viaggio lungo e pericoloso, in cui dovrà lasciare l'amata Contea ed arrivare dove nessuno è mai giunto prima. Questa è lunga, ben tre libri.

ST: Deep Space Nine (detta anche DS9) 
Vi siete mai chiesti com'è la vita nella contea? E come potrebbe essere in una landa lontana? Un gruppo di Hobbitt si trasferisce nelle lande intorno a Gondor, e si stabilisce in un villaggio frequentato da cavalieri raminghi, elfi, orchi e nazgûl, sotto la minaccia costante di un drago nascosto in un valle che collega il villaggio con la contea. Assisterai agli intrighi, gli amori, la vita nel villaggio. E quando ti sembrerà noiosa, arriveranno dei malvagi nemici a rimettere tutto in discussione. Orchi e Troll che vorranno in tutti i modi portare morte e distruzione. E i poveri piccoli Hobbitt dovranno risvegliare il guerriero che vive in tutti loro (l'avrai immaginato, no?), e combattere e uccidere i nemici malvagi.
"Ma gli hobbit non erano gli esseri più pacifici mai esistiti?", contesta il tolkeniano fedele.
Si, ma situazioni estreme richiedono reazioni estreme, e grazie a noi puoi vedere qualcosa che l'autore originale non ha mai avuto il coraggio di fare: rendere gli hobbitt più realistici.
E pure questa dura tre grossi libri, non sia mai detto che non riusciamo a essere alla pari con TNG.

ST: i film dal 7° al 10°
Tornano in scena Frodo Baggings e la compagnia dell'anello al gran completo. Bilbo muore eroicamante cadendo dalle scale nel primo della serie, e le sue ultime parole mentre il nipote Frodo lo abbraccia sono "E' stato divertente!". Nei successivi seguiremo sopratutto Frodo e Gandalf, mentre gli altri personaggi si limitano al ruolo di valenti spalle. Tutti i film si concludono con Frodo che fa a botte con (nell'ordine) un ramingo maligno, un orco, un nazgûl e il più figo di tutti, un hobbitt malvagio, in realtà un clone di se stesso realizzato dal drago Smaug.

ST: Voyager (detta anche VOY)
Una piccola compagnia di viaggiatori (una hobbitt anziana, un elfo, un guerriero ramingo rinnegato, un erede ad un trono perduto e un nano gioviale), si imbarcano in una scampagnata, ma si perdono e finiscono in una landa lontana, nella terra di Sauron. Lungo e difficile sarà il loro cammino, sotto la minaccia costante delle orde di orchi, di Nazgûl e Troll. Quando arriverai al punto di annoiarti perchè non succede loro quasi nulla, e ti sembra si comportino come se fossero in una scampagnata, ecco che a loro si aggiungerà una orca femmina smarrita, particolarmente gnocca, e con loro inizierà un lungo percorso di comprensione e riavvicinamento al mondo pacifico degli umani e degli hobbitt.
Lunghe discussioni tra la hobbitt anziana e la signora orca, e diciamocelo chiaramente, in fondo del guerriero ramingo, l'erede al trono perduto e il nano gioviale (per tacere dell'elfo) non c'è mai interessato davvero di sapere cosa fanno. Ma che non si dica che questo accade perché l'attrice che fa l'orca è la donna del produttore, cosa vai a pensare? Comunque tutti assieme inganneranno ripetutamente gli orchi, grazie sopratutto alle dritte della orca ribelle, per ritornare infine nell'amata contea, dove si farà festa in loro onore per venti giorni e venti notti, orca compresa. Pure qui tre libri, ma con tanti aggettivi.

ST: Enterprise
Il Silmarillion. Qui vi raccontano tutto, ma proprio tutto quello che è accaduto prima. Oh, se le cose non coincidono proprio con quello che già conoscete, non preoccupatevi, esigenze di narrazione. Possiamo anche cambiare tutto, tanto quanti di voi hanno letto davvero il Silmarillion? Che poi era anche incompleto, giusto? Anche se noi lo sappiamo che Mr. Carota sarebbe stato inserito come personaggio nei capitoli finali.
Introduciamo un avo di Bilbo, che sottrae già al Gollum l'anello, e guida una folta e bene assortita compagnia fino alle pendici di Monte Fato, con lo scopo originale di distruggerlo (l'anello, non Monte Fato), anche se nessuno nella storia de lo Hobbitt pareva ricordare questa impresa. Strada facendo trovano orchi più potenti di quelli che abbiamo già visto nella compagnia dell'Anello, ma tu non farci caso, semplicemente all'epoca non avevamo gli effetti speciali così sofisticati.
A causa dell'indifferenza del pubblico, la serie si conclude quando arrivano da Galadriel, che non riesce nemmeno a usare il suo specchio magico. Nell'ultima puntata l'elfo arciere co-protagonista muore in maniera improvvisa e banale. Colpo di scena, nel finale scopriamo che l'ultima storia è in realtà un racconto narrato a Frodo ed alla sua sposa. Urka, che sorpresa.

Poi tutto si ferma. L'opera di Tolkien è stata sfruttata fino all'osso, la gente non si diverte più.
Per cui si riparte, dopo uno stallo di un considerevole lasso di tempo. Si decide di ripartire da zero, con un bel re-make, per rivolgersi alla gente che non ha mai visto tutto ciò di cui sopra. Benvenuti nel mondo di Tolkien, nuovi amici. E tu, amico mio, fermati un attimo a pensare che per descrivere le serie TOS e TNG sono bastate poche righe, cosa non è stato possibile con le altre.


ST: Il film di JJ. Abrams
Si torna all'Hobbitt originale, per cercare di rilanciare il tutto qui sopra. Dovrebbe essere un remake, ma per non farlo uguale si cambiano un po' di cose. Gandalf il bianco appare in visione a Gandalf il grigio, quando questi ancora è un giovane apprendista. Questo muta un po' la vicenda, e crea un universo parallelo che coesiste con il precedente. Ma abbiamo sempre Bilbo, sempre i nani guerrieri (con abiti differenti), e sempre il Drago Smaug. Può piacerti o non piacerti, ma ci sono messi tutti davvero d'impegno, anche se qui il drago è più grosso. E se ti piace e se ne vuoi ancora hai a disposizione tutto ciò che hai visto descritto qui sopra. Buon divertimento.

Finito. Sei soddisfatto?

Ma Willy Wonka non si arrende. "No, la gente ha bisogno di cose semplici." ripete. "Prendi Guerre Stellari per esempio. Quello è un esempio di come si fa una cosa per bene. E' semplice, e complesso nello stesso tempo, ma è graduale, lineare, e i personaggi li memorizzi subito."
Io un esempio nuovo non lo faccio, sorry. Mentre con furia inaudita colpisco Willy Wonka con i mattoncini maxi dei Lego, cercando di fargli davvero male, alzo bandiera bianca.
Hai ragione, è complicato, ma se vuoi scoprirlo da solo accomodati. Altrimenti no problem, davvero. Il mio tentativo l'ho fatto. E sono andato lungo anche stavolta, sorry.
Ma in fondo tutte le cose belle richiedono almeno un minimo di impegno, o lo penso solo io?